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Canto V
Io era già da quell’ombre partito,
e seguitava l’orme del mio duca,
quando di retro a me, drizzando ‘l dito, 3
Io mi ero già allontanato da quelle ombre, e seguivo le orme della mia guida, quando dietro di me, puntando il dito, 3
una gridò: «Ve’ che non par che luca
lo raggio da sinistra a quel di sotto,
e come vivo par che si conduca!». 6
una gridò: «Vedi che non sembra che il raggio [del sole] [che viene] da sinistra attraversi quello [che sta] sotto(=Dante), e sembra che si comporti come [un] vivo!». 6
Li occhi rivolsi al suon di questo motto,
e vidile guardar per maraviglia
pur me, pur me, e ‘l lume ch’era rotto. 9
Volsi lo sguardo verso il suono di queste parole, e le vidi (=le anime) guardare con meraviglia proprio me, proprio me, e la luce [del sole] che era interrotta. 9
«Perché l’animo tuo tanto s’impiglia»,
disse ‘l maestro, «che l’andare allenti?
che ti fa ciò che quivi si pispiglia? 12
[Allora] il maestro disse: «Perché il tuo animo rimane tanto irretito che rallenti il passo? che ti importa [di] ciò che si mormora qui? 12
Vien dietro a me, e lascia dir le genti:
sta come torre ferma, che non crolla
già mai la cima per soffiar di venti; 15
Vieni dietro di me, e lascia parlare la gente: sta’ come [una] torre salda, che non muove mai la cima per quanto soffi il vento; 15
ché sempre l’omo in cui pensier rampolla
sovra pensier, da sé dilunga il segno,
perché la foga l’un de l’altro insolla». 18
poichè l’uomo, in cui [un] pensiero sorge sopra [un altro] pensiero, allontana sempre da sè la meta, perchè la foga dell’uno (=del nuovo pensiero) indebolisce l’altro». 18
Che potea io ridir, se non «Io vegno»?
Dissilo, alquanto del color consperso
che fa l’uom di perdon talvolta degno. 21
Che [cosa] potevo io replicare, se non «Io vengo»? Lo dissi, [con il volto] un poco soffuso di quel colore (=del rossore della vergogna) che rende talvolta l’uomo degno di perdono. 21
E ‘ntanto per la costa di traverso
venivan genti innanzi a noi un poco,
cantando ‘Miserere’ a verso a verso. 24
E intanto lungo la parete [delle] anime avanzavano di traverso (=trasversalmente) a breve distanza da noi, cantando ‘Miserere’ a versetti alternati. 24
Quando s’accorser ch’i’ non dava loco
per lo mio corpo al trapassar d’i raggi,
mutar lor canto in un «oh!» lungo e roco; 27
Quando si accorsero che io non rendevo possibile il passaggio dei raggi [del sole] attraverso il mio corpo, trasformarono [il] loro canto in un «oh!» lungo e fioco; 27
e due di loro, in forma di messaggi,
corsero incontr’a noi e dimandarne:
«Di vostra condizion fatene saggi». 30
e due di loro, in veste di messaggeri, ci corsero incontro e ci domandarono: «Rendeteci edotti de[lla] vostra condizione». 30
E ‘l mio maestro: «Voi potete andarne
e ritrarre a color che vi mandaro
che ‘l corpo di costui è vera carne. 33
E il mio maestro: «Voi potete tornare indietro e riferire a coloro che vi mandarono che il corpo di costui è [di] carne vera (=che è vivo). 33
Se per veder la sua ombra restaro,
com’io avviso, assai è lor risposto:
fàccianli onore, ed essere può lor caro». 36
Se si sono fermati per aver visto la sua ombra, come io credo, è stato loro risposto a sufficienza: gli rendano onore, e [ciò] può essere loro utile». 36
Vapori accesi non vid’io sì tosto
di prima notte mai fender sereno,
né, sol calando, nuvole d’agosto, 39
che color non tornasser suso in meno;
e, giunti là, con li altri a noi dier volta
come schiera che scorre sanza freno. 42
Io non vidi mai vapori infiammati che fendessero [il] cielo all’inizio della notte (=stelle cadenti), né [che fendessero] [le] nuvole al calare del sole in agosto (=lampi estivi), tanto rapidamente, quanto coloro tornarono in alto in minor [tempo]; e, giunti là, si voltarono verso di noi con gli altri [spiriti] come [una] schiera che corre senza freno. 39-42
«Questa gente che preme a noi è molta,
e vegnonti a pregar», disse ‘l poeta:
«però pur va, e in andando ascolta». 45
Il poeta disse: «Queste anime che si accalcano intorno a noi sono molte, e vengono a pregarti: perciò continua a camminare, e camminando ascolta». 45
«O anima che vai per esser lieta
con quelle membra con le quai nascesti»,
venian gridando, «un poco il passo queta. 48
[Le anime] venivano gridando: «O anima che cammini per diventare beata con quelle membra con le quali nascesti, ferma un poco il [tuo] passo. 48
Guarda s’alcun di noi unqua vedesti,
sì che di lui di là novella porti:
deh, perché vai? deh, perché non t’arresti? 51
Guarda se hai mai visto qualcuno di noi, così che [tu] possa portare notizie di lui di là (=nel mondo): oh, perchè continui a camminare? oh, perchè non ti fermi? 51
Noi fummo tutti già per forza morti,
e peccatori infino a l’ultima ora;
quivi lume del ciel ne fece accorti, 54
Noi un tempo fummo tutti uccisi con [la] forza (=in modo violento), e [siamo stati] peccatori fino all’ultimo istante; in quel momento [una] luce del cielo (=la Grazia divina) ci rese consapevoli, 54
sì che, pentendo e perdonando, fora
di vita uscimmo a Dio pacificati,
che del disio di sé veder n’accora». 57
così che, pentendoci e perdonando, uscimmo da[lla] vita [terrena] pacificati con Dio, che ci consuma dal desiderio di vederlo». 57
E io: «Perché ne’ vostri visi guati,
non riconosco alcun; ma s’a voi piace
cosa ch’io possa, spiriti ben nati, 60
E io: «Benchè guardi nei vostri visi, non riconosco nessuno; ma se a voi piace (=se desiderate) [qual]cosa che io possa [fare], spiriti nati felicemente (=destinati alla beatitudine), 60
voi dite, e io farò per quella pace
che, dietro a’ piedi di sì fatta guida,
di mondo in mondo cercar mi si face». 63
voi dite[mela], e io [la] farò in nome di quella pace (=Dio) che mi si fa cercare (=mi viene chiesto di cercare) di mondo in mondo, dietro ai passi di [una] tale guida». 63
E uno incominciò: «Ciascun si fida
del beneficio tuo sanza giurarlo,
pur che ‘l voler nonpossa non ricida. 66
E uno incominciò: «Ciascuno si fida del tuo aiuto (=del favore che prometti) senza [bisogno di] giurarlo, a meno che l’impossibilità [di farlo] non tronchi (=non vanifichi) il [tuo] volere. 66
Ond’io, che solo innanzi a li altri parlo,
ti priego, se mai vedi quel paese
che siede tra Romagna e quel di Carlo, 69
Per cui io, che parlo da solo davanti agli altri, ti prego, se mai vedrai quel paese (=la Marca anconetana) che sta tra [la] Romagna e quello (=il regno) di Carlo (=Carlo II d’Angiò) (=il Regno di Napoli), 69
che tu mi sie di tuoi prieghi cortese
in Fano, sì che ben per me s’adori
pur ch’i’ possa purgar le gravi offese. 72
che tu mi usi la cortesia di [portare le] tue preghiere (=di intercedere per me) a Fano, così che si preghi per me utilmente (=da parte di persone buone) tanto che io possa espiare le [mie] gravi colpe. 72
Quindi fu’ io; ma li profondi fóri
ond’uscì ‘l sangue in sul quale io sedea,
fatti mi fuoro in grembo a li Antenori, 75
Io fui di là (=di Fano); ma le profonde ferite da cui uscì il sangue in cui io [anima] avevo sede mi furono inferte nel [territorio] dei discendenti di Antenore (=dei Padovani), 75
là dov’io più sicuro esser credea:
quel da Esti il fé far, che m’avea in ira
assai più là che dritto non volea. 78
là dove io credevo [di] essere più sicuro: lo fece fare (=mi fece uccidere) il [marchese] d’Este (=Azzo VIII d’Este), che mi aveva in odio molto più di quanto non volesse [la] giustizia (=oltre i limiti del giusto). 78
Ma s’io fosse fuggito inver’ la Mira,
quando fu’ sovragiunto ad Oriaco,
ancor sarei di là dove si spira. 81
Ma se io fossi fuggito verso Mira, quando fui raggiunto a Oriago, sarei ancora là dove si respira (=sarei ancora vivo). 81
Corsi al palude, e le cannucce e ‘l braco
m’impigliar sì ch’i’ caddi; e lì vid’io
de le mie vene farsi in terra laco». 84
Corsi verso la palude, e le canne e il fango mi impacciarono tanto che io caddi; e lì io vidi formarsi a terra [un] lago dalle mie vene». 84
Poi disse un altro: «Deh, se quel disio
si compia che ti tragge a l’alto monte,
con buona pietate aiuta il mio! 87
Poi un altro disse: «Oh, possa realizzarsi quel desiderio che ti conduce verso la sommità del monte, [e tu] con benevola misericordia aiuta il mio [desiderio a realizzarsi]! 87
Io fui di Montefeltro, io son Bonconte;
Giovanna o altri non ha di me cura;
per ch’io vo tra costor con bassa fronte». 90
Io fui [della famiglia] de[i] Montefeltro, io sono Buonconte; Giovanna o altri [familiari] non si preoccupano per me; per cui io cammino tra costoro a capo chino». 90
E io a lui: «Qual forza o qual ventura
ti traviò sì fuor di Campaldino,
che non si seppe mai tua sepultura?». 93
E io a lui: «Quale violenza o quale caso fortuito ti trascinò così fuori da Campaldino, che non si seppe mai [dove fosse la] tua sepoltura?». 93
«Oh!», rispuos’elli, «a piè del Casentino
traversa un’acqua c’ha nome l’Archiano,
che sovra l’Ermo nasce in Apennino. 96
Egli rispose: «Oh! a[i] piedi del Casentino scorre un [corso d’] acqua che ha nome Archiano, che nasce sopra l’Eremo [di Camaldoli] su[ll’] Appennino. 96
Là ‘ve ‘l vocabol suo diventa vano,
arriva’ io forato ne la gola,
fuggendo a piede e sanguinando il piano. 99
Là dove il suo nome diventa inutile (=dove sfocia), arrivai io trafitto nella gola, fuggendo a piedi e insanguinando il terreno. 99
Quivi perdei la vista e la parola;
nel nome di Maria fini’, e quivi
caddi, e rimase la mia carne sola. 102
Qui persi la vista e la parola; finii [la vita] nel nome (=invocando il nome) di Maria, e qui caddi, e il mio corpo rimase solo (=senza l’anima). 102
Io dirò vero e tu ‘l ridì tra’ vivi:
l’angel di Dio mi prese, e quel d’inferno
gridava: "O tu del ciel, perché mi privi? 105
Io dirò [la] verità e tu ridilla tra i vivi: l’angelo di Dio mi prese, e quello de[ll’] inferno (=il diavolo) gridava: "O tu [che sei un angelo] del cielo, perchè mi privi [di quest’anima]? 105
Tu te ne porti di costui l’etterno
per una lagrimetta che ‘l mi toglie;
ma io farò de l’altro altro governo!". 108
Tu te ne porti via la parte immortale di costui (=l’anima) per una sola lacrimetta che me lo toglie; ma io farò [ben] diverso trattamento dell’altra [parte] (=del corpo)!". 108
Ben sai come ne l’aere si raccoglie
quell’umido vapor che in acqua riede,
tosto che sale dove ‘l freddo il coglie. 111
Sai bene come nell’aria si raccoglie quel vapore umido (=quel vapor acqueo) che ritorna [sulla terra] in [forma d’] acqua, non appena sale dove lo coglie il freddo. 111
Giunse quel mal voler che pur mal chiede
con lo ‘ntelletto, e mosse il fummo e ‘l vento
per la virtù che sua natura diede. 114
Sopraggiunse quella malvagia volontà (=quel demonio) che con l’intelletto chiede solo [il] male, e mise in moto il fumo e il vento grazie al potere che la sua natura [gli] diede. 114
Indi la valle, come ‘l dì fu spento,
da Pratomagno al gran giogo coperse
di nebbia; e ‘l ciel di sopra fece intento, 117
Poi, appena il giorno fu spento (=la luce del sole svanì), [egli] coprì di nebbia [la valle] da Pratomagno alla grande giogaia (=alla giogaia di Camaldoli); e rese il cielo sovrastante denso [di vapori], 117
sì che ‘l pregno aere in acqua si converse;
la pioggia cadde e a’ fossati venne
di lei ciò che la terra non sofferse; 120
così che l’aria satura si trasformò in acqua; cadde la pioggia e giunse ai fossati ciò che di essa la terra non assorbì; 120
e come ai rivi grandi si convenne,
ver’ lo fiume real tanto veloce
si ruinò, che nulla la ritenne. 123
e quando confluì nei torrenti [più] grandi, precipitò tanto velocemente verso il fiume maggiore (=l’Arno), che nulla la trattenne. 123
Lo corpo mio gelato in su la foce
trovò l’Archian rubesto; e quel sospinse
ne l’Arno, e sciolse al mio petto la croce 126
L’Archiano impetuoso trovò il mio corpo gelato sulla [sua] foce; e lo sospinse nell’Arno, e sciolse sul mio petto la croce 126
ch’i’ fe’ di me quando ‘l dolor mi vinse;
voltòmmi per le ripe e per lo fondo,
poi di sua preda mi coperse e cinse». 129
che io avevo fatto con le mie braccia quando il dolore [del pentimento] mi vinse; mi rivoltò lungo le rive e lungo il fondo, poi mi coprì e [mi] avvolse con [i] suoi detriti». 129
«Deh, quando tu sarai tornato al mondo,
e riposato de la lunga via»,
seguitò ‘l terzo spirito al secondo, 132
Il terzo spirito parlò di seguito al secondo: «Oh, quando tu sarai tornato nel mondo, e [ti sarai] riposato dal lungo viaggio, 132
«ricorditi di me, che son la Pia:
Siena mi fé, disfecemi Maremma:
salsi colui che ‘nnanellata pria 135
disposando m’avea con la sua gemma». 136
ricordati di me, che sono la Pia: Siena mi fece (=mi dette la vita), mi disfece [la] Maremma (=mi dette la morte): lo sa per sé (=ne è ben cosciente/lo sa bene) colui che prima mi aveva messo l’anello con la sua gemma, dichiarando[si] [così] pronto a prendermi in sposa». 135-136
🖥️ Parafrasi affiancata
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Canto V
Io era già da quell’ombre partito,
e seguitava l’orme del mio duca,
quando di retro a me, drizzando ‘l dito, 3
una gridò: «Ve’ che non par che luca
lo raggio da sinistra a quel di sotto,
e come vivo par che si conduca!». 6
Li occhi rivolsi al suon di questo motto,
e vidile guardar per maraviglia
pur me, pur me, e ‘l lume ch’era rotto. 9
«Perché l’animo tuo tanto s’impiglia»,
disse ‘l maestro, «che l’andare allenti?
che ti fa ciò che quivi si pispiglia? 12
Vien dietro a me, e lascia dir le genti:
sta come torre ferma, che non crolla
già mai la cima per soffiar di venti; 15
ché sempre l’omo in cui pensier rampolla
sovra pensier, da sé dilunga il segno,
perché la foga l’un de l’altro insolla». 18
Che potea io ridir, se non «Io vegno»?
Dissilo, alquanto del color consperso
che fa l’uom di perdon talvolta degno. 21
E ‘ntanto per la costa di traverso
venivan genti innanzi a noi un poco,
cantando ‘Miserere’ a verso a verso. 24
Quando s’accorser ch’i’ non dava loco
per lo mio corpo al trapassar d’i raggi,
mutar lor canto in un «oh!» lungo e roco; 27
e due di loro, in forma di messaggi,
corsero incontr’a noi e dimandarne:
«Di vostra condizion fatene saggi». 30
E ‘l mio maestro: «Voi potete andarne
e ritrarre a color che vi mandaro
che ‘l corpo di costui è vera carne. 33
Se per veder la sua ombra restaro,
com’io avviso, assai è lor risposto:
fàccianli onore, ed essere può lor caro». 36
Vapori accesi non vid’io sì tosto
di prima notte mai fender sereno,
né, sol calando, nuvole d’agosto, 39
che color non tornasser suso in meno;
e, giunti là, con li altri a noi dier volta
come schiera che scorre sanza freno. 42
«Questa gente che preme a noi è molta,
e vegnonti a pregar», disse ‘l poeta:
«però pur va, e in andando ascolta». 45
«O anima che vai per esser lieta
con quelle membra con le quai nascesti»,
venian gridando, «un poco il passo queta. 48
Guarda s’alcun di noi unqua vedesti,
sì che di lui di là novella porti:
deh, perché vai? deh, perché non t’arresti? 51
Noi fummo tutti già per forza morti,
e peccatori infino a l’ultima ora;
quivi lume del ciel ne fece accorti, 54
sì che, pentendo e perdonando, fora
di vita uscimmo a Dio pacificati,
che del disio di sé veder n’accora». 57
E io: «Perché ne’ vostri visi guati,
non riconosco alcun; ma s’a voi piace
cosa ch’io possa, spiriti ben nati, 60
voi dite, e io farò per quella pace
che, dietro a’ piedi di sì fatta guida,
di mondo in mondo cercar mi si face». 63
E uno incominciò: «Ciascun si fida
del beneficio tuo sanza giurarlo,
pur che ‘l voler nonpossa non ricida. 66
Ond’io, che solo innanzi a li altri parlo,
ti priego, se mai vedi quel paese
che siede tra Romagna e quel di Carlo, 69
che tu mi sie di tuoi prieghi cortese
in Fano, sì che ben per me s’adori
pur ch’i’ possa purgar le gravi offese. 72
Quindi fu’ io; ma li profondi fóri
ond’uscì ‘l sangue in sul quale io sedea,
fatti mi fuoro in grembo a li Antenori, 75
là dov’io più sicuro esser credea:
quel da Esti il fé far, che m’avea in ira
assai più là che dritto non volea. 78
Ma s’io fosse fuggito inver’ la Mira,
quando fu’ sovragiunto ad Oriaco,
ancor sarei di là dove si spira. 81
Corsi al palude, e le cannucce e ‘l braco
m’impigliar sì ch’i’ caddi; e lì vid’io
de le mie vene farsi in terra laco». 84
Poi disse un altro: «Deh, se quel disio
si compia che ti tragge a l’alto monte,
con buona pietate aiuta il mio! 87
Io fui di Montefeltro, io son Bonconte;
Giovanna o altri non ha di me cura;
per ch’io vo tra costor con bassa fronte». 90
E io a lui: «Qual forza o qual ventura
ti traviò sì fuor di Campaldino,
che non si seppe mai tua sepultura?». 93
«Oh!», rispuos’elli, «a piè del Casentino
traversa un’acqua c’ha nome l’Archiano,
che sovra l’Ermo nasce in Apennino. 96
Là ‘ve ‘l vocabol suo diventa vano,
arriva’ io forato ne la gola,
fuggendo a piede e sanguinando il piano. 99
Quivi perdei la vista e la parola;
nel nome di Maria fini’, e quivi
caddi, e rimase la mia carne sola. 102
Io dirò vero e tu ‘l ridì tra’ vivi:
l’angel di Dio mi prese, e quel d’inferno
gridava: "O tu del ciel, perché mi privi? 105
Tu te ne porti di costui l’etterno
per una lagrimetta che ‘l mi toglie;
ma io farò de l’altro altro governo!". 108
Ben sai come ne l’aere si raccoglie
quell’umido vapor che in acqua riede,
tosto che sale dove ‘l freddo il coglie. 111
Giunse quel mal voler che pur mal chiede
con lo ‘ntelletto, e mosse il fummo e ‘l vento
per la virtù che sua natura diede. 114
Indi la valle, come ‘l dì fu spento,
da Pratomagno al gran giogo coperse
di nebbia; e ‘l ciel di sopra fece intento, 117
sì che ‘l pregno aere in acqua si converse;
la pioggia cadde e a’ fossati venne
di lei ciò che la terra non sofferse; 120
e come ai rivi grandi si convenne,
ver’ lo fiume real tanto veloce
si ruinò, che nulla la ritenne. 123
Lo corpo mio gelato in su la foce
trovò l’Archian rubesto; e quel sospinse
ne l’Arno, e sciolse al mio petto la croce 126
ch’i’ fe’ di me quando ‘l dolor mi vinse;
voltòmmi per le ripe e per lo fondo,
poi di sua preda mi coperse e cinse». 129
«Deh, quando tu sarai tornato al mondo,
e riposato de la lunga via»,
seguitò ‘l terzo spirito al secondo, 132
«ricorditi di me, che son la Pia:
Siena mi fé, disfecemi Maremma:
salsi colui che ‘nnanellata pria 135
disposando m’avea con la sua gemma». 136
Canto V
Io mi ero già allontanato da quelle ombre, e seguivo le orme della mia guida, quando dietro di me, puntando il dito, 3
una gridò: «Vedi che non sembra che il raggio [del sole] [che viene] da sinistra attraversi quello [che sta] sotto(=Dante), e sembra che si comporti come [un] vivo!». 6
Volsi lo sguardo verso il suono di queste parole, e le vidi (=le anime) guardare con meraviglia proprio me, proprio me, e la luce [del sole] che era interrotta. 9
[Allora] il maestro disse: «Perché il tuo animo rimane tanto irretito che rallenti il passo? che ti importa [di] ciò che si mormora qui? 12
Vieni dietro di me, e lascia parlare la gente: sta’ come [una] torre salda, che non muove mai la cima per quanto soffi il vento; 15
poichè l’uomo, in cui [un] pensiero sorge sopra [un altro] pensiero, allontana sempre da sè la meta, perchè la foga dell’uno (=del nuovo pensiero) indebolisce l’altro». 18
Che [cosa] potevo io replicare, se non «Io vengo»? Lo dissi, [con il volto] un poco soffuso di quel colore (=del rossore della vergogna) che rende talvolta l’uomo degno di perdono. 21
E intanto lungo la parete [delle] anime avanzavano di traverso (=trasversalmente) a breve distanza da noi, cantando ‘Miserere’ a versetti alternati. 24
Quando si accorsero che io non rendevo possibile il passaggio dei raggi [del sole] attraverso il mio corpo, trasformarono [il] loro canto in un «oh!» lungo e fioco; 27
e due di loro, in veste di messaggeri, ci corsero incontro e ci domandarono: «Rendeteci edotti de[lla] vostra condizione». 30
E il mio maestro: «Voi potete tornare indietro e riferire a coloro che vi mandarono che il corpo di costui è [di] carne vera (=che è vivo). 33
Se si sono fermati per aver visto la sua ombra, come io credo, è stato loro risposto a sufficienza: gli rendano onore, e [ciò] può essere loro utile». 36
Io non vidi mai vapori infiammati che fendessero [il] cielo all’inizio della notte (=stelle cadenti), né [che fendessero] [le] nuvole al calare del sole in agosto (=lampi estivi), tanto rapidamente, 39
quanto coloro tornarono in alto in minor [tempo]; e, giunti là, si voltarono verso di noi con gli altri [spiriti] come [una] schiera che corre senza freno. 42
Il poeta disse: «Queste anime che si accalcano intorno a noi sono molte, e vengono a pregarti: perciò continua a camminare, e camminando ascolta». 45
[Le anime] venivano gridando: «O anima che cammini per diventare beata con quelle membra con le quali nascesti, ferma un poco il [tuo] passo. 48
Guarda se hai mai visto qualcuno di noi, così che [tu] possa portare notizie di lui di là (=nel mondo): oh, perchè continui a camminare? oh, perchè non ti fermi? 51
Noi un tempo fummo tutti uccisi con [la] forza (=in modo violento), e [siamo stati] peccatori fino all’ultimo istante; in quel momento [una] luce del cielo (=la Grazia divina) ci rese consapevoli, 54
così che, pentendoci e perdonando, uscimmo da[lla] vita [terrena] pacificati con Dio, che ci consuma dal desiderio di vederlo». 57
E io: «Benchè guardi nei vostri visi, non riconosco nessuno; ma se a voi piace (=se desiderate) [qual]cosa che io possa [fare], spiriti nati felicemente (=destinati alla beatitudine), 60
voi dite[mela], e io [la] farò in nome di quella pace (=Dio) che mi si fa cercare (=mi viene chiesto di cercare) di mondo in mondo, dietro ai passi di [una] tale guida». 63
E uno incominciò: «Ciascuno si fida del tuo aiuto (=del favore che prometti) senza [bisogno di] giurarlo, a meno che l’impossibilità [di farlo] non tronchi (=non vanifichi) il [tuo] volere. 66
Per cui io, che parlo da solo davanti agli altri, ti prego, se mai vedrai quel paese (=la Marca anconetana) che sta tra [la] Romagna e quello (=il regno) di Carlo (=Carlo II d’Angiò) (=il Regno di Napoli), 69
che tu mi usi la cortesia di [portare le] tue preghiere (=di intercedere per me) a Fano, così che si preghi per me utilmente (=da parte di persone buone) tanto che io possa espiare le [mie] gravi colpe. 72
Io fui di là (=di Fano); ma le profonde ferite da cui uscì il sangue in cui io [anima] avevo sede mi furono inferte nel [territorio] dei discendenti di Antenore (=dei Padovani), 75
là dove io credevo [di] essere più sicuro: lo fece fare (=mi fece uccidere) il [marchese] d’Este (=Azzo VIII d’Este), che mi aveva in odio molto più di quanto non volesse [la] giustizia (=oltre i limiti del giusto). 78
Ma se io fossi fuggito verso Mira, quando fui raggiunto a Oriago, sarei ancora là dove si respira (=sarei ancora vivo). 81
Corsi verso la palude, e le canne e il fango mi impacciarono tanto che io caddi; e lì io vidi formarsi a terra [un] lago dalle mie vene». 84
Poi un altro disse: «Oh, possa realizzarsi quel desiderio che ti conduce verso la sommità del monte, [e tu] con benevola misericordia aiuta il mio [desiderio a realizzarsi]! 87
Io fui [della famiglia] de[i] Montefeltro, io sono Buonconte; Giovanna o altri [familiari] non si preoccupano per me; per cui io cammino tra costoro a capo chino». 90
E io a lui: «Quale violenza o quale caso fortuito ti trascinò così fuori da Campaldino, che non si seppe mai [dove fosse la] tua sepoltura?». 93
Egli rispose: «Oh! a[i] piedi del Casentino scorre un [corso d’] acqua che ha nome Archiano, che nasce sopra l’Eremo [di Camaldoli] su[ll’] Appennino. 96
Là dove il suo nome diventa inutile (=dove sfocia), arrivai io trafitto nella gola, fuggendo a piedi e insanguinando il terreno. 99
Qui persi la vista e la parola; finii [la vita] nel nome (=invocando il nome) di Maria, e qui caddi, e il mio corpo rimase solo (=senza l’anima). 102
Io dirò [la] verità e tu ridilla tra i vivi: l’angelo di Dio mi prese, e quello de[ll’] inferno (=il diavolo) gridava: "O tu [che sei un angelo] del cielo, perchè mi privi [di quest’anima]? 105
Tu te ne porti via la parte immortale di costui (=l’anima) per una sola lacrimetta che me lo toglie; ma io farò [ben] diverso trattamento dell’altra [parte] (=del corpo)!". 108
Sai bene come nell’aria si raccoglie quel vapore umido (=quel vapor acqueo) che ritorna [sulla terra] in [forma d’] acqua, non appena sale dove lo coglie il freddo. 111
Sopraggiunse quella malvagia volontà (=quel demonio) che con l’intelletto chiede solo [il] male, e mise in moto il fumo e il vento grazie al potere che la sua natura [gli] diede. 114
Poi, appena il giorno fu spento (=la luce del sole svanì), [egli] coprì di nebbia [la valle] da Pratomagno alla grande giogaia (=alla giogaia di Camaldoli); e rese il cielo sovrastante denso [di vapori], 117
così che l’aria satura si trasformò in acqua; cadde la pioggia e giunse ai fossati ciò che di essa la terra non assorbì; 120
e quando confluì nei torrenti [più] grandi, precipitò tanto velocemente verso il fiume maggiore (=l’Arno), che nulla la trattenne. 123
L’Archiano impetuoso trovò il mio corpo gelato sulla [sua] foce; e lo sospinse nell’Arno, e sciolse sul mio petto la croce 126
che io avevo fatto con le mie braccia quando il dolore [del pentimento] mi vinse; mi rivoltò lungo le rive e lungo il fondo, poi mi coprì e [mi] avvolse con [i] suoi detriti». 129
Il terzo spirito parlò di seguito al secondo: «Oh, quando tu sarai tornato nel mondo, e [ti sarai] riposato dal lungo viaggio, 132
ricordati di me, che sono la Pia: Siena mi fece (=mi dette la vita), mi disfece [la] Maremma (=mi dette la morte): lo sa per sé (=ne è ben cosciente/lo sa bene) colui che prima mi aveva messo l’anello con la sua gemma, dichiarando[si] [così] pronto a prendermi in sposa». 135-136