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Canto XXIX
Cantando come donna innamorata,
continuò col fin di sue parole:
‘Beati quorum tecta sunt peccata!’. 3
Alla fine de[lle] sue parole [Matelda] continuò, cantando come [una] donna innamorata: ‘Beati quorum tecta sunt peccata!’(=‘Beati coloro i cui peccati sono stati perdonati!’). 3
E come ninfe che si givan sole
per le salvatiche ombre, disiando
qual di veder, qual di fuggir lo sole, 6
E come [le] ninfe che andavano sole tra le ombre dei boschi, desiderando alcune di vedere il sole, altre di fuggir[lo], 6
allor si mosse contra ‘l fiume, andando
su per la riva; e io pari di lei,
picciol passo con picciol seguitando. 9
[Matelda] si mosse allora in direzione opposta a [quella del] fiume, andando lungo la riva; e io [avanzavo alla] pari con lei [sull’altra riva], seguendo con [passi] brevi [i suoi] brevi passi. 9
Non eran cento tra ‘ suoi passi e ‘ miei,
quando le ripe igualmente dier volta,
per modo ch’a levante mi rendei. 12
I suoi passi e i miei non facevano cento (=non avevamo ancora fatto cinquanta passi tra tutti e due), quando le rive curvarono parallelamente, in modo che mi volsi nuovamente verso oriente. 12
Né ancor fu così nostra via molta,
quando la donna tutta a me si torse,
dicendo: «Frate mio, guarda e ascolta». 15
Nè [il] nostro cammino fu ancora molto (=proseguimmo molto) in questa direzione, quando la donna si volse interamente verso di me, dicendo: «Fratello mio, guarda e ascolta». 15
Ed ecco un lustro sùbito trascorse
da tutte parti per la gran foresta,
tal che di balenar mi mise in forse. 18
Ed ecco una luce improvvisa balenò da tutte [le] parti attraverso la gran foresta, tale (=così intensa) che mi fece dubitare (=mi fece ipotizzare) [che si trattasse] di un lampo. 18
Ma perché ‘l balenar, come vien, resta,
e quel, durando, più e più splendeva,
nel mio pensier dicea: ‘Che cosa è questa?’. 21
Ma poichè il lampo, come viene, cessa, mentre quello, perdurando, splendeva sempre più, dicevo nel mio pensiro: ‘Che cos’ è questa?’. 21
E una melodia dolce correva
per l’aere luminoso; onde buon zelo
mi fé riprender l’ardimento d’Eva, 24
E una dolce melodia si diffondeva attraverso l’atmosfera luminosa; per cui [un] giusto sdegno mi fece biasimare l’intraprendenza di Eva, 24
che là dove ubidia la terra e ‘l cielo,
femmina, sola e pur testé formata,
non sofferse di star sotto alcun velo; 27
che là [nel Paradiso terrestre] dove la terra e il cielo obbedivano [a Dio], [ella benchè] femmina, sola e appena creata, non sopportò di stare sotto alcun velo (=entro i limiti della conoscenza posti da Dio); 27
sotto ‘l qual se divota fosse stata,
avrei quelle ineffabili delizie
sentite prima e più lunga fiata. 30
se [invece] fosse stata sottomessa a quello, avrei provato prima (= fin dalla nascita) e più a lungo quelle indicibili delizie. 30
Mentr’io m’andava tra tante primizie
de l’etterno piacer tutto sospeso,
e disioso ancora a più letizie, 33
Mentre io procedevo tutto assorto tra tanti anticipi del piacere eterno, e desideroso di gioie ancora maggiori, 33
dinanzi a noi, tal quale un foco acceso,
ci si fé l’aere sotto i verdi rami;
e ‘l dolce suon per canti era già inteso. 36
davanti a noi (=a oriente), l’aria sotto i rami verdi divenne come un fuoco acceso; e il dolce suono era già avvertito come [un] canto corale. 36
O sacrosante Vergini, se fami,
freddi o vigilie mai per voi soffersi,
cagion mi sprona ch’io mercé vi chiami. 39
O sacrosante Vergini (= O Muse), se talvolta ho sopportato per voi (=per amor vostro) fame, freddo o veglie, [un] motivo [valido] mi spinge a chiedervi [un] compenso. 39
Or convien che Elicona per me versi,
e Uranìe m’aiuti col suo coro
forti cose a pensar mettere in versi. 42
Ora è necessario che [l’] Elicona versi per me [l’acqua delle sue fonti], e Urania mi aiuti col suo coro (=con le sue compagne) [a] mettere in versi cose difficili [anche solo] da pensare. 42
Poco più oltre, sette alberi d’oro
falsava nel parere il lungo tratto
del mezzo ch’era ancor tra noi e loro; 45
Poco più oltre, il lungo tratto d’aria che [c’] era ancora tra noi e loro faceva falsamente apparire sette alberi d’oro; 45
ma quand’i’ fui sì presso di lor fatto,
che l’obietto comun, che ‘l senso inganna,
non perdea per distanza alcun suo atto, 48
ma quando io fui così vicino a essi che l’oggetto comune, che inganna i sensi, non perdeva nessuna sua caratteristica per [la] distanza, 48
la virtù ch’a ragion discorso ammanna,
sì com’elli eran candelabri apprese,
e ne le voci del cantare ‘Osanna’. 51
la virtù (=la percezione intellettiva) che offre materia [di giudizio] a[lla] ragione, [li] riconobbe [come] candelabri (simbolo dei sette spiriti di Dio da cui discendono i sette doni dello Spirito Santo)) cosa che effettivamente erano, e nelle voci del canto [distinse la parola] ‘Osanna’. 51
Di sopra fiammeggiava il bello arnese
più chiaro assai che luna per sereno
di mezza notte nel suo mezzo mese. 54
Ne[lla] parte superiore i bei candelabri fiammeggiavano assai più luminosamente de[lla] luna attraverso [il cielo] sereno di mezzanotte a metà del suo corso mensile (=quando la luna è piena). 54
Io mi rivolsi d’ammirazion pieno
al buon Virgilio, ed esso mi rispuose
con vista carca di stupor non meno. 57
Io mi rivolsi pieno di meraviglia al valente Virgilio, ed egli mi rispose con [uno] sguardo non meno carico di stupore. 57
Indi rendei l’aspetto a l’alte cose
che si movieno incontr’a noi sì tardi,
che foran vinte da novelle spose. 60
Quindi volsi nuovamente lo sguardo alle cose eccezionali (=ai candelabri) che si muovevano verso di noi così lentamente, che sarebbero vinte (=superate) [per la loro lentezza] da spose novelle. 60
La donna mi sgridò: «Perché pur ardi
sì ne l’affetto de le vive luci,
e ciò che vien di retro a lor non guardi?». 63
La donna (=Matelda) mi rimproverò: «Perché ardi così di desiderio solo per le luci vive (=per i candelabri), e non guardi ciò che viene dietro a loro?». 63
Genti vid’io allor, come a lor duci,
venire appresso, vestite di bianco;
e tal candor di qua già mai non fuci. 66
Io allora vidi [delle] anime, vestite di bianco, venire dietro [ai candelabri], come a loro guide; e non vi fu mai un simile candore di qua (=sulla Terra). 66
L’acqua imprendea dal sinistro fianco,
e rendea me la mia sinistra costa,
s’io riguardava in lei, come specchio anco. 69
L’acqua splendeva alla [mia] sinistra, e, se io guardavo in essa, mi rimandava [l’immagine] del mio fianco sinistro, come [fa] anche [uno] specchio. 69
Quand’io da la mia riva ebbi tal posta,
che solo il fiume mi facea distante,
per veder meglio ai passi diedi sosta, 72
Quando io dalla mia riva occupai [una] posizione tale, che solo il fiume mi divideva [dalla processione], per vedere meglio fermai i passi, 72
e vidi le fiammelle andar davante,
lasciando dietro a sé l’aere dipinto,
e di tratti pennelli avean sembiante; 75
e vidi le fiammelle avanzare, lasciando dietro di sè l’aria colorata, e sembravano tratti di pennello; 75
sì che lì sopra rimanea distinto
di sette liste, tutte in quei colori
onde fa l’arco il Sole e Delia il cinto. 78
sicchè [lo spazio] lì sopra rimaneva segnato da sette liste, tutte di quei colori di cui il Sole fa l’arco[baleno] e Delia (=la Luna) l’alone. 78
Questi ostendali in dietro eran maggiori
che la mia vista; e, quanto a mio avviso,
diece passi distavan quei di fori. 81
Questi stendardi si prolungavano indietro più della mia capacità visiva; e, per quel che mi pareva, quelli esterni distavano dieci passi [tra loro]. 81
Sotto così bel ciel com’io diviso,
ventiquattro seniori, a due a due,
coronati venien di fiordaliso. 84
Sotto [un] cielo così bello come io descrivo, procedevano ventiquattro vecchi (simbolo dei ventiquattro libri del Vecchio Testamento), a due a due, coronati di gigli. 84
Tutti cantavan: «Benedicta tue
ne le figlie d’Adamo, e benedette
sieno in etterno le bellezze tue!». 87
Tutti cantavano: «Benedetta [sei] tu tra le figlie di Adamo e benedette siano in eterno le tue bellezze!». 87
Poscia che i fiori e l’altre fresche erbette
a rimpetto di me da l’altra sponda
libere fuor da quelle genti elette, 90
Dopo che i fiori e le altre tenere erbette di fronte a me sull’altra sponda furono sgombre da quelle genti degne (=dopo che i ventiquattro anziani furono passati), 90
sì come luce luce in ciel seconda,
vennero appresso lor quattro animali,
coronati ciascun di verde fronda. 93
così come in cielo (=nella rotazione celeste) [una] stella segue [una] stella, quattro animali (simbolo dei quattro Vangeli) giunsero dietro di loro, ciascuno coronato di verdi fronde (simbolo della speranza). 93
Ognuno era pennuto di sei ali;
le penne piene d’occhi; e li occhi d’Argo,
se fosser vivi, sarebber cotali. 96
Ognuno aveva sei ali pennute; le penne piene di occhi; e gli occhi di Argo sarebbero tali (=altrettanto vigili), se fossero vivi. 96
A descriver lor forme più non spargo
rime, lettor; ch’altra spesa mi strigne,
tanto ch’a questa non posso esser largo; 99
Per descrivere [il] loro aspetto, lettore, non spendo più versi; perchè mi incalza [un’] altra necessità, così che non posso largheggiare in questa; 99
ma leggi Ezechiel, che li dipigne
come li vide da la fredda parte
venir con vento e con nube e con igne; 102
ma leggi [il profeta] Ezechiele, che li descrive come li vide venire dai paesi freddi (=da settentrione) con vento e con nubi e con fuoco; 102
e quali i troverai ne le sue carte,
tali eran quivi, salvo ch’a le penne
Giovanni è meco e da lui si diparte. 105
e quali li troverai nel suo libro, tali erano qui, tranne che per le ali Giovanni è con me (=concorda con me) e si allontana (=dissente) da lui (=da Ezechiele). 105
Lo spazio dentro a lor quattro contenne
un carro, in su due rote, triunfale,
ch’al collo d’un grifon tirato venne. 108
Lo spazio tra loro quattro conteneva un carro trionfale (simbolo della Chiesa), a due ruote, che giunse trainato [legato] al collo di un grifone (simbolo di Cristo). 108
Esso tendeva in sù l’una e l’altra ale
tra la mezzana e le tre e tre liste,
sì ch’a nulla, fendendo, facea male. 111
Esso (=il grifone) protendeva verso l’alto l’una e l’altra ala tra la lista di mezzo e le altre tre (=le tre liste di destra e di sinistra), in modo che, spartendo[le], non ne danneggiava nessuna. 111
Tanto salivan che non eran viste;
le membra d’oro avea quant’era uccello,
e bianche l’altre, di vermiglio miste. 114
[Le ali] salivano tanto che non si vedevano [le estremità]; aveva le membra d’oro (= l’aspetto divino) per la parte di uccello, e le altre bianche, frammiste di rosso. 114
Non che Roma di carro così bello
rallegrasse Affricano, o vero Augusto,
ma quel del Sol saria pover con ello; 117
Con [un] carro così bello non solo Roma non festeggiò [l’] Africano (=Scipione l’Africano), o Augusto, ma quello del Sole apparirebbe spoglio in confronto a quello; 117
quel del Sol che, sviando, fu combusto
per l’orazion de la Terra devota,
quando fu Giove arcanamente giusto. 120
quello del Sole che, deviando [dal suo cammino], fu bruciato per la preghiera supplichevole della Terra, quando Giove fu arcanamente giusto. 120
Tre donne in giro da la destra rota
venian danzando; l’una tanto rossa
ch’a pena fora dentro al foco nota; 123
Dalla [parte della] ruota destra [del carro] tre donne (simbolo delle virtù teologali) procedevano danzando in tondo; una tanto rossa (simbolo della Carità) che sarebbe stata appena visibile dentro al fuoco; 123
l’altr’era come se le carni e l’ossa
fossero state di smeraldo fatte;
la terza parea neve testé mossa; 126
l’altra era come se [sue] le carni e le [sue] ossa fossero state fatte di smeraldo (simbolo della Speranza); la terza sembrava neve appena caduta (simbolo della Fede); 126
e or parean da la bianca tratte,
or da la rossa; e dal canto di questa
l’altre toglien l’andare e tarde e ratte. 129
e ora sembravano condotte dalla bianca, ora dalla rossa; e dal canto di questa (=di quella rossa) le altre regolavano l’andatura (=il ritmo) ora lente ora veloci. 129
Da la sinistra quattro facean festa,
in porpore vestite, dietro al modo
d’una di lor ch’avea tre occhi in testa. 132
Dalla [parte della ruota] sinistra quattro [donne] (simbolo delle virtù cardinali: Prudenza, Giustizia, Fortezza, Temperanza) danzavano festosamente, vestite di [color] porpora, seguendo il ritmo di una di loro che aveva tre occhi in testa (simbolo della Prudenza). 132
Appresso tutto il pertrattato nodo
vidi due vecchi in abito dispari,
ma pari in atto e onesto e sodo. 135
Dietro tutto il gruppo descritto vidi due vecchi diversi per [l’] abito, ma uguali ne[ll’] atteggiamento dignitoso e grave. 135
L’un si mostrava alcun de’ famigliari
di quel sommo Ipocràte che natura
a li animali fé ch’ell’ha più cari; 138
L’uno (simbolo degli Atti degli Apostoli) si rivelava [essere] uno dei seguaci di quel sommo Ippocrate che [la] natura creò per gli esseri viventi (=gli uomini) che essa ha più cari; 138
mostrava l’altro la contraria cura
con una spada lucida e aguta,
tal che di qua dal rio mi fé paura. 141
l’altro (simbolo delle Epistole di San Paolo) mostrava l’interesse opposto con una spada lucida e tagliente, tale che [al] di qua del fiume mi fece paura. 141
Poi vidi quattro in umile paruta;
e di retro da tutti un vecchio solo
venir, dormendo, con la faccia arguta. 144
Poi vidi quattro [personaggi] di umile aspetto (simbolo delle quattro Epistole Cattoliche); e dietro tutti [vidi] venire, dormendo, un vecchio solo (simbolo dell’Apocalisse) con il volto penetrante. 144
E questi sette col primaio stuolo
erano abituati, ma di gigli
dintorno al capo non facean brolo, 147
E questi sette (simbolo dei sette libri con cui si chiude il Nuovo Testamento) erano vestiti come [quelli de]l primo gruppo, ma intorno al capo non avevano [una] ghirlanda di gigli, 147
anzi di rose e d’altri fior vermigli;
giurato avria poco lontano aspetto
che tutti ardesser di sopra da’ cigli. 150
ma di rose e di altri fiori rossi; [uno] sguardo poco lontano avrebbe giurato che tutti ardessero (=avessero delle fiamme) [al] di sopra dei cigli (=al di sopra del capo). 150
E quando il carro a me fu a rimpetto,
un tuon s’udì, e quelle genti degne
parvero aver l’andar più interdetto, 153
E quando il carro fu di fronte a me, si udì un tuono, e quelle genti onorevoli parvero aver vietato il procedere oltre, 153
fermandosi ivi con le prime insegne. 154
e si fermarono lì con le prime insegne (=con i sette candelabri). 154
🖥️ Parafrasi affiancata
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Canto XXIX
Cantando come donna innamorata,
continuò col fin di sue parole:
‘Beati quorum tecta sunt peccata!’. 3
E come ninfe che si givan sole
per le salvatiche ombre, disiando
qual di veder, qual di fuggir lo sole, 6
allor si mosse contra ‘l fiume, andando
su per la riva; e io pari di lei,
picciol passo con picciol seguitando. 9
Non eran cento tra ‘ suoi passi e ‘ miei,
quando le ripe igualmente dier volta,
per modo ch’a levante mi rendei. 12
Né ancor fu così nostra via molta,
quando la donna tutta a me si torse,
dicendo: «Frate mio, guarda e ascolta». 15
Ed ecco un lustro sùbito trascorse
da tutte parti per la gran foresta,
tal che di balenar mi mise in forse. 18
Ma perché ‘l balenar, come vien, resta,
e quel, durando, più e più splendeva,
nel mio pensier dicea: ‘Che cosa è questa?’. 21
E una melodia dolce correva
per l’aere luminoso; onde buon zelo
mi fé riprender l’ardimento d’Eva, 24
che là dove ubidia la terra e ‘l cielo,
femmina, sola e pur testé formata,
non sofferse di star sotto alcun velo; 27
sotto ‘l qual se divota fosse stata,
avrei quelle ineffabili delizie
sentite prima e più lunga fiata. 30
Mentr’io m’andava tra tante primizie
de l’etterno piacer tutto sospeso,
e disioso ancora a più letizie, 33
dinanzi a noi, tal quale un foco acceso,
ci si fé l’aere sotto i verdi rami;
e ‘l dolce suon per canti era già inteso. 36
O sacrosante Vergini, se fami,
freddi o vigilie mai per voi soffersi,
cagion mi sprona ch’io mercé vi chiami. 39
Or convien che Elicona per me versi,
e Uranìe m’aiuti col suo coro
forti cose a pensar mettere in versi. 42
Poco più oltre, sette alberi d’oro
falsava nel parere il lungo tratto
del mezzo ch’era ancor tra noi e loro; 45
ma quand’i’ fui sì presso di lor fatto,
che l’obietto comun, che ‘l senso inganna,
non perdea per distanza alcun suo atto, 48
la virtù ch’a ragion discorso ammanna,
sì com’elli eran candelabri apprese,
e ne le voci del cantare ‘Osanna’. 51
Di sopra fiammeggiava il bello arnese
più chiaro assai che luna per sereno
di mezza notte nel suo mezzo mese. 54
Io mi rivolsi d’ammirazion pieno
al buon Virgilio, ed esso mi rispuose
con vista carca di stupor non meno. 57
Indi rendei l’aspetto a l’alte cose
che si movieno incontr’a noi sì tardi,
che foran vinte da novelle spose. 60
La donna mi sgridò: «Perché pur ardi
sì ne l’affetto de le vive luci,
e ciò che vien di retro a lor non guardi?». 63
Genti vid’io allor, come a lor duci,
venire appresso, vestite di bianco;
e tal candor di qua già mai non fuci. 66
L’acqua imprendea dal sinistro fianco,
e rendea me la mia sinistra costa,
s’io riguardava in lei, come specchio anco. 69
Quand’io da la mia riva ebbi tal posta,
che solo il fiume mi facea distante,
per veder meglio ai passi diedi sosta, 72
e vidi le fiammelle andar davante,
lasciando dietro a sé l’aere dipinto,
e di tratti pennelli avean sembiante; 75
sì che lì sopra rimanea distinto
di sette liste, tutte in quei colori
onde fa l’arco il Sole e Delia il cinto. 78
Questi ostendali in dietro eran maggiori
che la mia vista; e, quanto a mio avviso,
diece passi distavan quei di fori. 81
Sotto così bel ciel com’io diviso,
ventiquattro seniori, a due a due,
coronati venien di fiordaliso. 84
Tutti cantavan: «Benedicta tue
ne le figlie d’Adamo, e benedette
sieno in etterno le bellezze tue!». 87
Poscia che i fiori e l’altre fresche erbette
a rimpetto di me da l’altra sponda
libere fuor da quelle genti elette, 90
sì come luce luce in ciel seconda,
vennero appresso lor quattro animali,
coronati ciascun di verde fronda. 93
Ognuno era pennuto di sei ali;
le penne piene d’occhi; e li occhi d’Argo,
se fosser vivi, sarebber cotali. 96
A descriver lor forme più non spargo
rime, lettor; ch’altra spesa mi strigne,
tanto ch’a questa non posso esser largo; 99
ma leggi Ezechiel, che li dipigne
come li vide da la fredda parte
venir con vento e con nube e con igne; 102
e quali i troverai ne le sue carte,
tali eran quivi, salvo ch’a le penne
Giovanni è meco e da lui si diparte. 105
Lo spazio dentro a lor quattro contenne
un carro, in su due rote, triunfale,
ch’al collo d’un grifon tirato venne. 108
Esso tendeva in sù l’una e l’altra ale
tra la mezzana e le tre e tre liste,
sì ch’a nulla, fendendo, facea male. 111
Tanto salivan che non eran viste;
le membra d’oro avea quant’era uccello,
e bianche l’altre, di vermiglio miste. 114
Non che Roma di carro così bello
rallegrasse Affricano, o vero Augusto,
ma quel del Sol saria pover con ello; 117
quel del Sol che, sviando, fu combusto
per l’orazion de la Terra devota,
quando fu Giove arcanamente giusto. 120
Tre donne in giro da la destra rota
venian danzando; l’una tanto rossa
ch’a pena fora dentro al foco nota; 123
l’altr’era come se le carni e l’ossa
fossero state di smeraldo fatte;
la terza parea neve testé mossa; 126
e or parean da la bianca tratte,
or da la rossa; e dal canto di questa
l’altre toglien l’andare e tarde e ratte. 129
Da la sinistra quattro facean festa,
in porpore vestite, dietro al modo
d’una di lor ch’avea tre occhi in testa. 132
Appresso tutto il pertrattato nodo
vidi due vecchi in abito dispari,
ma pari in atto e onesto e sodo. 135
L’un si mostrava alcun de’ famigliari
di quel sommo Ipocràte che natura
a li animali fé ch’ell’ha più cari; 138
mostrava l’altro la contraria cura
con una spada lucida e aguta,
tal che di qua dal rio mi fé paura. 141
Poi vidi quattro in umile paruta;
e di retro da tutti un vecchio solo
venir, dormendo, con la faccia arguta. 144
E questi sette col primaio stuolo
erano abituati, ma di gigli
dintorno al capo non facean brolo, 147
anzi di rose e d’altri fior vermigli;
giurato avria poco lontano aspetto
che tutti ardesser di sopra da’ cigli. 150
E quando il carro a me fu a rimpetto,
un tuon s’udì, e quelle genti degne
parvero aver l’andar più interdetto, 153
fermandosi ivi con le prime insegne. 154
Canto XXIX
Alla fine de[lle] sue parole [Matelda] continuò, cantando come [una] donna innamorata: ‘Beati quorum tecta sunt peccata!’(=‘Beati coloro i cui peccati sono stati perdonati!’). 3
E come [le] ninfe che andavano sole tra le ombre dei boschi, desiderando alcune di vedere il sole, altre di fuggir[lo], 6
[Matelda] si mosse allora in direzione opposta a [quella del] fiume, andando lungo la riva; e io [avanzavo alla] pari con lei [sull’altra riva], seguendo con [passi] brevi [i suoi] brevi passi. 9
I suoi passi e i miei non facevano cento (=non avevamo ancora fatto cinquanta passi tra tutti e due), quando le rive curvarono parallelamente, in modo che mi volsi nuovamente verso oriente. 12
Nè [il] nostro cammino fu ancora molto (=proseguimmo molto) in questa direzione, quando la donna si volse interamente verso di me, dicendo: «Fratello mio, guarda e ascolta». 15
Ed ecco una luce improvvisa balenò da tutte [le] parti attraverso la gran foresta, tale (=così intensa) che mi fece dubitare (=mi fece ipotizzare) [che si trattasse] di un lampo. 18
Ma poichè il lampo, come viene, cessa, mentre quello, perdurando, splendeva sempre più, dicevo nel mio pensiro: ‘Che cos’ è questa?’. 21
E una dolce melodia si diffondeva attraverso l’atmosfera luminosa; per cui [un] giusto sdegno mi fece biasimare l’intraprendenza di Eva, 24
che là [nel Paradiso terrestre] dove la terra e il cielo obbedivano [a Dio], [ella benchè] femmina, sola e appena creata, non sopportò di stare sotto alcun velo (=entro i limiti della conoscenza posti da Dio); 27
se [invece] fosse stata sottomessa a quello, avrei provato prima (= fin dalla nascita) e più a lungo quelle indicibili delizie. 30
Mentre io procedevo tutto assorto tra tanti anticipi del piacere eterno, e desideroso di gioie ancora maggiori, 33
davanti a noi (=a oriente), l’aria sotto i rami verdi divenne come un fuoco acceso; e il dolce suono era già avvertito come [un] canto corale. 36
O sacrosante Vergini (= O Muse), se talvolta ho sopportato per voi (=per amor vostro) fame, freddo o veglie, [un] motivo [valido] mi spinge a chiedervi [un] compenso. 39
Ora è necessario che [l’] Elicona versi per me [l’acqua delle sue fonti], e Urania mi aiuti col suo coro (=con le sue compagne) [a] mettere in versi cose difficili [anche solo] da pensare. 42
Poco più oltre, il lungo tratto d’aria che [c’] era ancora tra noi e loro faceva falsamente apparire sette alberi d’oro; 45
ma quando io fui così vicino a essi che l’oggetto comune, che inganna i sensi, non perdeva nessuna sua caratteristica per [la] distanza, 48
la virtù (=la percezione intellettiva) che offre materia [di giudizio] a[lla] ragione, [li] riconobbe [come] candelabri (simbolo dei sette spiriti di Dio da cui discendono i sette doni dello Spirito Santo)) cosa che effettivamente erano, e nelle voci del canto [distinse la parola] ‘Osanna’. 51
Ne[lla] parte superiore i bei candelabri fiammeggiavano assai più luminosamente de[lla] luna attraverso [il cielo] sereno di mezzanotte a metà del suo corso mensile (=quando la luna è piena). 54
Io mi rivolsi pieno di meraviglia al valente Virgilio, ed egli mi rispose con [uno] sguardo non meno carico di stupore. 57
Quindi volsi nuovamente lo sguardo alle cose eccezionali (=ai candelabri) che si muovevano verso di noi così lentamente, che sarebbero vinte (=superate) [per la loro lentezza] da spose novelle. 60
La donna (=Matelda) mi rimproverò: «Perché ardi così di desiderio solo per le luci vive (=per i candelabri), e non guardi ciò che viene dietro a loro?». 63
Io allora vidi [delle] anime, vestite di bianco, venire dietro [ai candelabri], come a loro guide; e non vi fu mai un simile candore di qua (=sulla Terra). 66
L’acqua splendeva alla [mia] sinistra, e, se io guardavo in essa, mi rimandava [l’immagine] del mio fianco sinistro, come [fa] anche [uno] specchio. 69
Quando io dalla mia riva occupai [una] posizione tale, che solo il fiume mi divideva [dalla processione], per vedere meglio fermai i passi, 72
e vidi le fiammelle avanzare, lasciando dietro di sè l’aria colorata, e sembravano tratti di pennello; 75
sicchè [lo spazio] lì sopra rimaneva segnato da sette liste, tutte di quei colori di cui il Sole fa l’arco[baleno] e Delia (=la Luna) l’alone. 78
Questi stendardi si prolungavano indietro più della mia capacità visiva; e, per quel che mi pareva, quelli esterni distavano dieci passi [tra loro]. 81
Sotto [un] cielo così bello come io descrivo, procedevano ventiquattro vecchi (simbolo dei ventiquattro libri del Vecchio Testamento), a due a due, coronati di gigli. 84
Tutti cantavano: «Benedetta [sei] tu tra le figlie di Adamo e benedette siano in eterno le tue bellezze!». 87
Dopo che i fiori e le altre tenere erbette di fronte a me sull’altra sponda furono sgombre da quelle genti degne (=dopo che i ventiquattro anziani furono passati), 90
così come in cielo (=nella rotazione celeste) [una] stella segue [una] stella, quattro animali (simbolo dei quattro Vangeli) giunsero dietro di loro, ciascuno coronato di verdi fronde (simbolo della speranza). 93
Ognuno aveva sei ali pennute; le penne piene di occhi; e gli occhi di Argo sarebbero tali (=altrettanto vigili), se fossero vivi. 96
Per descrivere [il] loro aspetto, lettore, non spendo più versi; perchè mi incalza [un’] altra necessità, così che non posso largheggiare in questa; 99
ma leggi [il profeta] Ezechiele, che li descrive come li vide venire dai paesi freddi (=da settentrione) con vento e con nubi e con fuoco; 102
e quali li troverai nel suo libro, tali erano qui, tranne che per le ali Giovanni è con me (=concorda con me) e si allontana (=dissente) da lui (=da Ezechiele). 105
Lo spazio tra loro quattro conteneva un carro trionfale (simbolo della Chiesa), a due ruote, che giunse trainato [legato] al collo di un grifone (simbolo di Cristo). 108
Esso (=il grifone) protendeva verso l’alto l’una e l’altra ala tra la lista di mezzo e le altre tre (=le tre liste di destra e di sinistra), in modo che, spartendo[le], non ne danneggiava nessuna. 111
[Le ali] salivano tanto che non si vedevano [le estremità]; aveva le membra d’oro (= l’aspetto divino) per la parte di uccello, e le altre bianche, frammiste di rosso. 114
Con [un] carro così bello non solo Roma non festeggiò [l’] Africano (=Scipione l’Africano), o Augusto, ma quello del Sole apparirebbe spoglio in confronto a quello; 117
quello del Sole che, deviando [dal suo cammino], fu bruciato per la preghiera supplichevole della Terra, quando Giove fu arcanamente giusto. 120
Dalla [parte della] ruota destra [del carro] tre donne (simbolo delle virtù teologali) procedevano danzando in tondo; una tanto rossa (simbolo della Carità) che sarebbe stata appena visibile dentro al fuoco; 123
l’altra era come se [sue] le carni e le [sue] ossa fossero state fatte di smeraldo (simbolo della Speranza); la terza sembrava neve appena caduta (simbolo della Fede); 126
e ora sembravano condotte dalla bianca, ora dalla rossa; e dal canto di questa (=di quella rossa) le altre regolavano l’andatura (=il ritmo) ora lente ora veloci. 129
Dalla [parte della ruota] sinistra quattro [donne] (simbolo delle virtù cardinali: Prudenza, Giustizia, Fortezza, Temperanza) danzavano festosamente, vestite di [color] porpora, seguendo il ritmo di una di loro che aveva tre occhi in testa (simbolo della Prudenza). 132
Dietro tutto il gruppo descritto vidi due vecchi diversi per [l’] abito, ma uguali ne[ll’] atteggiamento dignitoso e grave. 135
L’uno (simbolo degli Atti degli Apostoli) si rivelava [essere] uno dei seguaci di quel sommo Ippocrate che [la] natura creò per gli esseri viventi (=gli uomini) che essa ha più cari; 138
l’altro (simbolo delle Epistole di San Paolo) mostrava l’interesse opposto con una spada lucida e tagliente, tale che [al] di qua del fiume mi fece paura. 141
Poi vidi quattro [personaggi] di umile aspetto (simbolo delle quattro Epistole Cattoliche); e dietro tutti [vidi] venire, dormendo, un vecchio solo (simbolo dell’Apocalisse) con il volto penetrante. 144
E questi sette (simbolo dei sette libri con cui si chiude il Nuovo Testamento) erano vestiti come [quelli de]l primo gruppo, ma intorno al capo non avevano [una] ghirlanda di gigli, 147
ma di rose e di altri fiori rossi; [uno] sguardo poco lontano avrebbe giurato che tutti ardessero (=avessero delle fiamme) [al] di sopra dei cigli (=al di sopra del capo). 150
E quando il carro fu di fronte a me, si udì un tuono, e quelle genti onorevoli parvero aver vietato il procedere oltre, 153
e si fermarono lì con le prime insegne (=con i sette candelabri). 154