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Canto X
Poi fummo dentro al soglio de la porta
che ‘l mal amor de l’anime disusa,
perché fa parer dritta la via torta, 3
Dopo che fummo oltre la soglia della porta che fa cadere in disuso l'amore sbagliato (=volto al male) delle anime (=il loro peccare), perché fa sembrare dritta la via storta, 3
sonando la senti’ esser richiusa;
e s’io avesse li occhi vòlti ad essa,
qual fora stata al fallo degna scusa? 6
sentii dal [solo] suono che era richiusa;
e se io avessi rivolto lo sguardo a essa, quale scusa sarebbe stata degna del [mio] errore? 6
Noi salavam per una pietra fessa,
che si moveva e d’una e d’altra parte,
sì come l’onda che fugge e s’appressa. 9
Noi salivamo attraverso una roccia spaccata (=un sentiero scavato nella roccia), che procedeva ora verso una parte ora verso l’altra
(=tortuosamente), così come l'onda che si allontana e si avvicina. 9
«Qui si conviene usare un poco d’arte»,
cominciò ‘l duca mio, «in accostarsi
or quinci, or quindi al lato che si parte». 12
La mia guida cominciò: «Qui dobbiamo usare un po' di accortezza accostandoci ora da una parte, ora dall'altra al lato che rientra (=alle rientranze della parete)». 12
E questo fece i nostri passi scarsi,
tanto che pria lo scemo de la luna
rigiunse al letto suo per ricorcarsi, 15
E questo rese brevi (=rallentò) i nostri passi, tanto che la luna mancante [di una parte] (=la luna in fase calante) raggiunse il suo letto per tornare a coricarsi (= raggiunse l'orizzonte per tramontare), 15
che noi fossimo fuor di quella cruna;
ma quando fummo liberi e aperti
sù dove il monte in dietro si rauna, 18
prima che noi fossimo fuori da quella strettoia (=dal sentiero stretto come una cruna); ma quando fummo liberi e all’aperto lassù dove il monte rientra, 18
io stancato e amendue incerti
di nostra via, restammo in su un piano
solingo più che strade per diserti. 21
[siccome] io [ero] affaticato ed entrambi incerti in merito al nostro cammino, ci fermammo su un ripiano più solitario de[lle] strade attraverso [i] deserti. 21
Da la sua sponda, ove confina il vano,
al piè de l’alta ripa che pur sale,
misurrebbe in tre volte un corpo umano; 24
Dalla sua sponda, dove confina col vuoto, ai piedi dell’alta parete [del monte] che continua a salire, [il ripiano] potrebbe misurare tre volte un corpo umano (=la statura di un uomo); 24
e quanto l’occhio mio potea trar d’ale,
or dal sinistro e or dal destro fianco,
questa cornice mi parea cotale. 27
e fin dove la mia vista poteva spingersi con la [sue]ali, ora dal lato sinistro e ora dal destro, questa cornice mi sembrava identica (=della stessa larghezza). 27
Là sù non eran mossi i piè nostri anco,
quand’io conobbi quella ripa intorno
che dritto di salita aveva manco, 30
Lassù i nostri piedi non si erano ancora mossi, quando io mi accorsi che quella fascia che aveva minore ripidità nel salire (=lo zoccolo) 30
esser di marmo candido e addorno
d’intagli sì, che non pur Policleto,
ma la natura lì avrebbe scorno. 33
era di marmo bianco e ornato di sculture tali, che non solo Policleto, ma la [stessa] natura lì sarebbe vinta. 33
L’angel che venne in terra col decreto
de la molt’anni lagrimata pace,
ch’aperse il ciel del suo lungo divieto, 36
L'angelo (=l’arcangelo Gabriele) che scese in Terra con l’annuncio della pace [tra Dio e l'uomo] sospirata [per] tanti anni, [e] che aprì il cielo dopo il suo lungo divieto, 36
dinanzi a noi pareva sì verace
quivi intagliato in un atto soave,
che non sembiava imagine che tace. 39
sembrava così reale davanti a noi lì scolpito in un atteggiamento soave, che non sembrava [un']immagine muta. 39
Giurato si saria ch’el dicesse 'Ave!';
perché iv’era imaginata quella
ch’ad aprir l’alto amor volse la chiave; 42
Si sarebbe giurato che egli dicesse 'Ave!'; perché lì era raffigurata colei (=Maria) che girò la chiave per aprire [la porta del]l' amore divino (=dischiuse agli uomini l’amore divino); 42
e avea in atto impressa esta favella
‘Ecce ancilla Dei’, propriamente
come figura in cera si suggella. 45
e ne[ll’]atteggiamento aveva impresse queste parole ‘Ecce ancilla Dei’ (=Ecco l’ancella di Dio), proprio come si imprime [la] figura di un sigillo ne[lla] cera. 45
«Non tener pur ad un loco la mente»,
disse ‘l dolce maestro, che m’avea
da quella parte onde ‘l cuore ha la gente. 48
Il dolce maestro, che mi aveva da quella parte dove gli uomini hanno il cuore (=alla sua sinistra), disse: «Non rivolgere l’attenzione solo in un punto». 48
Per ch’i’ mi mossi col viso, e vedea
di retro da Maria, da quella costa
onde m’era colui che mi movea, 51
Per cui io mi spostai con lo sguardo, e vedevo oltre Maria, da quella parte dove avevo colui che mi guidava (=a destra), 51
un’altra storia ne la roccia imposta;
per ch’io varcai Virgilio, e fe’mi presso,
acciò che fosse a li occhi miei disposta. 54
un'altra storia scolpita nella roccia; per cui io oltrepassai Virgilio, e mi avvicinai, affinchè [l’immagine] fosse [ben] visibile ai miei occhi. 54
Era intagliato lì nel marmo stesso
lo carro e ‘ buoi, traendo l’arca santa,
per che si teme officio non commesso. 57
Lì sempre nel marmo erano scolpiti il carro e i buoi, trainanti l'arca santa, per la quale si teme [di assumere un] compito non affidato [da Dio]. 57
Dinanzi parea gente; e tutta quanta,
partita in sette cori, a’ due mie’ sensi
faceva dir l’un «No», l’altro «Sì, canta». 60
Davanti appariva [scolpita una] moltitudine; e tutta quanta, divisa in sette cori, ai miei due sensi (=alla vista e all’udito) faceva dire all’uno «No», all’altro «Sì, canta». 60
Similemente al fummo de li ‘ncensi
che v’era imaginato, li occhi e ‘l naso
e al sì e al no discordi fensi. 63
Allo stesso modo [in merito] al fumo dell’incenso che vi era raffigurato, gli occhi e il naso divennero discordi fra il sì e il no (=sulla sua esistenza). 63
Lì precedeva al benedetto vaso,
trescando alzato, l’umile salmista,
e più e men che re era in quel caso. 66
Lì (=su quella scena) l’umile salmista (=Davide) incedeva davanti all’arca santa, danzando con le vesti alzate, e in quella situazione era più e meno di un re. 66
Di contra, effigiata ad una vista
d’un gran palazzo, Micòl ammirava
sì come donna dispettosa e trista. 69
Di fronte [a Davide], scolpita a una finestra di un gran palazzo, Micòl osservava stupita così come [una] donna sprezzante e crucciata. 69
I’ mossi i piè del loco dov’io stava,
per avvisar da presso un’altra istoria,
che di dietro a Micòl mi biancheggiava. 72
Io mossi i piedi dal luogo dove io mi trovavo, per osservare da vicino un'altra storia, che biancheggiava (=ai miei occhi risaltava nel marmo candido) oltre Micol. 72
Quiv’era storiata l’alta gloria
del roman principato, il cui valore
mosse Gregorio a la sua gran vittoria; 75
Qui era raffigurata l'alta gloria del principe romano, la cui virtù indusse Gregorio (=papa Gregorio Magno) alla sua grande vittoria [sulla morte e sull’Inferno]; 75
i’ dico di Traiano imperadore;
e una vedovella li era al freno,
di lagrime atteggiata e di dolore. 78
parlo de[ll'] imperatore Traiano; e una povera vedova era lì accanto al morso [del suo cavallo], in atteggiamento di pianto e di dolore. 78
Intorno a lui parea calcato e pieno
di cavalieri, e l’aguglie ne l’oro
sovr’essi in vista al vento si movieno. 81
[Lo spazio] intorno a lui sembrava affollato e pieno di cavalieri, e le aquile (=le insegne imperiali) nell’ oro (=in campo d’oro) su di essi al vederle si muovevano al vento. 81
La miserella intra tutti costoro
pareva dir: «Segnor, fammi vendetta
di mio figliuol ch’è morto, ond’io m’accoro»; 84
La poverina tra tutti questi sembrava dire: «Signore, fammi giustizia per mio figlio che è stato ucciso, per cui io sono addolorata»; 84
ed elli a lei rispondere: «Or aspetta
tanto ch’i’ torni»; e quella: «Segnor mio»,
come persona in cui dolor s’affretta, 87
e lui [sembrava] risponderle: «Ora aspetta finchè io torni»; e quella come [una] persona in cui [il] dolore si fa impaziente: «Mio Signore, 87
«se tu non torni?»; ed ei: «Chi fia dov’io,
la ti farà»; ed ella: «L’altrui bene
a te che fia, se ‘l tuo metti in oblio?»; 90
se tu non torni?»; e lui: «Chi sarà dove [sono adesso] io, te la farà (=ti farà giustizia)»; e lei: «A cosa ti gioverà il bene altrui, se dimentichi il tuo?»; 90
ond’elli: «Or ti conforta; ch’ei convene
ch’i’ solva il mio dovere anzi ch’i’ mova:
giustizia vuole e pietà mi ritene». 93
sicchè lui: «Ora rincuorati; poichè è necessario che io assolva il mio dovere prima che io parta: [lo] vuole [la] giustizia e [la] pietà mi trattiene». 93
Colui che mai non vide cosa nova
produsse esto visibile parlare,
novello a noi perché qui non si trova. 96
Colui che non vide mai qualcosa di nuovo (=Dio) produsse questo dialogo visibile (=percepibile con la vista), insolito per noi [uomini] in quanto qui [sulla Terra] non esiste. 96
Mentr’io mi dilettava di guardare
l’imagini di tante umilitadi,
e per lo fabbro loro a veder care, 99
Mentre mi rallegravo ne[l]guardare le immagini di [esempi di] umiltà così grandi, e care a veder[si] a causa del loro artefice (=di Dio), 99
«Ecco di qua, ma fanno i passi radi»,
mormorava il poeta, «molte genti:
questi ne ‘nvieranno a li alti gradi». 102
il poeta mormorava: «Ecco molte persone da questa parte (=a sinistra), ma camminano a passi lenti: queste ci indirizzeranno ai gradini [più] alti (=superiori)». 102
Li occhi miei ch’a mirare eran contenti
per veder novitadi ond’e’ son vaghi,
volgendosi ver’ lui non furon lenti. 105
I miei occhi che erano in attesa di guardare per vedere cose nuove di cui essi sono desiderosi, non furono lenti a volgersi verso di lui. 105
Non vo’ però, lettor, che tu ti smaghi
di buon proponimento per udire
come Dio vuol che ‘l debito si paghi. 108
Non voglio però, lettore, che tu ti distolga da[l tuo] buon proposito [di far penitenza] per il fatto di ascoltare in che modo Dio vuole che si paghi il debito [contratto per i peccati]. 108
Non attender la forma del martìre:
pensa la succession; pensa ch’al peggio,
oltre la gran sentenza non può ire. 111
Non badare alla qualità della pena: pensa a ciò che seguirà (=alla beatitudine); pensa che al peggio, [la pena] non può andare oltre il [giorno del] giudizio [universale]. 111
Io cominciai: «Maestro, quel ch’io veggio
muovere a noi, non mi sembian persone,
e non so che, sì nel veder vaneggio». 114
Io iniziai: «Maestro, quelle che io vedo muovere verso di noi non mi sembrano figure umane, e non so che [cosa siano], tanto mi inganno nel vedere». 114
Ed elli a me: «La grave condizione
di lor tormento a terra li rannicchia,
sì che ‘ miei occhi pria n’ebber tencione. 117
E lui a me: «La grave qualità della loro pena li fa rannicchiare a terra, così che [anche] i miei occhi inizialmente ne hanno avuto motivo di contesa (=contendevano su cosa ciò fosse). 117
Ma guarda fiso là, e disviticchia
col viso quel che vien sotto a quei sassi:
già scorger puoi come ciascun si picchia». 120
Ma guarda attentamente là, e con gli occhi distingui ciò che viene sotto a quei massi: già puoi vedere come ciascuno è castigato». 120
O superbi cristian, miseri lassi,
che, de la vista de la mente infermi,
fidanza avete ne’ retrosi passi, 123
O superbi cristiani, poveri infelici, che, privi della vista della mente, avete fiducia nei passi rivolti all'indietro, 123
non v’accorgete voi che noi siam vermi
nati a formar l’angelica farfalla,
che vola a la giustizia sanza schermi? 126
non vi accorgete voi che noi siamo bruchi nati per formare la farfalla angelica, che vola senza impedimenti verso la giustizia [divina]? 126
Di che l’animo vostro in alto galla,
poi siete quasi antomata in difetto,
sì come vermo in cui formazion falla? 129
Di cosa il vostro animo insuperbisce, dato che siete come insetti imperfetti, così come [il] bruco in cui [la] trasformazione è incompleta? 129
Come per sostentar solaio o tetto,
per mensola talvolta una figura
si vede giugner le ginocchia al petto 132
Come talvolta si vede una figura umana (=cariatide) a uso di mensola congiungere le ginocchia al petto, per sostenere [un] soffitto o [un] tetto, 132
la qual fa del non ver vera rancura
nascere ‘n chi la vede; così fatti
vid’io color, quando puosi ben cura. 135
la quale fa nascere in chi la vede [una] vera angoscia per un fatto non vero; posti così io vidi coloro, quando feci ben attenzione. 135
Vero è che più e meno eran contratti
secondo ch’avien più e meno a dosso;
e qual più pazienza avea ne li atti, 138
Tuttavia erano più o meno rannicchiati a seconda che avessero addosso più o meno [peso]; e chi nell’atteggiamento mostrava avere più pazienza [nel sopportare], 138
piangendo parea dicer: ‘Più non posso’. 139
sembrava dire piangendo: “Non [ne] posso più”. 139
🖥️ Parafrasi affiancata
(ideale per la visualizzazione su pc)
Canto X
Poi fummo dentro al soglio de la porta
che ‘l mal amor de l’anime disusa,
perché fa parer dritta la via torta, 3
sonando la senti’ esser richiusa;
e s’io avesse li occhi vòlti ad essa,
qual fora stata al fallo degna scusa? 6
Noi salavam per una pietra fessa,
che si moveva e d’una e d’altra parte,
sì come l’onda che fugge e s’appressa. 9
«Qui si conviene usare un poco d’arte»,
cominciò ‘l duca mio, «in accostarsi
or quinci, or quindi al lato che si parte». 12
E questo fece i nostri passi scarsi,
tanto che pria lo scemo de la luna
rigiunse al letto suo per ricorcarsi, 15
che noi fossimo fuor di quella cruna;
ma quando fummo liberi e aperti
sù dove il monte in dietro si rauna, 18
io stancato e amendue incerti
di nostra via, restammo in su un piano
solingo più che strade per diserti. 21
Da la sua sponda, ove confina il vano,
al piè de l’alta ripa che pur sale,
misurrebbe in tre volte un corpo umano; 24
e quanto l’occhio mio potea trar d’ale,
or dal sinistro e or dal destro fianco,
questa cornice mi parea cotale. 27
Là sù non eran mossi i piè nostri anco,
quand’io conobbi quella ripa intorno
che dritto di salita aveva manco, 30
esser di marmo candido e addorno
d’intagli sì, che non pur Policleto,
ma la natura lì avrebbe scorno. 33
L’angel che venne in terra col decreto
de la molt’anni lagrimata pace,
ch’aperse il ciel del suo lungo divieto, 36
dinanzi a noi pareva sì verace
quivi intagliato in un atto soave,
che non sembiava imagine che tace. 39
Giurato si saria ch’el dicesse 'Ave!';
perché iv’era imaginata quella
ch’ad aprir l’alto amor volse la chiave; 42
e avea in atto impressa esta favella
‘Ecce ancilla Dei’, propriamente
come figura in cera si suggella. 45
«Non tener pur ad un loco la mente»,
disse ‘l dolce maestro, che m’avea
da quella parte onde ‘l cuore ha la gente. 48
Per ch’i’ mi mossi col viso, e vedea
di retro da Maria, da quella costa
onde m’era colui che mi movea, 51
un’altra storia ne la roccia imposta;
per ch’io varcai Virgilio, e fe’mi presso,
acciò che fosse a li occhi miei disposta. 54
Era intagliato lì nel marmo stesso
lo carro e ‘ buoi, traendo l’arca santa,
per che si teme officio non commesso. 57
Dinanzi parea gente; e tutta quanta,
partita in sette cori, a’ due mie’ sensi
faceva dir l’un «No», l’altro «Sì, canta». 60
Similemente al fummo de li ‘ncensi
che v’era imaginato, li occhi e ‘l naso
e al sì e al no discordi fensi. 63
Lì precedeva al benedetto vaso,
trescando alzato, l’umile salmista,
e più e men che re era in quel caso. 66
Di contra, effigiata ad una vista
d’un gran palazzo, Micòl ammirava
sì come donna dispettosa e trista. 69
I’ mossi i piè del loco dov’io stava,
per avvisar da presso un’altra istoria,
che di dietro a Micòl mi biancheggiava. 72
Quiv’era storiata l’alta gloria
del roman principato, il cui valore
mosse Gregorio a la sua gran vittoria; 75
i’ dico di Traiano imperadore;
e una vedovella li era al freno,
di lagrime atteggiata e di dolore. 78
Intorno a lui parea calcato e pieno
di cavalieri, e l’aguglie ne l’oro
sovr’essi in vista al vento si movieno. 81
La miserella intra tutti costoro
pareva dir: «Segnor, fammi vendetta
di mio figliuol ch’è morto, ond’io m’accoro»; 84
ed elli a lei rispondere: «Or aspetta
tanto ch’i’ torni»; e quella: «Segnor mio»,
come persona in cui dolor s’affretta, 87
«se tu non torni?»; ed ei: «Chi fia dov’io,
la ti farà»; ed ella: «L’altrui bene
a te che fia, se ‘l tuo metti in oblio?»; 90
ond’elli: «Or ti conforta; ch’ei convene
ch’i’ solva il mio dovere anzi ch’i’ mova:
giustizia vuole e pietà mi ritene». 93
Colui che mai non vide cosa nova
produsse esto visibile parlare,
novello a noi perché qui non si trova. 96
Mentr’io mi dilettava di guardare
l’imagini di tante umilitadi,
e per lo fabbro loro a veder care, 99
«Ecco di qua, ma fanno i passi radi»,
mormorava il poeta, «molte genti:
questi ne ‘nvieranno a li alti gradi». 102
Li occhi miei ch’a mirare eran contenti
per veder novitadi ond’e’ son vaghi,
volgendosi ver’ lui non furon lenti. 105
Non vo’ però, lettor, che tu ti smaghi
di buon proponimento per udire
come Dio vuol che ‘l debito si paghi. 108
Non attender la forma del martìre:
pensa la succession; pensa ch’al peggio,
oltre la gran sentenza non può ire. 111
Io cominciai: «Maestro, quel ch’io veggio
muovere a noi, non mi sembian persone,
e non so che, sì nel veder vaneggio». 114
Ed elli a me: «La grave condizione
di lor tormento a terra li rannicchia,
sì che ‘ miei occhi pria n’ebber tencione. 117
Ma guarda fiso là, e disviticchia
col viso quel che vien sotto a quei sassi:
già scorger puoi come ciascun si picchia». 120
O superbi cristian, miseri lassi,
che, de la vista de la mente infermi,
fidanza avete ne’ retrosi passi, 123
non v’accorgete voi che noi siam vermi
nati a formar l’angelica farfalla,
che vola a la giustizia sanza schermi? 126
Di che l’animo vostro in alto galla,
poi siete quasi antomata in difetto,
sì come vermo in cui formazion falla? 129
Come per sostentar solaio o tetto,
per mensola talvolta una figura
si vede giugner le ginocchia al petto 132
la qual fa del non ver vera rancura
nascere ‘n chi la vede; così fatti
vid’io color, quando puosi ben cura. 135
Vero è che più e meno eran contratti
secondo ch’avien più e meno a dosso;
e qual più pazienza avea ne li atti, 138
piangendo parea dicer: ‘Più non posso’. 139
Canto X
Dopo che fummo oltre la soglia della porta che fa cadere in disuso l'amore sbagliato (=volto al male) delle anime (=il loro peccare), perché fa sembrare dritta la via storta, 3
sentii dal [solo] suono che era richiusa;
e se io avessi rivolto lo sguardo a essa, quale scusa sarebbe stata degna del [mio] errore? 6
Noi salivamo attraverso una roccia spaccata (=un sentiero scavato nella roccia), che procedeva ora verso una parte ora verso l’altra
(=tortuosamente), così come l'onda che si allontana e si avvicina. 9
La mia guida cominciò: «Qui dobbiamo usare un po' di accortezza accostandoci ora da una parte, ora dall'altra al lato che rientra (=alle rientranze della parete)». 12
E questo rese brevi (=rallentò) i nostri passi, tanto che la luna mancante [di una parte] (=la luna in fase calante) raggiunse il suo letto per tornare a coricarsi (= raggiunse l'orizzonte per tramontare), 15
prima che noi fossimo fuori da quella strettoia (=dal sentiero stretto come una cruna); ma quando fummo liberi e all’aperto lassù dove il monte rientra, 18
[siccome] io [ero] affaticato ed entrambi incerti in merito al nostro cammino, ci fermammo su un ripiano più solitario de[lle] strade attraverso [i] deserti. 21
Dalla sua sponda, dove confina col vuoto, ai piedi dell’alta parete [del monte] che continua a salire, [il ripiano] potrebbe misurare tre volte un corpo umano (=la statura di un uomo); 24
e fin dove la mia vista poteva spingersi con la [sue]ali, ora dal lato sinistro e ora dal destro, questa cornice mi sembrava identica (=della stessa larghezza). 27
Lassù i nostri piedi non si erano ancora mossi, quando io mi accorsi che quella fascia che aveva minore ripidità nel salire (=lo zoccolo) 30
era di marmo bianco e ornato di sculture tali, che non solo Policleto, ma la [stessa] natura lì sarebbe vinta. 33
L'angelo (=l’arcangelo Gabriele) che scese in Terra con l’annuncio della pace [tra Dio e l'uomo] sospirata [per] tanti anni, [e] che aprì il cielo dopo il suo lungo divieto, 36
sembrava così reale davanti a noi lì scolpito in un atteggiamento soave, che non sembrava [un']immagine muta. 39
Si sarebbe giurato che egli dicesse 'Ave!'; perché lì era raffigurata colei (=Maria) che girò la chiave per aprire [la porta del]l' amore divino (=dischiuse agli uomini l’amore divino); 42
e ne[ll’]atteggiamento aveva impresse queste parole ‘Ecce ancilla Dei’ (=Ecco l’ancella di Dio), proprio come si imprime [la] figura di un sigillo ne[lla] cera. 45
Il dolce maestro, che mi aveva da quella parte dove gli uomini hanno il cuore (=alla sua sinistra), disse: «Non rivolgere l’attenzione solo in un punto». 48
Per cui io mi spostai con lo sguardo, e vedevo oltre Maria, da quella parte dove avevo colui che mi guidava (=a destra), 51
un'altra storia scolpita nella roccia; per cui io oltrepassai Virgilio, e mi avvicinai, affinchè [l’immagine] fosse [ben] visibile ai miei occhi. 54
Lì sempre nel marmo erano scolpiti il carro e i buoi, trainanti l'arca santa, per la quale si teme [di assumere un] compito non affidato [da Dio]. 57
Davanti appariva [scolpita una] moltitudine; e tutta quanta, divisa in sette cori, ai miei due sensi (=alla vista e all’udito) faceva dire all’uno «No», all’altro «Sì, canta». 60
Allo stesso modo [in merito] al fumo dell’incenso che vi era raffigurato, gli occhi e il naso divennero discordi fra il sì e il no (=sulla sua esistenza). 63
Lì (=su quella scena) l’umile salmista (=Davide) incedeva davanti all’arca santa, danzando con le vesti alzate, e in quella situazione era più e meno di un re. 66
Di fronte [a Davide], scolpita a una finestra di un gran palazzo, Micòl osservava stupita così come [una] donna sprezzante e crucciata. 69
Io mossi i piedi dal luogo dove io mi trovavo, per osservare da vicino un'altra storia, che biancheggiava (=ai miei occhi risaltava nel marmo candido) oltre Micol. 72
Qui era raffigurata l'alta gloria del principe romano, la cui virtù indusse Gregorio (=papa Gregorio Magno) alla sua grande vittoria [sulla morte e sull’Inferno]; 75
parlo de[ll'] imperatore Traiano; e una povera vedova era lì accanto al morso [del suo cavallo], in atteggiamento di pianto e di dolore. 78
[Lo spazio] intorno a lui sembrava affollato e pieno di cavalieri, e le aquile (=le insegne imperiali) nell’ oro (=in campo d’oro) su di essi al vederle si muovevano al vento. 81
La poverina tra tutti questi sembrava dire: «Signore, fammi giustizia per mio figlio che è stato ucciso, per cui io sono addolorata»; 84
e lui [sembrava] risponderle: «Ora aspetta finchè io torni»; e quella come [una] persona in cui [il] dolore si fa impaziente: «Mio Signore, 87
se tu non torni?»; e lui: «Chi sarà dove [sono adesso] io, te la farà (=ti farà giustizia)»; e lei: «A cosa ti gioverà il bene altrui, se dimentichi il tuo?»; 90
sicchè lui: «Ora rincuorati; poichè è necessario che io assolva il mio dovere prima che io parta: [lo] vuole [la] giustizia e [la] pietà mi trattiene». 93
Colui che non vide mai qualcosa di nuovo (=Dio) produsse questo dialogo visibile (=percepibile con la vista), insolito per noi [uomini] in quanto qui [sulla Terra] non esiste. 96
Mentre mi rallegravo ne[l ]guardare le immagini di [esempi di] umiltà così grandi, e care a veder[si] a causa del loro artefice (=di Dio), 99
il poeta mormorava: «Ecco molte persone da questa parte (=a sinistra), ma camminano a passi lenti: queste ci indirizzeranno ai gradini [più] alti (=superiori)». 102
I miei occhi che erano in attesa di guardare per vedere cose nuove di cui essi sono desiderosi, non furono lenti a volgersi verso di lui. 105
Non voglio però, lettore, che tu ti distolga da[l tuo] buon proposito [di far penitenza] per il fatto di ascoltare in che modo Dio vuole che si paghi il debito [contratto per i peccati]. 108
Non badare alla qualità della pena: pensa a ciò che seguirà (=alla beatitudine); pensa che al peggio, [la pena] non può andare oltre il [giorno del] giudizio [universale]. 111
Io iniziai: «Maestro, quelle che io vedo muovere verso di noi non mi sembrano figure umane, e non so che [cosa siano], tanto mi inganno nel vedere». 114
E lui a me: «La grave qualità della loro pena li fa rannicchiare a terra, così che [anche] i miei occhi inizialmente ne hanno avuto motivo di contesa (=contendevano su cosa ciò fosse). 117
Ma guarda attentamente là, e con gli occhi distingui ciò che viene sotto a quei massi: già puoi vedere come ciascuno è castigato». 120
O superbi cristiani, poveri infelici, che, privi della vista della mente, avete fiducia nei passi rivolti all'indietro, 123
non vi accorgete voi che noi siamo bruchi nati per formare la farfalla angelica, che vola senza impedimenti verso la giustizia [divina]? 126
Di cosa il vostro animo insuperbisce, dato che siete come insetti imperfetti, così come [il] bruco in cui [la] trasformazione è incompleta? 129
Come talvolta si vede una figura umana (=cariatide) a uso di mensola congiungere le ginocchia al petto, per sostenere [un] soffitto o [un] tetto, 132
la quale fa nascere in chi la vede [una] vera angoscia per un fatto non vero; posti così io vidi coloro, quando feci ben attenzione. 135
Tuttavia erano più o meno rannicchiati a seconda che avessero addosso più o meno [peso]; e chi nell’atteggiamento mostrava avere più pazienza [nel sopportare], 138
sembrava dire piangendo: “Non [ne] posso più”. 139