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Canto XXX
Quando il settentrion del primo cielo,
che né occaso mai seppe né orto
né d’altra nebbia che di colpa velo, 3
Quando il settentrione (=l’Orsa Maggiore) del primo cielo (=dell’Empireo) (=i sette candelabri) che non conobbe mai nè tramonto nè alba nè velo di altra nebbia che [quella] de[l] peccato, 3
e che faceva lì ciascun accorto
di suo dover, come ‘l più basso face
qual temon gira per venire a porto, 6
e che lì (=nel Paradiso terrestre) rendeva ciascuno consapevole de[l] proprio dovere, come fa il [settentrione] più basso [rispetto all’Empireo] (=le stelle dell’Orsa minore) con colui che manovra [il] timone per giungere a[l] porto, 6
fermo s’affisse: la gente verace,
venuta prima tra ‘l grifone ed esso,
al carro volse sé come a sua pace; 9
si fermò immobile: la gente veritiera (=i ventiquattro vecchi che conoscevano la verità), arrivata prima tra il grifone (simbolo di Cristo) ed esso (=il settentrione cioè i sette candelabri), si volse verso il carro (simbolo della Chiesa) come [verso la] propria pace; 9
e un di loro, quasi da ciel messo,
‘Veni, sponsa, de Libano’ cantando
gridò tre volte, e tutti li altri appresso. 12
e uno di loro, come mandato (=ispirato) da[l] cielo, gridò tre volte cantando ‘Veni, sponsa, de Libano’ (=‘Vieni sposa del Libano’), e tutti gli altri [gridarono] dopo [di lui]. 12
Quali i beati al novissimo bando
surgeran presti ognun di sua caverna,
la revestita voce alleluiando, 15
Come i beati all’appello finale (=nell’ora del Giudizio universale) risorgeranno pronti ognuno da[lla] sua tomba, cantando ‘Alleluia’ con la voce [di nuovo] rivestita [dal corpo], 15
cotali in su la divina basterna
si levar cento, ad vocem tanti senis,
ministri e messaggier di vita etterna. 18
così, “al grido di un vecchio tanto importante”, cento rappresentanti e messaggeri (=tanti angeli) de[lla] vita eterna (=del Paradiso) si levarono sul carro divino. 18
Tutti dicean: ‘Benedictus qui venis!’,
e fior gittando e di sopra e dintorno,
‘Manibus, oh, date lilia plenis!’. 21
Tutti dicevano: ‘Benedictus qui venis!’ (=‘Benedetto tu che vieni! ’), e gettando fiori e in alto e intorno [al carro dicevano], ‘Manibus, oh, date lilia plenis!’ (‘Oh spargete gigli a piene mani!’). 21
Io vidi già nel cominciar del giorno
la parte oriental tutta rosata,
e l’altro ciel di bel sereno addorno; 24
Io vidi già, all’inizio del giorno, la parte orientale [del cielo] tutta rosata, e le altre [parti del] cielo adorne di [un] bel sereno; 24
e la faccia del sol nascere ombrata,
sì che per temperanza di vapori
l’occhio la sostenea lunga fiata: 27
e [vidi] la faccia del sole sorgere velata, così che per [l’effetto dell’] attenuazione de[i] vapori l’occhio la sopportava (=ne sopportava la luce) per lungo tempo: 27
così dentro una nuvola di fiori
che da le mani angeliche saliva
e ricadeva in giù dentro e di fori, 30
allo stesso modo dentro una nuvola di fiori che saliva dalle mani angeliche e ricadeva in giù dentro [al carro] e fuori [da esso], 30
sovra candido vel cinta d’uliva
donna m’apparve, sotto verde manto
vestita di color di fiamma viva. 33
mi apparve [una] donna cinta di [una ghirlanda] di olivo sopra [un] velo bianco, vestita de[l] colore di [una] fiamma viva (=rosso fuoco) sotto [un] manto verde. 33
E lo spirito mio, che già cotanto
tempo era stato ch’a la sua presenza
non era di stupor, tremando, affranto, 36
E il mio spirito, che era già stato tanto tempo senza turbarsi alla sua (=di Beatrice) presenza, prostrato, tremando [per l’ammirazione], 36
sanza de li occhi aver più conoscenza,
per occulta virtù che da lei mosse,
d’antico amor sentì la gran potenza. 39
sentì la grande potenza de[ll’] antico amore, [pur] senza avere maggior conoscenza [di lei] per mezzo degli occhi (=senza averla vista), per [un] potere occulto che venne da lei. 39
Tosto che ne la vista mi percosse
l’alta virtù che già m’avea trafitto
prima ch’io fuor di puerizia fosse, 42
Non appena il sovrumano potere, che mi aveva già ferito prima che io uscissi da[ll’] infanzia, mi colpì negli occhi, 42
volsimi a la sinistra col respitto
col quale il fantolin corre a la mamma
quando ha paura o quando elli è afflitto, 45
mi volsi a sinistra con la fiducia con la quale il bambino corre dalla mamma quando ha paura o quando egli è addolorato, 45
per dicere a Virgilio: ‘Men che dramma
di sangue m’è rimaso che non tremi:
conosco i segni de l’antica fiamma’. 48
per dire a Virgilio: ‘Non mi è rimasta neppure [una] goccia di sangue che non tremi: riconosco i segni dell’antica fiamma [d’amore]. 48
Ma Virgilio n’avea lasciati scemi
di sé, Virgilio dolcissimo patre,
Virgilio a cui per mia salute die’mi; 51
Ma Virgilio ci aveva lasciati privi di lui, Virgilio dolcissimo padre, Virgilio a cui mi ero affidato per [la] mia salvezza; 51
né quantunque perdeo l’antica matre,
valse a le guance nette di rugiada,
che, lagrimando, non tornasser atre. 54
e tutto quello che l’antica madre (=Eva) aveva perduto (=le gioie del Paradiso terrestre), non impedì alle [mie] guance, pulite da[lla] rugiada, di tornare sporche per il pianto. 54
«Dante, perché Virgilio se ne vada,
non pianger anco, non pianger ancora;
ché pianger ti conven per altra spada». 57
«Dante, non piangere ancora, non piangere ancora, per il fatto che Virgilio se n’è andato; perchè devi piangere per [ben] altro dolore». 57
Quasi ammiraglio che in poppa e in prora
viene a veder la gente che ministra
per li altri legni, e a ben far l’incora; 60
Come [un] ammiraglio che va a controllare, su[lla] poppa e su[lla] prua, l’equipaggio che è all’opera sulle altre navi, e lo incoraggia a fare bene; 60
in su la sponda del carro sinistra,
quando mi volsi al suon del nome mio,
che di necessità qui si registra, 63
[così] quando mi volsi al suono del mio nome, che qui si trascrive per necessità, sulla sponda sinistra del carro, 63
vidi la donna che pria m’appario
velata sotto l’angelica festa,
drizzar li occhi ver’ me di qua dal rio. 66
vidi la donna, che prima mi era apparsa velata sotto l’angelica festa (=sotto i fiori lanciati in segno di festa dagli angeli), volgere lo sguardo verso [di me al] di qua del fiume. 66
Tutto che ‘l vel che le scendea di testa,
cerchiato de le fronde di Minerva,
non la lasciasse parer manifesta, 69
Nonostante il velo che le scendeva da[lla] testa, cinto dai rami di Minerva (=dalla corona di olivo sacro a Minerva), non la lasciasse apparire chiaramente, 69
regalmente ne l’atto ancor proterva
continuò come colui che dice
e ‘l più caldo parlar dietro reserva: 72
continuò, sempre regalmente altera nell’atteggiamento, come colui che parla ma riserva le parole più severe per dopo: 72
«Guardaci ben! Ben son, ben son Beatrice.
Come degnasti d’accedere al monte?
non sapei tu che qui è l’uom felice?». 75
«Guarda bene qui! Sono davvero, sono davvero Beatrice. Come ti sei ritenuto degno di salire al monte [del Purgatorio]? non sapevi tu che qui l’uomo è felice?». 75
Li occhi mi cadder giù nel chiaro fonte;
ma veggendomi in esso, i trassi a l’erba,
tanta vergogna mi gravò la fronte. 78
Gli occhi mi si abbassarono verso il limpido fiume (=verso il Lete); ma vedendomi [specchiato] in esso, li volsi verso l’erba, tanto grande [era la] vergogna [che] mi appesantì il capo. 78
Così la madre al figlio par superba,
com’ella parve a me; perché d’amaro
sente il sapor de la pietade acerba. 81
Così severa appare la madre al figlio, come quella apparve a me; perchè il sapore dell’affetto [espresso in modo] aspro sa di amaro. 81
Ella si tacque; e li angeli cantaro
di subito ‘In te, Domine, speravi’;
ma oltre ‘Pedes meos’ non passaro. 84
Lei tacque; e subito gli angeli cantarono ‘In te, Domine, speravi’ (=‘In te, Signore, ho sperato’); ma non andarono oltre [il versetto] ‘Pedes meos’ (=‘I piedi miei’). 84
Sì come neve tra le vive travi
per lo dosso d’Italia si congela,
soffiata e stretta da li venti schiavi, 87
Come [la] neve lungo il dorso d’Italia (=sull’Appennino) si congela tra i rami [ancora] vivi, spinta e indurita dai venti slavi (=di nord-est), 87
poi, liquefatta, in sé stessa trapela,
pur che la terra che perde ombra spiri,
sì che par foco fonder la candela; 90
poi, sciolta, gocciola su se stessa (=dall’alto sugli strati inferiori), non appena la terra, in cui [l’] ombra si annulla (=l’Africa), spira [venti caldi], così che sembra [il] fuoco che fonde la candela; 90
così fui sanza lagrime e sospiri
anzi ‘l cantar di quei che notan sempre
dietro a le note de li etterni giri; 93
così rimasi senza lacrime e sospiri prima del canto di coloro (=degli angeli) che si accordano sempre alle note delle eterne sfere (=che cantano sempre in accordo alla musica prodotta dal ruotare dei cieli); 93
ma poi che ‘ntesi ne le dolci tempre
lor compatire a me, par che se detto
avesser: ‘Donna, perché sì lo stempre?’, 96
ma dopo che sentii, nelle dolci armonie [del canto], [la] loro compassione per me, come se avessero detto: ‘Donna, perché lo avvilisci così?’, 96
lo gel che m’era intorno al cor ristretto,
spirito e acqua fessi, e con angoscia
de la bocca e de li occhi uscì del petto. 99
il gelo, che mi [si] era raccolto intorno al cuore, si trasformò in sospiri e lacrime, e con pena uscì dal [mio] petto attraverso la bocca e gli occhi. 99
Ella, pur ferma in su la detta coscia
del carro stando, a le sustanze pie
volse le sue parole così poscia: 102
Lei (=Beatrice), sempre restando ferma sul lato [già] nominato del carro (=sul lato sinistro), dopo rivolse le sue parole agli esseri pietosi (=agli angeli) così: 102
«Voi vigilate ne l’etterno die,
sì che notte né sonno a voi non fura
passo che faccia il secol per sue vie; 105
«Voi vegliate nella luce eterna [di Dio], cosicchè [nè le] tenebre [dell’ignoranza] nè [il] torpore vi nascondono [neppure un solo] passo che il mondo [dei vivi] faccia [nel] suo cammino (=neppure la minima cosa che accada in Terra); 105
onde la mia risposta è con più cura
che m’intenda colui che di là piagne,
perché sia colpa e duol d’una misura. 108
perciò la mia risposta si cura più che colui che piange [al] di là [del ruscello] (=Dante) mi intenda, perchè [la sua] colpa e [il suo] dolore siano di eguale grandezza (=il dolore sia pari alla colpa commessa). 108
Non pur per ovra de le rote magne,
che drizzan ciascun seme ad alcun fine
secondo che le stelle son compagne, 111
Non soltanto per opera delle grandi sfere (=dei cieli) (=per un benevolo influsso astrale), che indirizzano ciascuna creatura a un certo fine a seconda di come le stelle stanno congiunte, 111
ma per larghezza di grazie divine,
che sì alti vapori hanno a lor piova,
che nostre viste là non van vicine, 114
ma [anche] per [l’] abbondanza de[i] doni divini, che hanno nuvole così alte per [la] loro pioggia (=che traggono la loro pioggia da nuvole così alte, cioè che derivano da Dio), che [i] nostri sguardi non arrivano vicini a esse, 114
questi fu tal ne la sua vita nova
virtualmente, ch’ogne abito destro
fatto averebbe in lui mirabil prova. 117
costui (=Dante) nella sua giovinezza fu potenzialmente tale, che ogni [sua] buona attitudine avrebbe fatto in lui [una] riuscita mirabile. 117
Ma tanto più maligno e più silvestro
si fa ‘l terren col mal seme e non cólto,
quant’elli ha più di buon vigor terrestro. 120
Ma il terreno con [un] seme cattivo e [lasciato] incolto diventa tanto più cattivo e più selvatico, quanto più esso ha [un] buon vigore naturale. 120
Alcun tempo il sostenni col mio volto:
mostrando li occhi giovanetti a lui,
meco il menava in dritta parte vòlto. 123
[Per] qualche tempo gli fui di sostegno con la mia presenza: mostrandogli i [miei] occhi giovani, lo conducevo con me volgendo[lo] ne[lla] giusta direzione. 123
Sì tosto come in su la soglia fui
di mia seconda etade e mutai vita,
questi si tolse a me, e diessi altrui. 126
[Ma] non appena fui sulla soglia de[lla] mia seconda età [della vita] (=della giovinezza) e cambiai vita (=morii), costui si allontanò da me, e si diede ad altra [donna]. 126
Quando di carne a spirto era salita
e bellezza e virtù cresciuta m’era,
fu’ io a lui men cara e men gradita; 129
[Proprio] quando ero ascesa da[lla condizione di] corpo a [quella di] spirito e [la] mia bellezza e virtù erano cresciute in me, io gli fui meno cara e meno gradita; 129
e volse i passi suoi per via non vera,
imagini di ben seguendo false,
che nulla promession rendono intera. 132
e volse i suoi passi verso [una] via sbagliata, seguendo false immagini di bene, che non mantengono interamente nessuna promessa. 132
Né l’impetrare ispirazion mi valse,
con le quali e in sogno e altrimenti
lo rivocai; sì poco a lui ne calse! 135
E non mi servì l’ottenere [da Dio] [buone] ispirazioni, con le quali lo richiamai e in sogno e in altri modi; tanto poco gliene importò! 135
Tanto giù cadde, che tutti argomenti
a la salute sua eran già corti,
fuor che mostrarli le perdute genti. 138
Cadde tanto in basso, che tutti [i] rimedi per la sua salvezza erano ormai insufficienti, tranne che mostrargli le anime dannate. 138
Per questo visitai l’uscio d’i morti
e a colui che l’ha qua sù condotto,
li prieghi miei, piangendo, furon porti. 141
Per questo visitai l’ingresso [del regno] de[i] morti e le mie preghiere furono rivolte, piangendo, a colui che lo ha condotto [fin] quassù. 141
Alto fato di Dio sarebbe rotto,
se Leté si passasse e tal vivanda
fosse gustata sanza alcuno scotto 144
di pentimento che lagrime spanda». 145
Sarebbe infranto [un] supremo decreto di Dio, se si oltrepassasse [il] Lete e tale bevanda fosse gustata senza pagare alcun prezzo con [un] pentimento che faccia versare lacrime». 144-145
🖥️ Parafrasi affiancata
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Canto XXX
Quando il settentrion del primo cielo,
che né occaso mai seppe né orto
né d’altra nebbia che di colpa velo, 3
e che faceva lì ciascun accorto
di suo dover, come ‘l più basso face
qual temon gira per venire a porto, 6
fermo s’affisse: la gente verace,
venuta prima tra ‘l grifone ed esso,
al carro volse sé come a sua pace; 9
e un di loro, quasi da ciel messo,
‘Veni, sponsa, de Libano’ cantando
gridò tre volte, e tutti li altri appresso. 12
Quali i beati al novissimo bando
surgeran presti ognun di sua caverna,
la revestita voce alleluiando, 15
cotali in su la divina basterna
si levar cento, ad vocem tanti senis,
ministri e messaggier di vita etterna. 18
Tutti dicean: ‘Benedictus qui venis!’,
e fior gittando e di sopra e dintorno,
‘Manibus, oh, date lilia plenis!’. 21
Io vidi già nel cominciar del giorno
la parte oriental tutta rosata,
e l’altro ciel di bel sereno addorno; 24
e la faccia del sol nascere ombrata,
sì che per temperanza di vapori
l’occhio la sostenea lunga fiata: 27
così dentro una nuvola di fiori
che da le mani angeliche saliva
e ricadeva in giù dentro e di fori, 30
sovra candido vel cinta d’uliva
donna m’apparve, sotto verde manto
vestita di color di fiamma viva. 33
E lo spirito mio, che già cotanto
tempo era stato ch’a la sua presenza
non era di stupor, tremando, affranto, 36
sanza de li occhi aver più conoscenza,
per occulta virtù che da lei mosse,
d’antico amor sentì la gran potenza. 39
Tosto che ne la vista mi percosse
l’alta virtù che già m’avea trafitto
prima ch’io fuor di puerizia fosse, 42
volsimi a la sinistra col respitto
col quale il fantolin corre a la mamma
quando ha paura o quando elli è afflitto, 45
per dicere a Virgilio: ‘Men che dramma
di sangue m’è rimaso che non tremi:
conosco i segni de l’antica fiamma’. 48
Ma Virgilio n’avea lasciati scemi
di sé, Virgilio dolcissimo patre,
Virgilio a cui per mia salute die’mi; 51
né quantunque perdeo l’antica matre,
valse a le guance nette di rugiada,
che, lagrimando, non tornasser atre. 54
«Dante, perché Virgilio se ne vada,
non pianger anco, non pianger ancora;
ché pianger ti conven per altra spada». 57
Quasi ammiraglio che in poppa e in prora
viene a veder la gente che ministra
per li altri legni, e a ben far l’incora; 60
in su la sponda del carro sinistra,
quando mi volsi al suon del nome mio,
che di necessità qui si registra, 63
vidi la donna che pria m’appario
velata sotto l’angelica festa,
drizzar li occhi ver’ me di qua dal rio. 66
Tutto che ‘l vel che le scendea di testa,
cerchiato de le fronde di Minerva,
non la lasciasse parer manifesta, 69
regalmente ne l’atto ancor proterva
continuò come colui che dice
e ‘l più caldo parlar dietro reserva: 72
«Guardaci ben! Ben son, ben son Beatrice.
Come degnasti d’accedere al monte?
non sapei tu che qui è l’uom felice?». 75
Li occhi mi cadder giù nel chiaro fonte;
ma veggendomi in esso, i trassi a l’erba,
tanta vergogna mi gravò la fronte. 78
Così la madre al figlio par superba,
com’ella parve a me; perché d’amaro
sente il sapor de la pietade acerba. 81
Ella si tacque; e li angeli cantaro
di subito ‘In te, Domine, speravi’;
ma oltre ‘Pedes meos’ non passaro. 84
Sì come neve tra le vive travi
per lo dosso d’Italia si congela,
soffiata e stretta da li venti schiavi, 87
poi, liquefatta, in sé stessa trapela,
pur che la terra che perde ombra spiri,
sì che par foco fonder la candela; 90
così fui sanza lagrime e sospiri
anzi ‘l cantar di quei che notan sempre
dietro a le note de li etterni giri; 93
ma poi che ‘ntesi ne le dolci tempre
lor compatire a me, par che se detto
avesser: ‘Donna, perché sì lo stempre?’, 96
lo gel che m’era intorno al cor ristretto,
spirito e acqua fessi, e con angoscia
de la bocca e de li occhi uscì del petto. 99
Ella, pur ferma in su la detta coscia
del carro stando, a le sustanze pie
volse le sue parole così poscia: 102
«Voi vigilate ne l’etterno die,
sì che notte né sonno a voi non fura
passo che faccia il secol per sue vie; 105
onde la mia risposta è con più cura
che m’intenda colui che di là piagne,
perché sia colpa e duol d’una misura. 108
Non pur per ovra de le rote magne,
che drizzan ciascun seme ad alcun fine
secondo che le stelle son compagne, 111
ma per larghezza di grazie divine,
che sì alti vapori hanno a lor piova,
che nostre viste là non van vicine, 114
questi fu tal ne la sua vita nova
virtualmente, ch’ogne abito destro
fatto averebbe in lui mirabil prova. 117
Ma tanto più maligno e più silvestro
si fa ‘l terren col mal seme e non cólto,
quant’elli ha più di buon vigor terrestro. 120
Alcun tempo il sostenni col mio volto:
mostrando li occhi giovanetti a lui,
meco il menava in dritta parte vòlto. 123
Sì tosto come in su la soglia fui
di mia seconda etade e mutai vita,
questi si tolse a me, e diessi altrui. 126
Quando di carne a spirto era salita
e bellezza e virtù cresciuta m’era,
fu’ io a lui men cara e men gradita; 129
e volse i passi suoi per via non vera,
imagini di ben seguendo false,
che nulla promession rendono intera. 132
Né l’impetrare ispirazion mi valse,
con le quali e in sogno e altrimenti
lo rivocai; sì poco a lui ne calse! 135
Tanto giù cadde, che tutti argomenti
a la salute sua eran già corti,
fuor che mostrarli le perdute genti. 138
Per questo visitai l’uscio d’i morti
e a colui che l’ha qua sù condotto,
li prieghi miei, piangendo, furon porti. 141
Alto fato di Dio sarebbe rotto,
se Leté si passasse e tal vivanda
fosse gustata sanza alcuno scotto 144
di pentimento che lagrime spanda». 145
Canto XXX
Quando il settentrione (=l’Orsa Maggiore) del primo cielo (=dell’Empireo) (=i sette candelabri) che non conobbe mai nè tramonto nè alba nè velo di altra nebbia che [quella] de[l] peccato, 3
e che lì (=nel Paradiso terrestre) rendeva ciascuno consapevole de[l] proprio dovere, come fa il [settentrione] più basso [rispetto all’Empireo] (=le stelle dell’Orsa minore) con colui che manovra [il] timone per giungere a[l] porto, 6
si fermò immobile: la gente veritiera (=i ventiquattro vecchi che conoscevano la verità), arrivata prima tra il grifone (simbolo di Cristo) ed esso (=il settentrione cioè i sette candelabri), si volse verso il carro (simbolo della Chiesa) come [verso la] propria pace; 9
e uno di loro, come mandato (=ispirato) da[l] cielo, gridò tre volte cantando ‘Veni, sponsa, de Libano’ (=‘Vieni sposa del Libano’), e tutti gli altri [gridarono] dopo [di lui]. 12
Come i beati all’appello finale (=nell’ora del Giudizio universale) risorgeranno pronti ognuno da[lla] sua tomba, cantando ‘Alleluia’ con la voce [di nuovo] rivestita [dal corpo], 15
così, “al grido di un vecchio tanto importante”, cento rappresentanti e messaggeri (=tanti angeli) de[lla] vita eterna (=del Paradiso) si levarono sul carro divino. 18
Tutti dicevano: ‘Benedictus qui venis!’ (=‘Benedetto tu che vieni! ’), e gettando fiori e in alto e intorno [al carro dicevano], ‘Manibus, oh, date lilia plenis!’ (‘Oh spargete gigli a piene mani!’). 21
Io vidi già, all’inizio del giorno, la parte orientale [del cielo] tutta rosata, e le altre [parti del] cielo adorne di [un] bel sereno; 24
e [vidi] la faccia del sole sorgere velata, così che per [l’effetto dell’] attenuazione de[i] vapori l’occhio la sopportava (=ne sopportava la luce) per lungo tempo: 27
allo stesso modo dentro una nuvola di fiori che saliva dalle mani angeliche e ricadeva in giù dentro [al carro] e fuori [da esso], 30
mi apparve [una] donna cinta di [una ghirlanda] di olivo sopra [un] velo bianco, vestita de[l] colore di [una] fiamma viva (=rosso fuoco) sotto [un] manto verde. 33
E il mio spirito, che era già stato tanto tempo senza turbarsi alla sua (=di Beatrice) presenza, prostrato, tremando [per l’ammirazione], 36
sentì la grande potenza de[ll’] antico amore, [pur] senza avere maggior conoscenza [di lei] per mezzo degli occhi (=senza averla vista), per [un] potere occulto che venne da lei. 39
Non appena il sovrumano potere, che mi aveva già ferito prima che io uscissi da[ll’] infanzia, mi colpì negli occhi, 42
mi volsi a sinistra con la fiducia con la quale il bambino corre dalla mamma quando ha paura o quando egli è addolorato, 45
per dire a Virgilio: ‘Non mi è rimasta neppure [una] goccia di sangue che non tremi: riconosco i segni dell’antica fiamma [d’amore]. 48
Ma Virgilio ci aveva lasciati privi di lui, Virgilio dolcissimo padre, Virgilio a cui mi ero affidato per [la] mia salvezza; 51
e tutto quello che l’antica madre (=Eva) aveva perduto (=le gioie del Paradiso terrestre), non impedì alle [mie] guance, pulite da[lla] rugiada, di tornare sporche per il pianto. 54
«Dante, non piangere ancora, non piangere ancora, per il fatto che Virgilio se n’è andato; perchè devi piangere per [ben] altro dolore». 57
Come [un] ammiraglio che va a controllare, su[lla] poppa e su[lla] prua, l’equipaggio che è all’opera sulle altre navi, e lo incoraggia a fare bene; 60
[così] quando mi volsi al suono del mio nome, che qui si trascrive per necessità, sulla sponda sinistra del carro, 63
vidi la donna, che prima mi era apparsa velata sotto l’angelica festa (=sotto i fiori lanciati in segno di festa dagli angeli), volgere lo sguardo verso [di me al] di qua del fiume. 66
Nonostante il velo che le scendeva da[lla] testa, cinto dai rami di Minerva (=dalla corona di olivo sacro a Minerva), non la lasciasse apparire chiaramente, 69
continuò, sempre regalmente altera nell’atteggiamento, come colui che parla ma riserva le parole più severe per dopo: 72
«Guarda bene qui! Sono davvero, sono davvero Beatrice. Come ti sei ritenuto degno di salire al monte [del Purgatorio]? non sapevi tu che qui l’uomo è felice?». 75
Gli occhi mi si abbassarono verso il limpido fiume (=verso il Lete); ma vedendomi [specchiato] in esso, li volsi verso l’erba, tanto grande [era la] vergogna [che] mi appesantì il capo. 78
Così severa appare la madre al figlio, come quella apparve a me; perchè il sapore dell’affetto [espresso in modo] aspro sa di amaro. 81
Lei tacque; e subito gli angeli cantarono ‘In te, Domine, speravi’ (=‘In te, Signore, ho sperato’); ma non andarono oltre [il versetto] ‘Pedes meos’ (=‘I piedi miei’). 84
Come [la] neve lungo il dorso d’Italia (=sull’Appennino) si congela tra i rami [ancora] vivi, spinta e indurita dai venti slavi (=di nord-est), 87
poi, sciolta, gocciola su se stessa (=dall’alto sugli strati inferiori), non appena la terra, in cui [l’] ombra si annulla (=l’Africa), spira [venti caldi], così che sembra [il] fuoco che fonde la candela; 90
così rimasi senza lacrime e sospiri prima del canto di coloro (=degli angeli) che si accordano sempre alle note delle eterne sfere (=che cantano sempre in accordo alla musica prodotta dal ruotare dei cieli); 93
ma dopo che sentii, nelle dolci armonie [del canto], [la] loro compassione per me, come se avessero detto: ‘Donna, perché lo avvilisci così?’, 96
il gelo, che mi [si] era raccolto intorno al cuore, si trasformò in sospiri e lacrime, e con pena uscì dal [mio] petto attraverso la bocca e gli occhi. 99
Lei (=Beatrice), sempre restando ferma sul lato [già] nominato del carro (=sul lato sinistro), dopo rivolse le sue parole agli esseri pietosi (=agli angeli) così: 102
«Voi vegliate nella luce eterna [di Dio], cosicchè [nè le] tenebre [dell’ignoranza] nè [il] torpore vi nascondono [neppure un solo] passo che il mondo [dei vivi] faccia [nel] suo cammino (=neppure la minima cosa che accada in Terra); 105
perciò la mia risposta si cura più che colui che piange [al] di là [del ruscello] (=Dante) mi intenda, perchè [la sua] colpa e [il suo] dolore siano di eguale grandezza (=il dolore sia pari alla colpa commessa). 108
Non soltanto per opera delle grandi sfere (=dei cieli) (=per un benevolo influsso astrale), che indirizzano ciascuna creatura a un certo fine a seconda di come le stelle stanno congiunte, 111
ma [anche] per [l’] abbondanza de[i] doni divini, che hanno nuvole così alte per [la] loro pioggia (=che traggono la loro pioggia da nuvole così alte, cioè che derivano da Dio), che [i] nostri sguardi non arrivano vicini a esse, 114
costui (=Dante) nella sua giovinezza fu potenzialmente tale, che ogni [sua] buona attitudine avrebbe fatto in lui [una] riuscita mirabile. 117
Ma il terreno con [un] seme cattivo e [lasciato] incolto diventa tanto più cattivo e più selvatico, quanto più esso ha [un] buon vigore naturale. 120
[Per] qualche tempo gli fui di sostegno con la mia presenza: mostrandogli i [miei] occhi giovani, lo conducevo con me volgendo[lo] ne[lla] giusta direzione. 123
[Ma] non appena fui sulla soglia de[lla] mia seconda età [della vita] (=della giovinezza) e cambiai vita (=morii), costui si allontanò da me, e si diede ad altra [donna]. 126
[Proprio] quando ero ascesa da[lla condizione di] corpo a [quella di] spirito e [la] mia bellezza e virtù erano cresciute in me, io gli fui meno cara e meno gradita; 129
e volse i suoi passi verso [una] via sbagliata, seguendo false immagini di bene, che non mantengono interamente nessuna promessa. 132
E non mi servì l’ottenere [da Dio] [buone] ispirazioni, con le quali lo richiamai e in sogno e in altri modi; tanto poco gliene importò! 135
Cadde tanto in basso, che tutti [i] rimedi per la sua salvezza erano ormai insufficienti, tranne che mostrargli le anime dannate. 138
Per questo visitai l’ingresso [del regno] de[i] morti e le mie preghiere furono rivolte, piangendo, a colui che lo ha condotto [fin] quassù. 141
Sarebbe infranto [un] supremo decreto di Dio, se si oltrepassasse [il] Lete e tale bevanda fosse gustata senza pagare alcun prezzo con [un] pentimento che faccia versare lacrime». 144-145