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Canto XVI
Buio d’inferno e di notte privata
d’ogne pianeto, sotto pover cielo,
quant’esser può di nuvol tenebrata, 3
[Il] buio dell’Inferno e di [una] notte priva di ogni astro, sotto [un] cielo povero [di stelle], ottenebrata quanto più possibile da nubi, 3
non fece al viso mio sì grosso velo
come quel fummo ch’ivi ci coperse,
né a sentir di così aspro pelo, 6
non stese [mai] sulla mia vista [un] velo così spesso come quel fumo che ci avvolse lì, nè così pungente a sentir[si], 6
che l’occhio stare aperto non sofferse;
onde la scorta mia saputa e fida
mi s’accostò e l’omero m’offerse. 9
tanto che gli occhi non sopportarono [di] stare aperti; per cui la mia guida sapiente e fidata mi si avvicinò e mi offrì la spalla. 9
Sì come cieco va dietro a sua guida
per non smarrirsi e per non dar di cozzo
in cosa che ‘l molesti, o forse ancida, 12
Così come [un] cieco segue la sua guida per non smarrirsi e non cozzare contro qualcosa che gli faccia male, o forse [che l’] uccida, 12
m’andava io per l’aere amaro e sozzo,
ascoltando il mio duca che diceva
pur: «Guarda che da me tu non sia mozzo». 15
io camminavo attraverso quell’aria acre e sudicia, ascoltando la mia guida che continuava a dire: «Fai in modo di non essere separato da me». 15
Io sentia voci, e ciascuna pareva
pregar per pace e per misericordia
l’Agnel di Dio che le peccata leva. 18
Io sentivo [delle] voci, e ognuna sembrava pregare per [la] pace e [la] misericordia l’Agnello di Dio che toglie i peccati. 18
Pur ‘Agnus Dei’ eran le loro essordia;
una parola in tutte era e un modo,
sì che parea tra esse ogne concordia. 21
I loro inizi (=le loro parole iniziali) erano sempre ‘Agnus Dei’ (= “Agnello di Dio”); la preghiera e l’intonazione erano identiche in tutte [le anime], tanto che appariva tra loro [una] perfetta concordia. 21
«Quei sono spirti, maestro, ch’i’ odo?»,
diss’io. Ed elli a me: «Tu vero apprendi,
e d’iracundia van solvendo il nodo». 24
Io dissi: «Sono spiriti, maestro, quelli che io sento?». Ed egli a me: «Tu hai colto [la] verità, e stanno sciogliendo il nodo de[ll’] iracondia (=espiando il peccato di iracondia)». 24
«Or tu chi se’ che ‘l nostro fummo fendi,
e di noi parli pur come se tue
partissi ancor lo tempo per calendi?». 27
«Ebbene chi sei tu che fendi il nostro fumo, e parli di noi proprio come se tu ripartissi ancora il tempo in mesi (=fossi vivo)?». 27
Così per una voce detto fue;
onde ‘l maestro mio disse: «Rispondi,
e domanda se quinci si va sùe». 30
Così fu detto da una voce; per cui il mio maestro disse: «Rispondi, e domanda se da qui si sale». 30
E io: «O creatura che ti mondi
per tornar bella a colui che ti fece,
maraviglia udirai, se mi secondi». 33
E io: «O creatura che ti purifichi per ritornare bella (=pura) presso Colui che ti ha creato, udrai cose meravigliose, se mi segui». 33
«Io ti seguiterò quanto mi lece»,
rispuose; «e se veder fummo non lascia,
l’udir ci terrà giunti in quella vece». 36
Rispose: «Io ti seguirò fin dove mi è lecito, e se [il] fumo non permette [di] vedere, l’udito ci terrà uniti al suo posto (=al posto della vista)». 36
Allora incominciai: «Con quella fascia
che la morte dissolve men vo suso,
e venni qui per l’infernale ambascia. 39
Allora cominciai: «Salgo con quell’involucro (=con il corpo) che la morte dissolve, e sono giunto qui attraverso i dolori dell’inferno. 39
E se Dio m’ha in sua grazia rinchiuso,
tanto che vuol ch’i’ veggia la sua corte
per modo tutto fuor del moderno uso, 42
E se [è vero che] Dio mi ha accolto ne[lla] sua grazia, tanto che vuole che io veda la sua corte [celeste] in [un] modo del tutto inconsueto per l’uso moderno, 42
non mi celar chi fosti anzi la morte,
ma dilmi, e dimmi s’i’ vo bene al varco;
e tue parole fier le nostre scorte». 45
non nascondermi chi sei stato prima della morte, ma dimmelo, e dimmi se vado bene (=nella giusta direzione) verso il passaggio; e [le] tue parole saranno le nostre guide». 45
«Lombardo fui, e fu’ chiamato Marco;
del mondo seppi, e quel valore amai
al quale ha or ciascun disteso l’arco. 48
«Fui lombardo, e fui chiamato Marco; fui esperto del mondo, e amai quella virtù nei confronti della quale ora ognuno ha allentato l’arco (=verso cui nessuno più mira). 48
Per montar sù dirittamente vai».
Così rispuose, e soggiunse: «I’ ti prego
che per me prieghi quando sù sarai». 51
Per salire vai dritto». Così rispose, e aggiunse: «Io ti prego di pregare per me quando sarai lassù». 51
E io a lui: «Per fede mi ti lego
di far ciò che mi chiedi; ma io scoppio
dentro ad un dubbio, s’io non me ne spiego. 54
E io a lui: «Mi impegno con giuramento a fare ciò che mi chiedi; ma io scoppio dentro a un dubbio, se io non me ne libero. 54
Prima era scempio, e ora è fatto doppio
ne la sentenza tua, che mi fa certo
qui, e altrove, quello ov’io l’accoppio. 57
Prima [il mio dubbio] era semplice, e ora è stato raddoppiato dalla tua affermazione, che mi dà la certezza qui [per le tue parole], e altrove [per le parole di Guido del Duca], del fatto a cui io lo riporto (=mi dà la certezza della corruzione del mondo a cui riporto il mio dubbio). 57
Lo mondo è ben così tutto diserto
d’ogne virtute, come tu mi sone,
e di malizia gravido e coverto; 60
Il mondo è davvero del tutto abbandonato da ogni virtù, come tu mi dici, e pieno e coperto di malvagità; 60
ma priego che m’addite la cagione,
sì ch’i’ la veggia e ch’i’ la mostri altrui;
ché nel cielo uno, e un qua giù la pone». 63
ma [ti] prego di indicarmi la causa, così che io la veda e che io la mostri agli altri [uomini]; perchè alcuni [la pongono] nel cielo (=negli influssi degli astri), e altri la pongono quaggiù (=nella volontà degli uomini)». 63
Alto sospir, che duolo strinse in «uhi!»,
mise fuor prima; e poi cominciò: «Frate,
lo mondo è cieco, e tu vien ben da lui. 66
Prima emise [un] sospiro profondo, che il dolore condensò in [un] «uhi!», e poi cominciò: «Fratello, il mondo è cieco, e tu vieni proprio da esso. 66
Voi che vivete ogne cagion recate
pur suso al cielo, pur come se tutto
movesse seco di necessitate. 69
Voi che vivete attribuite ogni causa solamente al cielo, proprio come se [esso] necessariamente muovesse tutto con sè. 69
Se così fosse, in voi fora distrutto
libero arbitrio, e non fora giustizia
per ben letizia, e per male aver lutto. 72
Se così fosse, [il] libero arbitrio sarebbe distrutto, e non sarebbe giusto avere [la] beatitudine per [il] bene [compiuto] e [la] dannazione per [il] male. 72
Lo cielo i vostri movimenti inizia;
non dico tutti, ma, posto ch’i’ ‘l dica,
lume v’è dato a bene e a malizia, 75
Il cielo dà [un primo] impulso ai vostri moti [dell’animo]; non dico a tutti, ma, anche se io lo dicessi, vi è stata data una luce [per discernere] [il] bene e [il] male, 75
e libero voler; che, se fatica
ne le prime battaglie col ciel dura,
poi vince tutto, se ben si notrica. 78
e [una] volontà libera (=il libero arbitrio); che, [anche] se dura fatica (=incontra difficoltà) nelle prime battaglie con il cielo (=con gli influssi celesti), poi vince completamente, se viene nutrita bene (= se viene educata bene). 78
A maggior forza e a miglior natura
liberi soggiacete; e quella cria
la mente in voi, che ‘l ciel non ha in sua cura. 81
[Sebbene] liberi [voi uomini] siete sottoposti a [una] forza maggiore e a [una] natura migliore [rispetto a quella degli astri]; e quella (=Dio) crea in voi l’anima razionale (=intelligenza e volontà), che il cielo non ha in suo potere. 81
Però, se ’l mondo presente disvia,
in voi è la cagione, in voi si cheggia;
e io te ne sarò or vera spia. 84
Perciò, se il mondo attuale esce dalla retta via, la causa è in voi, in voi si cerchi; e ora io te ne sarò verace informatore. 84
Esce di mano a lui che la vagheggia
prima che sia, a guisa di fanciulla
che piangendo e ridendo pargoleggia, 87
l’anima semplicetta che sa nulla,
salvo che, mossa da lieto fattore,
volontier torna a ciò che la trastulla. 90
L’anima ingenua che [non] sa nulla esce di mano a colui (=Dio) che la contempla [nella propria mente] prima che [essa] esista, come una fanciulla che, piangendo e ridendo, pargoleggia (=segue come un bambino l’istinto e non la ragione), salvo che, mossa da[l suo] Creatore felice, si volge spontaneamente a ciò che la diletta. 87-90
Di picciol bene in pria sente sapore;
quivi s’inganna, e dietro ad esso corre,
se guida o fren non torce suo amore. 93
Dapprima assapora [i] beni limitati [della terra]; qui si inganna, e corre dietro a essi, se [una] giuda o [un] freno non deviano [il] suo amore [in un’altra direzione]. 93
Onde convenne legge per fren porre;
convenne rege aver che discernesse
de la vera cittade almen la torre. 96
Perciò fu necessario stabilire [la] legge come freno; fu necessario avere [un] sovrano che discernesse almeno la torre (=la parte più alta: la giustizia) della vera città (=la società organizzata nella quale gli uomini possano realizzare la legge di Dio). 96
Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?
Nullo, però che ’l pastor che procede,
rugumar può, ma non ha l’unghie fesse; 99
Le leggi ci sono, ma chi le applica? Nessuno, perchè il pastore (=il Papa) che procede (=guida il gregge) può ruminare, ma non ha le unghie divise (=è in grado di interpretare le sacre scritture, ma non sa tenere separato il bene dal male a livello politico); 99
per che la gente, che sua guida vede
pur a quel ben fedire ond’ella è ghiotta,
di quel si pasce, e più oltre non chiede. 102
per cui la gente, che vede [la] sua guida tendere solo a quel bene di cui lei [stessa] è ghiotta, si nutre di quello, e non chiede altro. 102
Ben puoi veder che la mala condotta
è la cagion che ’l mondo ha fatto reo,
e non natura che ’n voi sia corrotta. 105
Puoi ben vedere che la cattiva guida [dei pontefici] è la causa che ha reso il mondo malvagio e non [il fatto che la] vostra natura [umana] sia corrotta [dagli influssi celesti]. 105
Soleva Roma, che ’l buon mondo feo,
due soli aver, che l’una e l’altra strada
facean vedere, e del mondo e di Deo. 108
Roma, che rese civile il mondo, era solita avere due soli (=l’autorità religiosa e quella politica), che mostravano l’una e l’altra strada, e del mondo e di Dio. 108
L’un l’altro ha spento; ed è giunta la spada
col pasturale, e l’un con l’altro insieme
per viva forza mal convien che vada; 111
[In seguito] l’uno (=l’un sole) ha spento l’altro; e la spada è congiunta col pastorale, e l’uno con l’altro, tenuti insieme, a viva forza è naturale che vadano male (=producano effetti cattivi). 111
però che, giunti, l’un l’altro non teme:
se non mi credi, pon mente a la spiga,
ch’ogn’erba si conosce per lo seme. 114
perchè, congiunti, l’uno non teme l’altro: se non mi credi, pensa ai frutti (=al risultato), perchè ogni pianta si conosce dal seme. 114
In sul paese ch’Adice e Po riga,
solea valore e cortesia trovarsi,
prima che Federigo avesse briga; 117
Nel paese che [l’] Adige e [il] Po solcano (= in Lombardia), solevano trovarsi virtù militare e liberalità, prima che Federico (=Federico II di Svevia) avesse contrasti [con la Chiesa]; 117
or può sicuramente indi passarsi
per qualunque lasciasse, per vergogna
di ragionar coi buoni o d’appressarsi. 120
ora chiunque volesse evitare, per vergogna, di parlare o di avvicinarvisi agli onesti, può tranquillamente passare da lì. 120
Ben v’èn tre vecchi ancora in cui rampogna
l’antica età la nova, e par lor tardo
che Dio a miglior vita li ripogna: 123
Certo vi sono ancora tre vecchi in cui l’età antica rimprovera la nuova, e a loro pare tardi che (=non vedono l’ora che) Dio li collochi a miglior vita: 123
Currado da Palazzo e ‘l buon Gherardo
e Guido da Castel, che mei si noma
francescamente, il semplice Lombardo. 126
Corrado da Palazzo e il valente Gherardo (=Gherardo da Camino) e Guido da Castello, che meglio è chiamato alla francese, il leale Lombardo. 126
Dì oggimai che la Chiesa di Roma,
per confondere in sé due reggimenti,
cade nel fango e sé brutta e la soma». 129
Puoi ormai dire che la Chiesa di Roma, per il fatto che confonde in sè [i] due poteri, cade nel fango e insozza sè stessa e il [suo] carico (=il potere politico)». 129
«O Marco mio», diss’io, «bene argomenti;
e or discerno perché dal retaggio
li figli di Levì furono essenti. 132
Io dissi: «O Marco mio, ragioni bene; e ora comprendo perchè i discendenti di Levi (=i Leviti) furono esclusi dall’eredità (=dalla possibilità di ereditare beni materiali). 132
Ma qual Gherardo è quel che tu per saggio
di’ ch’è rimaso de la gente spenta,
in rimprovèro del secol selvaggio?». 135
Ma [chi] è quel Gherardo che tu dici che è rimasto come esempio della generazione passata, come rimprovero della [presente] età malvagia?». 135
«O tuo parlar m’inganna, o el mi tenta»,
rispuose a me; «ché, parlandomi tosco,
par che del buon Gherardo nulla senta. 138
Mi rispose: «Le tue parole o mi vogliono ingannare (=farmi credere che non hai conosciuto Gherardo), o esse mi vogliono mettere alla prova (=per vedere se l’ho conosciuto); «perché, [pur] parlandomi toscano, sembra che [tu] non sappia nulla del valente Gherardo. 138
Per altro sopranome io nol conosco,
s’io nol togliessi da sua figlia Gaia.
Dio sia con voi, ché più non vegno vosco. 141
Io non lo conosco con [un] altro appellativo, a meno di non ricavarlo da sua figlia Gaia (=a meno di non ricordarlo come padre di Gaia). Dio sia con voi, perchè non posso più venire con voi. 141
Vedi l’albor che per lo fummo raia
già biancheggiare, e me convien partirmi
(l’angelo è ivi) prima ch’io li paia». 144
Vedi già biancheggiare la luce che si irraggia attraverso il fumo, e bisogna che torni indietro (l’angelo è lì) prima che io gli compaia davanti». 144
Così tornò, e più non volle udirmi. 145
Così tornò indietro, e non volle più ascoltarmi. 145
🖥️ Parafrasi affiancata
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Canto XVI
Buio d’inferno e di notte privata
d’ogne pianeto, sotto pover cielo,
quant’esser può di nuvol tenebrata, 3
non fece al viso mio sì grosso velo
come quel fummo ch’ivi ci coperse,
né a sentir di così aspro pelo, 6
che l’occhio stare aperto non sofferse;
onde la scorta mia saputa e fida
mi s’accostò e l’omero m’offerse. 9
Sì come cieco va dietro a sua guida
per non smarrirsi e per non dar di cozzo
in cosa che ‘l molesti, o forse ancida, 12
m’andava io per l’aere amaro e sozzo,
ascoltando il mio duca che diceva
pur: «Guarda che da me tu non sia mozzo». 15
Io sentia voci, e ciascuna pareva
pregar per pace e per misericordia
l’Agnel di Dio che le peccata leva. 18
Pur ‘Agnus Dei’ eran le loro essordia;
una parola in tutte era e un modo,
sì che parea tra esse ogne concordia. 21
«Quei sono spirti, maestro, ch’i’ odo?»,
diss’io. Ed elli a me: «Tu vero apprendi,
e d’iracundia van solvendo il nodo». 24
«Or tu chi se’ che ‘l nostro fummo fendi,
e di noi parli pur come se tue
partissi ancor lo tempo per calendi?». 27
Così per una voce detto fue;
onde ‘l maestro mio disse: «Rispondi,
e domanda se quinci si va sùe». 30
E io: «O creatura che ti mondi
per tornar bella a colui che ti fece,
maraviglia udirai, se mi secondi». 33
«Io ti seguiterò quanto mi lece»,
rispuose; «e se veder fummo non lascia,
l’udir ci terrà giunti in quella vece». 36
Allora incominciai: «Con quella fascia
che la morte dissolve men vo suso,
e venni qui per l’infernale ambascia. 39
E se Dio m’ha in sua grazia rinchiuso,
tanto che vuol ch’i’ veggia la sua corte
per modo tutto fuor del moderno uso, 42
non mi celar chi fosti anzi la morte,
ma dilmi, e dimmi s’i’ vo bene al varco;
e tue parole fier le nostre scorte». 45
«Lombardo fui, e fu’ chiamato Marco;
del mondo seppi, e quel valore amai
al quale ha or ciascun disteso l’arco. 48
Per montar sù dirittamente vai».
Così rispuose, e soggiunse: «I’ ti prego
che per me prieghi quando sù sarai». 51
E io a lui: «Per fede mi ti lego
di far ciò che mi chiedi; ma io scoppio
dentro ad un dubbio, s’io non me ne spiego. 54
Prima era scempio, e ora è fatto doppio
ne la sentenza tua, che mi fa certo
qui, e altrove, quello ov’io l’accoppio. 57
Lo mondo è ben così tutto diserto
d’ogne virtute, come tu mi sone,
e di malizia gravido e coverto; 60
ma priego che m’addite la cagione,
sì ch’i’ la veggia e ch’i’ la mostri altrui;
ché nel cielo uno, e un qua giù la pone». 63
Alto sospir, che duolo strinse in «uhi!»,
mise fuor prima; e poi cominciò: «Frate,
lo mondo è cieco, e tu vien ben da lui. 66
Voi che vivete ogne cagion recate
pur suso al cielo, pur come se tutto
movesse seco di necessitate. 69
Se così fosse, in voi fora distrutto
libero arbitrio, e non fora giustizia
per ben letizia, e per male aver lutto. 72
Lo cielo i vostri movimenti inizia;
non dico tutti, ma, posto ch’i’ ‘l dica,
lume v’è dato a bene e a malizia, 75
e libero voler; che, se fatica
ne le prime battaglie col ciel dura,
poi vince tutto, se ben si notrica. 78
A maggior forza e a miglior natura
liberi soggiacete; e quella cria
la mente in voi, che ‘l ciel non ha in sua cura 81
Però, se ’l mondo presente disvia,
in voi è la cagione, in voi si cheggia;
e io te ne sarò or vera spia. 84
Esce di mano a lui che la vagheggia
prima che sia, a guisa di fanciulla
che piangendo e ridendo pargoleggia, 87
l’anima semplicetta che sa nulla,
salvo che, mossa da lieto fattore,
volontier torna a ciò che la trastulla. 90
Di picciol bene in pria sente sapore;
quivi s’inganna, e dietro ad esso corre,
se guida o fren non torce suo amore. 93
Onde convenne legge per fren porre;
convenne rege aver che discernesse
de la vera cittade almen la torre. 96
Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?
Nullo, però che ’l pastor che procede,
rugumar può, ma non ha l’unghie fesse; 99
per che la gente, che sua guida vede
pur a quel ben fedire ond’ella è ghiotta,
di quel si pasce, e più oltre non chiede. 102
Ben puoi veder che la mala condotta
è la cagion che ’l mondo ha fatto reo,
e non natura che ’n voi sia corrotta. 105
Soleva Roma, che ’l buon mondo feo,
due soli aver, che l’una e l’altra strada
facean vedere, e del mondo e di Deo. 108
L’un l’altro ha spento; ed è giunta la spada
col pasturale, e l’un con l’altro insieme
per viva forza mal convien che vada; 111
però che, giunti, l’un l’altro non teme:
se non mi credi, pon mente a la spiga,
ch’ogn’erba si conosce per lo seme. 114
In sul paese ch’Adice e Po riga,
solea valore e cortesia trovarsi,
prima che Federigo avesse briga; 117
or può sicuramente indi passarsi
per qualunque lasciasse, per vergogna
di ragionar coi buoni o d’appressarsi. 120
Ben v’èn tre vecchi ancora in cui rampogna
l’antica età la nova, e par lor tardo
che Dio a miglior vita li ripogna: 123
Currado da Palazzo e ‘l buon Gherardo
e Guido da Castel, che mei si noma
francescamente, il semplice Lombardo. 126
Dì oggimai che la Chiesa di Roma,
per confondere in sé due reggimenti,
cade nel fango e sé brutta e la soma». 129
«O Marco mio», diss’io, «bene argomenti;
e or discerno perché dal retaggio
li figli di Levì furono essenti. 132
Ma qual Gherardo è quel che tu per saggio
di’ ch’è rimaso de la gente spenta,
in rimprovèro del secol selvaggio?». 135
«O tuo parlar m’inganna, o el mi tenta»,
rispuose a me; «ché, parlandomi tosco,
par che del buon Gherardo nulla senta. 138
Per altro sopranome io nol conosco,
s’io nol togliessi da sua figlia Gaia.
Dio sia con voi, ché più non vegno vosco. 141
Vedi l’albor che per lo fummo raia
già biancheggiare, e me convien partirmi
(l’angelo è ivi) prima ch’io li paia». 144
Così tornò, e più non volle udirmi. 145
Canto XVI
[Il] buio dell’Inferno e di [una] notte priva di ogni astro, sotto [un] cielo povero [di stelle], ottenebrata quanto più possibile da nubi, 3
non stese [mai] sulla mia vista [un] velo così spesso come quel fumo che ci avvolse lì, nè così pungente a sentir[si], 6
tanto che gli occhi non sopportarono [di] stare aperti; per cui la mia guida sapiente e fidata mi si avvicinò e mi offrì la spalla. 9
Così come [un] cieco segue la sua guida per non smarrirsi e non cozzare contro qualcosa che gli faccia male, o forse [che l’] uccida, 12
io camminavo attraverso quell’aria acre e sudicia, ascoltando la mia guida che continuava a dire: «Fai in modo di non essere separato da me». 15
Io sentivo [delle] voci, e ognuna sembrava pregare per [la] pace e [la] misericordia l’Agnello di Dio che toglie i peccati. 18
I loro inizi (=le loro parole iniziali) erano sempre ‘Agnus Dei’ (= “Agnello di Dio”); la preghiera e l’intonazione erano identiche in tutte [le anime], tanto che appariva tra loro [una] perfetta concordia. 21
Io dissi: «Sono spiriti, maestro, quelli che io sento?». Ed egli a me: «Tu hai colto [la] verità, e stanno sciogliendo il nodo de[ll’] iracondia (=espiando il peccato di iracondia)». 24
«Ebbene chi sei tu che fendi il nostro fumo, e parli di noi proprio come se tu ripartissi ancora il tempo in mesi (=fossi vivo)?». 27
Così fu detto da una voce; per cui il mio maestro disse: «Rispondi, e domanda se da qui si sale». 30
E io: «O creatura che ti purifichi per ritornare bella (=pura) presso Colui che ti ha creato, udrai cose meravigliose, se mi segui». 33
Rispose: «Io ti seguirò fin dove mi è lecito, e se [il] fumo non permette [di] vedere, l’udito ci terrà uniti al suo posto (=al posto della vista)». 36
Allora cominciai: «Salgo con quell’involucro (=con il corpo) che la morte dissolve, e sono giunto qui attraverso i dolori dell’inferno. 39
E se [è vero che] Dio mi ha accolto ne[lla] sua grazia, tanto che vuole che io veda la sua corte [celeste] in [un] modo del tutto inconsueto per l’uso moderno, 42
non nascondermi chi sei stato prima della morte, ma dimmelo, e dimmi se vado bene (=nella giusta direzione) verso il passaggio; e [le] tue parole saranno le nostre guide». 45
«Fui lombardo, e fui chiamato Marco; fui esperto del mondo, e amai quella virtù nei confronti della quale ora ognuno ha allentato l’arco (=verso cui nessuno più mira). 48
Per salire vai dritto». Così rispose, e aggiunse: «Io ti prego di pregare per me quando sarai lassù». 51
E io a lui: «Mi impegno con giuramento a fare ciò che mi chiedi; ma io scoppio dentro a un dubbio, se io non me ne libero. 54
Prima [il mio dubbio] era semplice, e ora è stato raddoppiato dalla tua affermazione, che mi dà la certezza qui [per le tue parole], e altrove [per le parole di Guido del Duca], del fatto a cui io lo riporto (=mi dà la certezza della corruzione del mondo a cui riporto il mio dubbio). 57
Il mondo è davvero del tutto abbandonato da ogni virtù, come tu mi dici, e pieno e coperto di malvagità; 60
ma [ti] prego di indicarmi la causa, così che io la veda e che io la mostri agli altri [uomini]; perchè alcuni [la pongono] nel cielo (=negli influssi degli astri), e altri la pongono quaggiù (=nella volontà degli uomini)». 63
Prima emise [un] sospiro profondo, che il dolore condensò in [un] «uhi!», e poi cominciò: «Fratello, il mondo è cieco, e tu vieni proprio da esso. 66
Voi che vivete attribuite ogni causa solamente al cielo, proprio come se [esso] necessariamente muovesse tutto con sè. 69
Se così fosse, [il] libero arbitrio sarebbe distrutto, e non sarebbe giusto avere [la] beatitudine per [il] bene [compiuto] e [la] dannazione per [il] male. 72
Il cielo dà [un primo] impulso ai vostri moti [dell’animo]; non dico a tutti, ma, anche se io lo dicessi, vi è stata data una luce [per discernere] [il] bene e [il] male, 75
e [una] volontà libera (=il libero arbitrio); che, [anche] se dura fatica (=incontra difficoltà) nelle prime battaglie con il cielo (=con gli influssi celesti), poi vince completamente, se viene nutrita bene (= se viene educata bee). 78
[Sebbene] liberi [voi uomini] siete sottoposti a [una] forza maggiore e a [una] natura migliore [rispetto a quella degli astri]; e quella (=Dio) crea in voi l’anima razionale (=intelligenza e volontà), che il cielo non ha in suo potere. 81
Perciò, se il mondo attuale esce dalla retta via, la causa è in voi, in voi si cerchi; e ora io te ne sarò verace informatore. 84
L’anima ingenua che [non] sa nulla esce di mano a colui (=Dio) che la contempla [nella propria mente] prima che [essa] esista, come una fanciulla che, piangendo e ridendo, pargoleggia (=segue come un bambino l’istinto e non la ragione), salvo che, mossa da[l suo] Creatore felice, si volge spontaneamente a ciò che la diletta. 87-90
Dapprima assapora [i] beni limitati [della terra]; qui si inganna, e corre dietro a essi, se [una] giuda o [un] freno non deviano [il] suo amore [in un’altra direzione]. 93
Perciò fu necessario stabilire [la] legge come freno; fu necessario avere [un] sovrano che discernesse almeno la torre (=la parte più alta: la giustizia) della vera città (=la società organizzata nella quale gli uomini possano realizzare la legge di Dio). 96
Le leggi ci sono, ma chi le applica? Nessuno, perchè il pastore (=il Papa) che procede (=guida il gregge) può ruminare, ma non ha le unghie divise (=è in grado di interpretare le sacre scritture, ma non sa tenere separato il bene dal male a livello politico); 99
per cui la gente, che vede [la] sua guida tendere solo a quel bene di cui lei [stessa] è ghiotta, si nutre di quello, e non chiede altro. 102
Puoi ben vedere che la cattiva guida [dei pontefici] è la causa che ha reso il mondo malvagio e non [il fatto che la] vostra natura [umana] sia corrotta [dagli influssi celesti]. 105
Roma, che rese civile il mondo, era solita avere due soli (=l’autorità religiosa e quella politica), che mostravano l’una e l’altra strada, e del mondo e di Dio. 108
[In seguito] l’uno (=l’un sole) ha spento l’altro; e la spada è congiunta col pastorale, e l’uno con l’altro, tenuti insieme, a viva forza è naturale che vadano male (=producano effetti cattivi). 111
perchè, congiunti, l’uno non teme l’altro: se non mi credi, pensa ai frutti (=al risultato), perchè ogni pianta si conosce dal seme. 114
Nel paese che [l’] Adige e [il] Po solcano (= in Lombardia), solevano trovarsi virtù militare e liberalità, prima che Federico (=Federico II di Svevia) avesse contrasti [con la Chiesa]; 117
ora chiunque volesse evitare, per vergogna, di parlare o di avvicinarvisi agli onesti, può tranquillamente passare da lì. 120
Certo vi sono ancora tre vecchi in cui l’età antica rimprovera la nuova, e a loro pare tardi che (=non vedono l’ora che) Dio li collochi a miglior vita: 123
Corrado da Palazzo e il valente Gherardo (=Gherardo da Camino) e Guido da Castello, che meglio è chiamato alla francese, il leale Lombardo. 126
Puoi ormai dire che la Chiesa di Roma, per il fatto che confonde in sè [i] due poteri, cade nel fango e insozza sè stessa e il [suo] carico (=il potere politico)». 129
Io dissi: «O Marco mio, ragioni bene; e ora comprendo perchè i discendenti di Levi (=i Leviti) furono esclusi dall’eredità (=dalla possibilità di ereditare beni materiali). 132
Ma [chi] è quel Gherardo che tu dici che è rimasto come esempio della generazione passata, come rimprovero della [presente] età malvagia?». 135
Mi rispose: «Le tue parole o mi vogliono ingannare (=farmi credere che non hai conosciuto Gherardo), o esse mi vogliono mettere alla prova (=per vedere se l’ho conosciuto); «perché, [pur] parlandomi toscano, sembra che [tu] non sappia nulla del valente Gherardo. 138
Io non lo conosco con [un] altro appellativo, a meno di non ricavarlo da sua figlia Gaia (=a meno di non ricordarlo come padre di Gaia). Dio sia con voi, perchè non posso più venire con voi. 141
Vedi già biancheggiare la luce che si irraggia attraverso il fumo, e bisogna che torni indietro (l’angelo è lì) prima che io gli compaia davanti». 144
Così tornò indietro, e non volle più ascoltarmi. 145