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Canto XXVII
Sì come quando i primi raggi vibra
là dove il suo fattor lo sangue sparse,
cadendo Ibero sotto l’alta Libra, 3
Il sole stava così come (=occupava la stessa posizione) quando saetta i primi raggi là dove il suo creatore sparse il [proprio] sangue (=a Gerusalemme), mentre [l’] Ebro si trova sotto l’alta [la costellazione della] Bilancia, 3
e l’onde in Gange da nona riarse,
sì stava il sole; onde ‘l giorno sen giva,
come l’angel di Dio lieto ci apparse. 6
e [mentre] le acque de[l] Gange sono riarse da[lla] nona (=dal sole di mezzogiorno); per cui il giorno se ne andava, quando l’angelo di Dio ci apparve lieto. 6
Fuor de la fiamma stava in su la riva,
e cantava ‘Beati mundo corde!’
in voce assai più che la nostra viva. 9
Stava sul margine [della cornice] fuori dalla fiamma, e cantava ‘Beati mundo corde’ (=‘Beati i puri di cuore’!) con [una] voce molto più intensa della nostra (=di quella umana). 9
Poscia «Più non si va, se pria non morde,
anime sante, il foco: intrate in esso,
e al cantar di là non siate sorde», 12
Poi appena noi gli fummo accanto ci disse: «Non si va più [avanti], anime sante, se prima il fuoco non [vi] fa sentire il suo morso: entrate in esso, e non siate sorde al canto di là (=dall’altra parte)», 12
ci disse come noi li fummo presso;
per ch’io divenni tal, quando lo ‘ntesi,
qual è colui che ne la fossa è messo. 15
per cui io, quando lo intesi, diventai come colui che è messo nella fossa (=pallido e freddo come un cadavere). 15
In su le man commesse mi protesi,
guardando il foco e imaginando forte
umani corpi già veduti accesi. 18
Mi protesi [in alto] con le mani giunte, guardando il fuoco e immaginando vivamente corpi umani già visti bruciare (=visti bruciare su un rogo). 18
Volsersi verso me le buone scorte;
e Virgilio mi disse: «Figliuol mio,
qui può esser tormento, ma non morte. 21
Le [mie] valide guide si volsero verso [di] me; e Virgilio mi disse: «Figlio mio, qui [ci] può essere sofferenza, ma non morte. 21
Ricorditi, ricorditi! E se io
sovresso Gerion ti guidai salvo,
che farò ora presso più a Dio? 24
Ricordati, ricordati! E se io ti ho condotto incolume in groppa a Gerione, che [cosa non] farò ora più vicino a Dio? 24
Credi per certo che se dentro a l’alvo
di questa fiamma stessi ben mille anni,
non ti potrebbe far d’un capel calvo. 27
Sappi per certo che se [tu] stessi in mezzo a queste fiamme anche mille anni, non ti potrebbero rendere privo di un [solo] capello. 27
E se tu forse credi ch’io t’inganni,
fatti ver lei, e fatti far credenza
con le tue mani al lembo d’i tuoi panni. 30
E se tu forse credi che io ti inganni, avvicinati a esse, e fatti dare [una] prova dal lembo de[lla] tua veste con le tue mani. 30
Pon giù omai, pon giù ogni temenza;
volgiti in qua e vieni: entra sicuro!».
E io pur fermo e contra coscienza. 33
Deponi ormai, deponi ogni timore; volgiti da questa parte e vieni: entra sicuro!». Ma io [stavo] ostinatamente fermo e contro [alla mia] coscienza. 33
Quando mi vide star pur fermo e duro,
turbato un poco disse: «Or vedi, figlio:
tra Beatrice e te è questo muro». 36
Quando mi vide stare ancora fermo e irremovibile, un po’ turbato disse: «Ora vedi, figlio: tra Beatrice e te c’è [solo] questo muro». 36
Come al nome di Tisbe aperse il ciglio
Piramo in su la morte, e riguardolla,
allor che ‘l gelso diventò vermiglio; 39
Come Piramo, in punto di morte, aprì gli occhi al nome di Tisbe, e la guardò, quando il gelso diventò [poi] rosso (=produsse frutti rossi); 39
così, la mia durezza fatta solla,
mi volsi al savio duca, udendo il nome
che ne la mente sempre mi rampolla. 42
così, ammorbiditasi la mia durezza, mi volsi verso la saggia guida, udendo il nome che mi riaffiora sempre nella mente. 42
Ond’ei crollò la fronte e disse: «Come!
volenci star di qua?»; indi sorrise
come al fanciul si fa ch’è vinto al pome. 45
Perciò egli (=Virgilio) scosse il capo e disse: «[Ma] come! vogliamo [proprio] starcene da qua (=da questa parte)?»; quindi sorrise come si fa con il fanciullo che è convinto da un frutto. 45
Poi dentro al foco innanzi mi si mise,
pregando Stazio che venisse retro,
che pria per lunga strada ci divise. 48
Poi entrò nel fuoco davanti a me, pregando Stazio, che prima per [un] lungo tratto ci aveva divisi (=era stato in mezzo a noi), che venisse dietro [di me]. 48
Sì com’fui dentro, in un bogliente vetro
gittato mi sarei per rinfrescarmi,
tant’era ivi lo ‘ncendio sanza metro. 51
Non appena fui dentro, mi sarei gettato nel vetro bollente (=fuso) per rinfrescarmi, tanto il calore lì era senza misura. 51
Lo dolce padre mio, per confortarmi,
pur di Beatrice ragionando andava,
dicendo: «Li occhi suoi già veder parmi». 54
Il mio dolce padre, per confortarmi, andava parlando solo di Beatrice, dicendo: «Mi sembra di vedere già i suoi occhi». 54
Guidavaci una voce che cantava
di là; e noi, attenti pur a lei,
venimmo fuor là ove si montava. 57
Ci guidava una voce che cantava di là (=dall’altra parte); e noi, attenti solo a lei, uscimmo [dalle fiamme] là dove si saliva (=c’era la scala). 57
’Venite, benedicti Patris mei’,
sonò dentro a un lume che lì era,
tal che mi vinse e guardar nol potei. 60
’Venite, benedicti Patris mei’, (=’Venite, benedetti del Padre mio’), risuonò dentro a una luce che era lì, tale che mi sopraffece e non la potei guardare. 60
«Lo sol sen va», soggiunse, «e vien la sera;
non v’arrestate, ma studiate il passo,
mentre che l’occidente non si annera». 63
Soggiunse: «Il sol se ne va e viene la sera; non fermatevi, ma affrettate il passo, finchè l’occidente non si oscura». 63
Dritta salia la via per entro ‘l sasso
verso tal parte ch’io toglieva i raggi
dinanzi a me del sol ch’era già basso. 66
La via saliva dritta dentro la roccia verso [un] punto tale (=nella direzione ponente-levante) che io interrompevo davanti a me i raggi del sole che era già basso (=che stava tramontando). 66
E di pochi scaglion levammo i saggi,
che ‘l sol corcar, per l’ombra che si spense,
sentimmo dietro e io e li miei saggi. 69
E saggiammo [soltanto] pochi scalini (=facemmo in tempo a salire pochi scalini), che io e le mie guide sentimmo il sole coricarsi (=tramontare) dietro [di noi], per l’ombra che sparì. 69
E pria che ‘n tutte le sue parti immense
fosse orizzonte fatto d’uno aspetto,
e notte avesse tutte sue dispense, 72
E prima che [l’] orizzonte avesse assunto un unico aspetto (=fosse diventato di un solo colore) in tutte le sue immense parti, e [la] notte occupasse tutte [le] sue zone (=fosse dappertutto), 72
ciascun di noi d’un grado fece letto;
ché la natura del monte ci affranse
la possa del salir più e ‘l diletto. 75
ciascuno di noi fece di un gradino [un] letto (=si coricò su un gradino); poichè la natura del monte ci tolse la forza e la voglia di salire oltre. 75
Quali si stanno ruminando manse
le capre, state rapide e proterve
sovra le cime avante che sien pranse, 78
Come le capre, [che erano] state rapaci e irrequiete sopra le cime prima di essere sazie, [poi] se ne stanno mansuete quando ruminano, 78
tacite a l’ombra, mentre che ‘l sol ferve,
guardate dal pastor, che ‘n su la verga
poggiato s’è e lor di posa serve; 81
silenziose all’ombra, mentre il sole arde, sorvegliate dal pastore, che si è poggiato sul bastone e concede loro il riposo; 81
e quale il mandrian che fori alberga,
lungo il pecuglio suo queto pernotta,
guardando perché fiera non lo sperga; 84
e come il mandriano che si accampa fuori, pernotta tranquillo presso il suo gregge, vigilando affinchè [qualche] fiera non lo disperda; 84
tali eravamo tutti e tre allotta,
io come capra, ed ei come pastori,
fasciati quinci e quindi d’alta grotta. 87
tali eravamo allora tutti e tre, io come capra, ed essi come pastori, chiusi da una parte e dall’altra da[ll’] alta parete. 87
Poco parer potea lì del di fori;
ma, per quel poco, vedea io le stelle
di lor solere e più chiare e maggiori. 90
Lì poteva apparire poco dell’esterno; ma, per quel poco [che si poteva], io vedevo le stelle più luminose e grandi de[l] loro solito. 90
Sì ruminando e sì mirando in quelle,
mi prese il sonno; il sonno che sovente,
anzi che ‘l fatto sia, sa le novelle. 93
Così rimeditando e così osservandole, il sonno mi prese; il sonno che spesso conosce i fatti, prima che gli eventi accadano. 93
Ne l’ora, credo, che de l’oriente,
prima raggiò nel monte Citerea,
che di foco d’amor par sempre ardente, 96
Nell’ora, credo, in cui dall’oriente Citerea (=il pianeta Venere), che sembra sempre ardere di [un] fuoco d’amore, mandò primamente i [suoi] raggi sulla montagna [del Purgatorio], 96
giovane e bella in sogno mi parea
donna vedere andar per una landa
cogliendo fiori; e cantando dicea: 99
mi sembrava [di] vedere in sogno [una] donna giovane e bella camminare attraverso una campagna raccogliendo fiori; e cantando diceva: 99
«Sappia qualunque il mio nome dimanda
ch’i’ mi son Lia, e vo movendo intorno
le belle mani a farmi una ghirlanda. 102
«Chiunque domanda il mio nome, sappia che io sono Lia, e vado muovendo intorno le [mie] belle mani per farmi una ghirlanda. 102
Per piacermi a lo specchio, qui m’addorno;
ma mia suora Rachel mai non si smaga
dal suo miraglio, e siede tutto giorno. 105
Qui mi adorno, per piacermi [davanti] allo specchio; ma mia sorella Rachele non si allontana mai dal suo specchio, e siede [davanti a esso] tutto il giorno. 105
Ell’è d’i suoi belli occhi veder vaga
com’io de l’addornarmi con le mani;
lei lo vedere, e me l’ovrare appaga». 108
Lei è desiderosa [di] guardare i suoi begli occhi (=la vita contemplativa) come io di adornarmi con le mani (=la vita attiva); la contemplazione appaga lei, e l’operare me». 108
E già per li splendori antelucani,
che tanto a’ pellegrin surgon più grati,
quanto, tornando, albergan men lontani, 111
E ormai per il chiarore prima dell’alba, che sorge tanto più gradito per i pellegrini, quanto meno abitano lontano, durante il ritorno, 111
le tenebre fuggian da tutti lati,
e ‘l sonno mio con esse; ond’io leva’mi,
veggendo i gran maestri già levati. 114
le tenebre fuggivano da ogni lato, e il mio sonno con esse; per cui io mi alzai, vedendo i miei] [grandi maestri già alzati. 114
«Quel dolce pome che per tanti rami
cercando va la cura de’ mortali,
oggi porrà in pace le tue fami». 117
«Quel dolce frutto (=la felicità terrena) che l’ansia dei mortali va cercando per tanti rami (=per tante vie), oggi acquieterà la tua fame (=tutti i tuoi desideri)». 117
Virgilio inverso me queste cotali
parole usò; e mai non furo strenne
che fosser di piacere a queste iguali. 120
Virgilio mi rivolse tali parole così solenni; e non [vi] furono mai doni augurali che fossero uguali a queste ne[l ]piacere (=così piacevoli). 120
Tanto voler sopra voler mi venne
de l’esser sù, ch’ad ogne passo poi
al volo mi sentia crescer le penne. 123
[Un] così grande desiderio di essere su (=in cima alla montagna) si aggiunse al desiderio [che avevo] (=di salire), che a ogni passo poi mi sentivo crescere le ali (=lo slancio) per volare (=per la salita). 123
Come la scala tutta sotto noi
fu corsa e fummo in su ‘l grado superno,
in me ficcò Virgilio li occhi suoi, 126
Appena tutta la scala sotto [di] noi fu velocemente percorsa e fummo sul gradino più alto, Virgilio fissò intensamente i suoi occhi su di me, 126
e disse: «Il temporal foco e l’etterno
veduto hai, figlio; e se’ venuto in parte
dov’io per me più oltre non discerno. 129
e disse: «Hai visto, figliolo, il fuoco temporaneo (=le pene del Purgatorio) e quello eterno (=le pene dell’Inferno); e sei giunto in [un] luogo dove io, per [quel che è in] me, non scorgo oltre. 129
Tratto t’ho qui con ingegno e con arte;
lo tuo piacere omai prendi per duce;
fuor se’ de l’erte vie, fuor se’ de l’arte. 132
Ti ho condotto qui con [l’] ingegno e [l’] esperienza; ormai prendi la tua volontà come guida; sei fuori dalle vie ripide, sei fuori dalle [vie] strette. 132
Vedi lo sol che ’n fronte ti riluce;
vedi l’erbette, i fiori e li arbuscelli
che qui la terra sol da sé produce. 135
Vedi il sole che ti splende in fronte; vedi le erbette, i fiori e gli arboscelli che la terra produce qui spontaneamente. 135
Mentre che vegnan lieti li occhi belli
che, lagrimando, a te venir mi fenno,
seder ti puoi e puoi andar tra elli. 138
Ti puoi sedere e puoi andare in mezzo a loro (=ai fiori e agli alberi) finchè non arriveranno lieti i begli occhi (=gli occhi di Beatrice) che, piangendo, mi spinsero a venire da te. 138
Non aspettar mio dir più né mio cenno;
libero, dritto e sano è tuo arbitrio,
e fallo fora non fare a suo senno: 143
Non aspettare più [una] mia parola nè [un] mio cenno; [la] tua volontà è libera, giusta e sana, e sarebbe [un] errore non agire secondo [le] sue indicazioni: 143
per ch’io te sovra te corono e mitrio». 142
per cui io ti conferisco la corona e la mitra di te stesso (=ti proclamo signore di te stesso)». 142
🖥️ Parafrasi affiancata
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Canto XXVII
Sì come quando i primi raggi vibra
là dove il suo fattor lo sangue sparse,
cadendo Ibero sotto l’alta Libra, 3
e l’onde in Gange da nona riarse,
sì stava il sole; onde ‘l giorno sen giva,
come l’angel di Dio lieto ci apparse. 6
Fuor de la fiamma stava in su la riva,
e cantava ‘Beati mundo corde!’
in voce assai più che la nostra viva. 9
Poscia «Più non si va, se pria non morde,
anime sante, il foco: intrate in esso,
e al cantar di là non siate sorde», 12
ci disse come noi li fummo presso;
per ch’io divenni tal, quando lo ‘ntesi,
qual è colui che ne la fossa è messo. 15
In su le man commesse mi protesi,
guardando il foco e imaginando forte
umani corpi già veduti accesi. 18
Volsersi verso me le buone scorte;
e Virgilio mi disse: «Figliuol mio,
qui può esser tormento, ma non morte. 21
Ricorditi, ricorditi! E se io
sovresso Gerion ti guidai salvo,
che farò ora presso più a Dio? 24
Credi per certo che se dentro a l’alvo
di questa fiamma stessi ben mille anni,
non ti potrebbe far d’un capel calvo. 27
E se tu forse credi ch’io t’inganni,
fatti ver lei, e fatti far credenza
con le tue mani al lembo d’i tuoi panni. 30
Pon giù omai, pon giù ogni temenza;
volgiti in qua e vieni: entra sicuro!».
E io pur fermo e contra coscienza. 33
Quando mi vide star pur fermo e duro,
turbato un poco disse: «Or vedi, figlio:
tra Beatrice e te è questo muro». 36
Come al nome di Tisbe aperse il ciglio
Piramo in su la morte, e riguardolla,
allor che ‘l gelso diventò vermiglio; 39
così, la mia durezza fatta solla,
mi volsi al savio duca, udendo il nome
che ne la mente sempre mi rampolla. 42
Ond’ei crollò la fronte e disse: «Come!
volenci star di qua?»; indi sorrise
come al fanciul si fa ch’è vinto al pome. 45
Poi dentro al foco innanzi mi si mise,
pregando Stazio che venisse retro,
che pria per lunga strada ci divise. 48
Sì com’fui dentro, in un bogliente vetro
gittato mi sarei per rinfrescarmi,
tant’era ivi lo ‘ncendio sanza metro. 51
Lo dolce padre mio, per confortarmi,
pur di Beatrice ragionando andava,
dicendo: «Li occhi suoi già veder parmi». 54
Guidavaci una voce che cantava
di là; e noi, attenti pur a lei,
venimmo fuor là ove si montava. 57
’Venite, benedicti Patris mei’,
sonò dentro a un lume che lì era,
tal che mi vinse e guardar nol potei. 60
«Lo sol sen va», soggiunse, «e vien la sera;
non v’arrestate, ma studiate il passo,
mentre che l’occidente non si annera». 63
Dritta salia la via per entro ‘l sasso
verso tal parte ch’io toglieva i raggi
dinanzi a me del sol ch’era già basso. 66
E di pochi scaglion levammo i saggi,
che ‘l sol corcar, per l’ombra che si spense,
sentimmo dietro e io e li miei saggi. 69
E pria che ‘n tutte le sue parti immense
fosse orizzonte fatto d’uno aspetto,
e notte avesse tutte sue dispense, 72
ciascun di noi d’un grado fece letto;
ché la natura del monte ci affranse
la possa del salir più e ‘l diletto. 75
Quali si stanno ruminando manse
le capre, state rapide e proterve
sovra le cime avante che sien pranse, 78
tacite a l’ombra, mentre che ‘l sol ferve,
guardate dal pastor, che ‘n su la verga
poggiato s’è e lor di posa serve; 81
e quale il mandrian che fori alberga,
lungo il pecuglio suo queto pernotta,
guardando perché fiera non lo sperga; 84
tali eravamo tutti e tre allotta,
io come capra, ed ei come pastori,
fasciati quinci e quindi d’alta grotta. 87
Poco parer potea lì del di fori;
ma, per quel poco, vedea io le stelle
di lor solere e più chiare e maggiori. 90
Sì ruminando e sì mirando in quelle,
mi prese il sonno; il sonno che sovente,
anzi che ‘l fatto sia, sa le novelle. 93
Ne l’ora, credo, che de l’oriente,
prima raggiò nel monte Citerea,
che di foco d’amor par sempre ardente, 96
giovane e bella in sogno mi parea
donna vedere andar per una landa
cogliendo fiori; e cantando dicea: 99
«Sappia qualunque il mio nome dimanda
ch’i’ mi son Lia, e vo movendo intorno
le belle mani a farmi una ghirlanda. 102
Per piacermi a lo specchio, qui m’addorno;
ma mia suora Rachel mai non si smaga
dal suo miraglio, e siede tutto giorno. 105
Ell’è d’i suoi belli occhi veder vaga
com’io de l’addornarmi con le mani;
lei lo vedere, e me l’ovrare appaga». 108
E già per li splendori antelucani,
che tanto a’ pellegrin surgon più grati,
quanto, tornando, albergan men lontani, 111
le tenebre fuggian da tutti lati,
e ‘l sonno mio con esse; ond’io leva’mi,
veggendo i gran maestri già levati. 114
«Quel dolce pome che per tanti rami
cercando va la cura de’ mortali,
oggi porrà in pace le tue fami». 117
Virgilio inverso me queste cotali
parole usò; e mai non furo strenne
che fosser di piacere a queste iguali. 120
Tanto voler sopra voler mi venne
de l’esser sù, ch’ad ogne passo poi
al volo mi sentia crescer le penne. 123
Come la scala tutta sotto noi
fu corsa e fummo in su ‘l grado superno,
in me ficcò Virgilio li occhi suoi, 126
e disse: «Il temporal foco e l’etterno
veduto hai, figlio; e se’ venuto in parte
dov’io per me più oltre non discerno. 129
Tratto t’ho qui con ingegno e con arte;
lo tuo piacere omai prendi per duce;
fuor se’ de l’erte vie, fuor se’ de l’arte. 132
Vedi lo sol che ’n fronte ti riluce;
vedi l’erbette, i fiori e li arbuscelli
che qui la terra sol da sé produce. 135
Mentre che vegnan lieti li occhi belli
che, lagrimando, a te venir mi fenno,
seder ti puoi e puoi andar tra elli. 138
Non aspettar mio dir più né mio cenno;
libero, dritto e sano è tuo arbitrio,
e fallo fora non fare a suo senno: 141
per ch’io te sovra te corono e mitrio». 142
Canto XXVII
Il sole stava così come (=occupava la stessa posizione) quando saetta i primi raggi là dove il suo creatore sparse il [proprio] sangue (=a Gerusalemme), mentre [l’] Ebro si trova sotto l’alta [la costellazione della] Bilancia, 3
e [mentre] le acque de[l] Gange sono riarse da[lla] nona (=dal sole di mezzogiorno); per cui il giorno se ne andava, quando l’angelo di Dio ci apparve lieto. 6
Stava sul margine [della cornice] fuori dalla fiamma, e cantava ‘Beati mundo corde’ (=‘Beati i puri di cuore’!) con [una] voce molto più intensa della nostra (=di quella umana). 9
Poi appena noi gli fummo accanto ci disse: «Non si va più [avanti], anime sante, se prima il fuoco non [vi] fa sentire il suo morso: entrate in esso, e non siate sorde al canto di là (=dall’altra parte)», 12
per cui io, quando lo intesi, diventai come colui che è messo nella fossa (=pallido e freddo come un cadavere). 15
Mi protesi [in alto] con le mani giunte, guardando il fuoco e immaginando vivamente corpi umani già visti bruciare (=visti bruciare su un rogo). 18
Le [mie] valide guide si volsero verso [di] me; e Virgilio mi disse: «Figlio mio, qui [ci] può essere sofferenza, ma non morte. 21
Ricordati, ricordati! E se io ti ho condotto incolume in groppa a Gerione, che [cosa non] farò ora più vicino a Dio? 24
Sappi per certo che se [tu] stessi in mezzo a queste fiamme anche mille anni, non ti potrebbero rendere privo di un [solo] capello. 27
E se tu forse credi che io ti inganni, avvicinati a esse, e fatti dare [una] prova dal lembo de[lla] tua veste con le tue mani. 30
Deponi ormai, deponi ogni timore; volgiti da questa parte e vieni: entra sicuro!». Ma io [stavo] ostinatamente fermo e contro [alla mia] coscienza. 33
Quando mi vide stare ancora fermo e irremovibile, un po’ turbato disse: «Ora vedi, figlio: tra Beatrice e te c’è [solo] questo muro». 36
Come Piramo, in punto di morte, aprì gli occhi al nome di Tisbe, e la guardò, quando il gelso diventò [poi] rosso (=produsse frutti rossi); 39
così, ammorbiditasi la mia durezza, mi volsi verso la saggia guida, udendo il nome che mi riaffiora sempre nella mente. 42
Perciò egli (=Virgilio) scosse il capo e disse: «[Ma] come! vogliamo [proprio] starcene da qua (=da questa parte)?»; quindi sorrise come si fa con il fanciullo che è convinto da un frutto. 45
Poi entrò nel fuoco davanti a me, pregando Stazio, che prima per [un] lungo tratto ci aveva divisi (=era stato in mezzo a noi), che venisse dietro [di me]. 48
Non appena fui dentro, mi sarei gettato nel vetro bollente (=fuso) per rinfrescarmi, tanto il calore lì era senza misura. 51
Il mio dolce padre, per confortarmi, andava parlando solo di Beatrice, dicendo: «Mi sembra di vedere già i suoi occhi». 54
Ci guidava una voce che cantava di là (=dall’altra parte); e noi, attenti solo a lei, uscimmo [dalle fiamme] là dove si saliva (=c’era la scala). 57
’Venite, benedicti Patris mei’, (=’Venite, benedetti del Padre mio’), risuonò dentro a una luce che era lì, tale che mi sopraffece e non la potei guardare. 60
Soggiunse: «Il sol se ne va e viene la sera; non fermatevi, ma affrettate il passo, finchè l’occidente non si oscura». 63
La via saliva dritta dentro la roccia verso [un] punto tale (=nella direzione ponente-levante) che io interrompevo davanti a me i raggi del sole che era già basso (=che stava tramontando). 66
E saggiammo [soltanto] pochi scalini (=facemmo in tempo a salire pochi scalini), che io e le mie guide sentimmo il sole coricarsi (=tramontare) dietro [di noi], per l’ombra che sparì. 69
E prima che [l’] orizzonte avesse assunto un unico aspetto (=fosse diventato di un solo colore) in tutte le sue immense parti, e [la] notte occupasse tutte [le] sue zone (=fosse dappertutto), 72
ciascuno di noi fece di un gradino [un] letto (=si coricò su un gradino); poichè la natura del monte ci tolse la forza e la voglia di salire oltre. 75
Come le capre, [che erano] state rapaci e irrequiete sopra le cime prima di essere sazie, [poi] se ne stanno mansuete quando ruminano, 78
silenziose all’ombra, mentre il sole arde, sorvegliate dal pastore, che si è poggiato sul bastone e concede loro il riposo; 81
e come il mandriano che si accampa fuori, pernotta tranquillo presso il suo gregge, vigilando affinchè [qualche] fiera non lo disperda; 84
tali eravamo allora tutti e tre, io come capra, ed essi come pastori, chiusi da una parte e dall’altra da[ll’] alta parete. 87
Lì poteva apparire poco dell’esterno; ma, per quel poco [che si poteva], io vedevo le stelle più luminose e grandi de[l] loro solito. 90
Così rimeditando e così osservandole, il sonno mi prese; il sonno che spesso conosce i fatti, prima che gli eventi accadano. 93
Nell’ora, credo, in cui dall’oriente Citerea (=il pianeta Venere), che sembra sempre ardere di [un] fuoco d’amore, mandò primamente i [suoi] raggi sulla montagna [del Purgatorio], 96
mi sembrava [di] vedere in sogno [una] donna giovane e bella camminare attraverso una campagna raccogliendo fiori; e cantando diceva: 99
«Chiunque domanda il mio nome, sappia che io sono Lia, e vado muovendo intorno le [mie] belle mani per farmi una ghirlanda. 102
Qui mi adorno, per piacermi [davanti] allo specchio; ma mia sorella Rachele non si allontana mai dal suo specchio, e siede [davanti a esso] tutto il giorno. 105
Lei è desiderosa [di] guardare i suoi begli occhi (=la vita contemplativa) come io di adornarmi con le mani (=la vita attiva); la contemplazione appaga lei, e l’operare me». 108
E ormai per il chiarore prima dell’alba, che sorge tanto più gradito per i pellegrini, quanto meno abitano lontano, durante il ritorno, 111
le tenebre fuggivano da ogni lato, e il mio sonno con esse; per cui io mi alzai, vedendo i miei] [grandi maestri già alzati. 114
«Quel dolce frutto (=la felicità terrena) che l’ansia dei mortali va cercando per tanti rami (=per tante vie), oggi acquieterà la tua fame (=tutti i tuoi desideri)». 117
Virgilio mi rivolse tali parole così solenni; e non [vi] furono mai doni augurali che fossero uguali a queste ne[l ]piacere (=così piacevoli). 120
[Un] così grande desiderio di essere su (=in cima alla montagna) si aggiunse al desiderio [che avevo] (=di salire), che a ogni passo poi mi sentivo crescere le ali (=lo slancio) per volare (=per la salita). 123
Appena tutta la scala sotto [di] noi fu velocemente percorsa e fummo sul gradino più alto, Virgilio fissò intensamente i suoi occhi su di me, 126
e disse: «Hai visto, figliolo, il fuoco temporaneo (=le pene del Purgatorio) e quello eterno (=le pene dell’Inferno); e sei giunto in [un] luogo dove io, per [quel che è in] me, non scorgo oltre. 129
Ti ho condotto qui con [l’] ingegno e [l’] esperienza; ormai prendi la tua volontà come guida; sei fuori dalle vie ripide, sei fuori dalle [vie] strette. 132
Vedi il sole che ti splende in fronte; vedi le erbette, i fiori e gli arboscelli che la terra produce qui spontaneamente. 135
Ti puoi sedere e puoi andare in mezzo a loro (=ai fiori e agli alberi) finchè non arriveranno lieti i begli occhi (=gli occhi di Beatrice) che, piangendo, mi spinsero a venire da te. 138
Non aspettare più [una] mia parola nè [un] mio cenno; [la] tua volontà è libera, giusta e sana, e sarebbe [un] errore non agire secondo [le] sue indicazioni: 141
per cui io ti conferisco la corona e la mitra di te stesso (=ti proclamo signore di te stesso)». 142