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Canto II
Già era ‘l sole a l’orizzonte giunto
lo cui meridian cerchio coverchia
Ierusalèm col suo più alto punto; 3
Il sole era già giunto a quell’orizzonte il cui arco meridiano sovrasta Gerusalemme col suo punto più alto (=al suo zenit) (=il sole stava tramontando a Gerusalemme e spuntava sul Purgatorio); 3
e la notte, che opposita a lui cerchia,
uscia di Gange fuor con le Bilance,
che le caggion di man quando soverchia; 6
e la notte, che compie un giro circolare opposta a esso, usciva fuori da[l] Gange con le Bilance (= con la costellazione della Bilancia), che le cadono di mano quando [la sua durata] eccede (=supera quella del giorno: dopo l’equinozio d’autunno); 6
sì che le bianche e le vermiglie guance,
là dov’i’ era, de la bella Aurora
per troppa etate divenivan rance. 9
sicchè, là dove io mi trovavo, le guance bianche e [poi] vermiglie della bella Aurora diventavano arancioni col passare del tempo. 9
noi eravam lunghesso mare ancora,
come gente che pensa a suo cammino,
che va col cuore e col corpo dimora. 12
Noi eravamo ancora presso [il] mare,
come qualcuno che pensa a[l] suo cammino, che avanza con il cuore (=con il desiderio) ma con il corpo resta fermo. 12
Ed ecco, qual, sorpreso dal mattino,
per li grossi vapor Marte rosseggia
giù nel ponente sovra ‘l suol marino, 15
Ed ecco, come Marte, colto dal mattino (= dalla luce del mattino), rosseggia a causa dei densi vapori in basso verso ponente sopra la superficie del mare, 15
cotal m’apparve, s’io ancor lo veggia,
un lume per lo mar venir sì ratto,
che ‘l muover suo nessun volar pareggia. 18
così m'apparve, e possa io vederla ancora, una luce venire tanto rapidamente attraverso il mare, che nessun volo eguaglia il suo [rapido] movimento. 18
Dal qual com’io un poco ebbi ritratto
l’occhio per domandar lo duca mio,
rividil più lucente e maggior fatto. 21
Appena io ebbi un po’ distolto lo sguardo da quella per chiedere informazioni alla mia guida, la rividi diventata più luminosa e più grande. 21
Poi d’ogne lato ad esso m’appario
un non sapeva che bianco, e di sotto
a poco a poco un altro a lui uscio. 24
Poi da ogni lato di essa mi apparve un non so che [di] bianco, e di sotto a poco a poco uscì da lei un altro [biancore]. 24
Lo mio maestro ancor non facea motto,
mentre che i primi bianchi apparver ali;
allor che ben conobbe il galeotto, 27
Il mio maestro taceva ancora, finchè i primi bianchi si rivelarono ali; quando riconobbe con certezza il nocchiero (=l’angelo nocchiero), 27
gridò: «Fa, fa che le ginocchia cali.
Ecco l’angel di Dio: piega le mani;
omai vedrai di sì fatti officiali. 30
gridò: «Abbassa, abbassa le ginocchia. Ecco l’angelo di Dio: congiungi le mani; d’ora in poi vedrai simili ministri [di Dio]. 30
Vedi che sdegna li argomenti umani,
sì che remo non vuol, né altro velo
che l’ali sue, tra liti sì lontani. 33
Vedi che disdegna gli strumenti umani, sicchè non ha bisogno di remi, né di altre vele che le sue ali, [pur navigando] tra lidi così lontani. 33
Vedi come l’ha dritte verso ‘l cielo,
trattando l’aere con l’etterne penne,
che non si mutan come mortal pelo». 36
Vedi come le tiene dritte verso il cielo, fendendo l’aria con le penne eterne, che non mutano come [le] penne dei mortali». 36
Poi, come più e più verso noi venne
l’uccel divino, più chiaro appariva:
per che l’occhio da presso nol sostenne, 39
Poi, man mano che quell’uccello divino venne verso di noi, appariva più luminoso: per cui [il mio] occhio non ne sostenne [la vista] da vicino, 39
ma chinail giuso; e quei sen venne a riva
con un vasello snelletto e leggero,
tanto che l’acqua nulla ne ‘nghiottiva. 42
ma lo abbassai; e [intanto] quello giunse a riva con un vascello agile e leggero, tanto che l’acqua non ne sommergeva alcuna parte.
Da poppa stava il celestial nocchiero,
tal che faria beato pur descripto;
e più di cento spirti entro sediero. 45
Il nocchiero celestiale stava a poppa, [ed era] tale che solamente [a sentirlo] descritto renderebbe beati; e più di cento spiriti sedevano dentro. 45
In exitu Israel de Aegypto
cantavan tutti insieme ad una voce
con quanto di quel salmo è poscia scripto. 48
In exitu Israel de Aegypto (=nell’uscita di Israele dall’Egitto) cantavano tutti insieme all’unisono con quanto di quel salmo è scritto dopo (=con i versetti successivi). 48
Poi fece il segno lor di santa croce;
ond’ei si gittar tutti in su la piaggia;
ed el sen gì, come venne, veloce. 51
Poi fece loro il segno de[lla] santa croce; per cui essi si gettarono tutti sulla spiaggia; ed egli se ne andò veloce, com’era venuto. 51
La turba che rimase lì, selvaggia
parea del loco, rimirando intorno
come colui che nove cose assaggia. 54
La folla che rimase lì sembrava inesperta del luogo, e guardava intorno come colui che sperimenta cose nuove. 54
Da tutte parti saettava il giorno
lo sol, ch’avea con le saette conte
di mezzo ‘l ciel cacciato Capricorno, 57
Il sole, che con le [sue] frecce (= i raggi) infallibili, aveva cacciato [il] Capricorno (=la costellazione del Capricorno) dal centro del cielo [dal meridiano], saettava la luce da ogni parte, 57
quando la nova gente alzò la fronte
ver’ noi, dicendo a noi: «Se voi sapete,
mostratene la via di gire al monte». 60
quando i nuovi arrivati alzarono la fronte verso [di] noi, dicendoci: «Se voi [la] conoscete, mostrateci la via per andare al monte». 60
E Virgilio rispuose: «Voi credete
forse che siamo esperti d’esto loco;
ma noi siam peregrin come voi siete. 63
E Virgilio rispose: «Voi forse credete che siamo esperti di questo luogo; ma noi siamo pellegrini come [lo] siete voi. 63
Dianzi venimmo, innanzi a voi un poco,
per altra via, che fu sì aspra e forte,
che lo salire omai ne parrà gioco». 66
Siamo appena arrivati, un poco prima di voi, attraverso [un’] altra via, che fu così difficile e malagevole, che la salita ormai ci sembrerà [un] gioco». 66
L’anime, che si fuor di me accorte,
per lo spirare, ch’i’ era ancor vivo,
maravigliando diventaro smorte. 69
Le anime, che, per [il] mio respirare, si erano accorte che io ero ancora vivo, meravigliandosi diventarono pallide. 69
E come a messagger che porta ulivo
tragge la gente per udir novelle,
e di calcar nessun si mostra schivo, 72
E come la gente corre incontro a [un] messaggero che porta [un ramoscello di] ulivo per ascoltare [le] notizie, e nessuno evita di accalcarsi, 72
così al viso mio s’affisar quelle
anime fortunate tutte quante,
quasi obliando d’ire a farsi belle. 75
così quelle anime, tutte quante fortunate, fissarono intensamente il mio viso, quasi dimenticando di andare a purificarsi. 75
Io vidi una di lor trarresi avante
per abbracciarmi con sì grande affetto,
che mosse me a far lo somigliante. 78
Io vidi una di loro farsi avanti per abbracciarmi con così grande affetto, che mi spinse a fare lo stesso [gesto]. 78
Ohi ombre vane, fuor che ne l’aspetto!
tre volte dietro a lei le mani avvinsi,
e tante mi tornai con esse al petto. 81
Oh ombre inconsistenti, tranne che nell’apparenza! tre volte congiunsi le mani dietro a lei (=l’abbracciai) e altrettante me [ne] tornai con esse al [mio] petto. 81
Di maraviglia, credo, mi dipinsi;
per che l’ombra sorrise e si ritrasse,
e io, seguendo lei, oltre mi pinsi. 84
Mi dipinsi, credo, di meraviglia (=assunsi un’espressione di meraviglia); per cui l’ombra sorrise e si ritrasse, e io, seguendola, mi spinsi oltre. 84
Soavemente disse ch’io posasse;
allor conobbi chi era, e pregai
che, per parlarmi, un poco s’arrestasse. 87
Con dolcezza disse che io desistessi; allora riconobbi chi era, e pregai che, per parlarmi, si fermasse un poco. 87
Rispuosemi: «Così com’io t’amai
nel mortal corpo, così t’amo sciolta:
però m’arresto; ma tu perché vai?». 90
Mi rispose: «Così come io ti amai nel corpo mortale (=in vita), così ti amo sciolta [dal corpo]: perciò mi fermo; ma tu perchè vai [per questi luoghi]?». 90
«Casella mio, per tornar altra volta
là dov’io son, fo io questo viaggio»,
diss’io; «ma a te com’è tanta ora tolta?». 93
Io dissi: «Casella mio, io faccio questo viaggio, per tornare [un’] altra volta qui dove io sono [ora] (=nel Purgatorio), ma a te come [mai] è stato sottratto tanto tempo [alla purificazione?]». 93
Ed elli a me: «Nessun m’è fatto oltraggio,
se quei che leva quando e cui li piace,
più volte m’ha negato esto passaggio; 96
Ed egli a me: «Non mi è stato fatto alcun torto, se colui che preleva (=l’angelo nocchiero) quando e chi gli piace, mi ha negato più volte questo passaggio; 96
ché di giusto voler lo suo si face:
veramente da tre mesi elli ha tolto
chi ha voluto intrar, con tutta pace. 99
perchè il suo [volere] deriva da [un] volere giusto (=dal volere di Dio): tuttavia da tre mesi egli ha preso, tranquillamente, chi ha voluto entrare. 99
Ond’io, ch’era ora a la marina vòlto
dove l’acqua di Tevero s’insala,
benignamente fu’ da lui ricolto. 102
Per cui io, che allora ero rivolto verso il mare dove l’acqua del Tevere diventa salata (=sfocia), fui accolto benignamente da lui. 102
A quella foce ha elli or dritta l’ala,
però che sempre quivi si ricoglie
qual verso Acheronte non si cala. 105
Ora egli ha rivolto le ali verso quella foce, poichè lì si raccolgono sempre coloro che non scendono verso [l’] Acheronte (=verso l’Inferno). 105
E io: «Se nuova legge non ti toglie
memoria o uso a l’amoroso canto
che mi solea quetar tutte mie doglie, 108
E io: «Se [la] nuova legge (=la legge del nuovo mondo, del Purgatorio) non ti toglie [il] ricordo o [l’] esercizio del canto d’amore che soleva placare tutti [i] miei dolori, 108
di ciò ti piaccia consolare alquanto
l’anima mia, che, con la sua persona
venendo qui, è affannata tanto!». 111
con esso (=con il canto) abbi la cortesia di consolare un po’ la mia anima, che, venendo qui con il suo corpo, si è tanto affllitta!». 111
Amor che ne la mente mi ragiona
cominciò elli allor sì dolcemente,
che la dolcezza ancor dentro mi suona. 114
Amor che nella mente mi ragiona, cominciò egli allora così dolcemente, che la dolcezza [di quel canto] mi risuona ancora dentro. 114
Lo mio maestro e io e quella gente
ch’eran con lui parevan sì contenti,
come a nessun toccasse altro la mente. 117
Il mio maestro e io e quelle anime che erano con lui sembravano così appagati, come [se nient’] altro toccasse la mente a nessuno. 117
Noi eravam tutti fissi e attenti
a le sue note; ed ecco il veglio onesto
gridando: «Che è ciò, spiriti lenti? 120
Noi eravamo tutti immobili e attenti al suo canto; quand’ecco [arrivò] il vecchio dignitoso (=Catone) che gridava: «Che significa ciò, spiriti pigri? 120
qual negligenza, quale stare è questo?
Correte al monte a spogliarvi lo scoglio
ch’esser non lascia a voi Dio manifesto». 123
che negligenza, che indugio è questo? Correte al monte a spogliarvi (=liberarvi) della scorza [peccaminosa] che non vi lascia vedere Dio». 123
Come quando, cogliendo biado o loglio,
li colombi adunati a la pastura,
queti, sanza mostrar l’usato orgoglio, 126
Come quando (=con la stessa rapidità con cui), i colombi radunati per il pasto, mentre beccano [la] biada o [il] loglio, tranquilli, senza mostrare la consueta baldanza, 126
se cosa appare ond’elli abbian paura,
subitamente lasciano star l’esca,
perch’assaliti son da maggior cura, 129
se appare qualcosa di cui essi abbiano paura, all'improvviso lasciano stare il cibo, perché sono assaliti da [una] preoccupazione maggiore, 129
così vid’io quella masnada fresca
lasciar lo canto, e fuggir ver’ la costa,
com’om che va, né sa dove riesca: 132
così vidi io quella schiera da poco arrivata abbandonare il canto (=l’ascolto del canto di Casella), e fuggire verso il pendio [del monte], come chi va, ma non sa dove vada a finire: 132
né la nostra partita fu men tosta. 133
né la nostra partenza fu meno precipitosa. 133
🖥️ Parafrasi affiancata
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Canto II
Già era ‘l sole a l’orizzonte giunto
lo cui meridian cerchio coverchia
Ierusalèm col suo più alto punto; 3
e la notte, che opposita a lui cerchia,
uscia di Gange fuor con le Bilance,
che le caggion di man quando soverchia; 6
sì che le bianche e le vermiglie guance,
là dov’i’ era, de la bella Aurora
per troppa etate divenivan rance. 9
Noi eravam lunghesso mare ancora,
come gente che pensa a suo cammino,
che va col cuore e col corpo dimora. 12
Ed ecco, qual, sorpreso dal mattino,
per li grossi vapor Marte rosseggia
giù nel ponente sovra ‘l suol marino, 15
cotal m’apparve, s’io ancor lo veggia,
un lume per lo mar venir sì ratto,
che ‘l muover suo nessun volar pareggia. 18
Dal qual com’io un poco ebbi ritratto
l’occhio per domandar lo duca mio,
rividil più lucente e maggior fatto. 21
Poi d’ogne lato ad esso m’appario
un non sapeva che bianco, e di sotto
a poco a poco un altro a lui uscio. 24
Lo mio maestro ancor non facea motto,
mentre che i primi bianchi apparver ali;
allor che ben conobbe il galeotto, 27
gridò: «Fa, fa che le ginocchia cali.
Ecco l’angel di Dio: piega le mani;
omai vedrai di sì fatti officiali. 30
Vedi che sdegna li argomenti umani,
sì che remo non vuol, né altro velo
che l’ali sue, tra liti sì lontani. 33
Vedi come l’ha dritte verso ‘l cielo,
trattando l’aere con l’etterne penne,
che non si mutan come mortal pelo». 36
Poi, come più e più verso noi venne
l’uccel divino, più chiaro appariva:
per che l’occhio da presso nol sostenne, 39
ma chinail giuso; e quei sen venne a riva
con un vasello snelletto e leggero,
tanto che l’acqua nulla ne ‘nghiottiva. 42
Da poppa stava il celestial nocchiero,
tal che faria beato pur descripto;
e più di cento spirti entro sediero. 45
In exitu Israel de Aegypto
cantavan tutti insieme ad una voce
con quanto di quel salmo è poscia scripto. 48
Poi fece il segno lor di santa croce;
ond’ei si gittar tutti in su la piaggia;
ed el sen gì, come venne, veloce. 51
La turba che rimase lì, selvaggia
parea del loco, rimirando intorno
come colui che nove cose assaggia. 54
Da tutte parti saettava il giorno
lo sol, ch’avea con le saette conte
di mezzo ‘l ciel cacciato Capricorno, 57
quando la nova gente alzò la fronte
ver’ noi, dicendo a noi: «Se voi sapete,
mostratene la via di gire al monte». 60
E Virgilio rispuose: «Voi credete
forse che siamo esperti d’esto loco;
ma noi siam peregrin come voi siete. 63
Dianzi venimmo, innanzi a voi un poco,
per altra via, che fu sì aspra e forte,
che lo salire omai ne parrà gioco». 66
L’anime, che si fuor di me accorte,
per lo spirare, ch’i’ era ancor vivo,
maravigliando diventaro smorte. 69
E come a messagger che porta ulivo
tragge la gente per udir novelle,
e di calcar nessun si mostra schivo, 72
così al viso mio s’affisar quelle
anime fortunate tutte quante,
quasi obliando d’ire a farsi belle. 75
Io vidi una di lor trarresi avante
per abbracciarmi con sì grande affetto,
che mosse me a far lo somigliante. 78
Ohi ombre vane, fuor che ne l’aspetto!
tre volte dietro a lei le mani avvinsi,
e tante mi tornai con esse al petto. 81
Di maraviglia, credo, mi dipinsi;
per che l’ombra sorrise e si ritrasse,
e io, seguendo lei, oltre mi pinsi. 84
Soavemente disse ch’io posasse;
allor conobbi chi era, e pregai
che, per parlarmi, un poco s’arrestasse. 87
Rispuosemi: «Così com’io t’amai
nel mortal corpo, così t’amo sciolta:
però m’arresto; ma tu perché vai?». 90
«Casella mio, per tornar altra volta
là dov’io son, fo io questo viaggio»,
diss’io; «ma a te com’è tanta ora tolta?». 93
Ed elli a me: «Nessun m’è fatto oltraggio,
se quei che leva quando e cui li piace,
più volte m’ha negato esto passaggio; 96
ché di giusto voler lo suo si face:
veramente da tre mesi elli ha tolto
chi ha voluto intrar, con tutta pace. 99
Ond’io, ch’era ora a la marina vòlto
dove l’acqua di Tevero s’insala,
benignamente fu’ da lui ricolto. 102
A quella foce ha elli or dritta l’ala,
però che sempre quivi si ricoglie
qual verso Acheronte non si cala. 105
E io: «Se nuova legge non ti toglie
memoria o uso a l’amoroso canto
che mi solea quetar tutte mie doglie, 108
di ciò ti piaccia consolare alquanto
l’anima mia, che, con la sua persona
venendo qui, è affannata tanto!». 111
Amor che ne la mente mi ragiona
cominciò elli allor sì dolcemente,
che la dolcezza ancor dentro mi suona. 114
Lo mio maestro e io e quella gente
ch’eran con lui parevan sì contenti,
come a nessun toccasse altro la mente. 117
Noi eravam tutti fissi e attenti
a le sue note; ed ecco il veglio onesto
gridando: «Che è ciò, spiriti lenti? 120
qual negligenza, quale stare è questo?
Correte al monte a spogliarvi lo scoglio
ch’esser non lascia a voi Dio manifesto». 123
Come quando, cogliendo biado o loglio,
li colombi adunati a la pastura,
queti, sanza mostrar l’usato orgoglio, 126
se cosa appare ond’elli abbian paura,
subitamente lasciano star l’esca,
perch’assaliti son da maggior cura, 129
così vid’io quella masnada fresca
lasciar lo canto, e fuggir ver’ la costa,
com’om che va, né sa dove riesca: 132
né la nostra partita fu men tosta. 133
Canto II
Il sole era già giunto a quell’orizzonte il cui arco meridiano sovrasta Gerusalemme col suo punto più alto (=al suo zenit) (=il sole stava tramontando a Gerusalemme e spuntava sul Purgatorio); 3
e la notte, che compie un giro circolare opposta a esso, usciva fuori da[l] Gange con le Bilance (= con la costellazione della Bilancia), che le cadono di mano quando [la sua durata] eccede (=supera quella del giorno: dopo l’equinozio d’autunno); 6
sicchè, là dove io mi trovavo, le guance bianche e [poi] vermiglie della bella Aurora diventavano arancioni col passare del tempo. 9
Noi eravamo ancora presso [il] mare,
come qualcuno che pensa a[l] suo cammino, che avanza con il cuore (=con il desiderio) ma con il corpo resta fermo. 12
Ed ecco, come Marte, colto dal mattino (= dalla luce del mattino), rosseggia a causa dei densi vapori in basso verso ponente sopra la superficie del mare, 15
così m'apparve, e possa io vederla ancora, una luce venire tanto rapidamente attraverso il mare, che nessun volo eguaglia il suo [rapido] movimento. 18
Appena io ebbi un po’ distolto lo sguardo da quella per chiedere informazioni alla mia guida, la rividi diventata più luminosa e più grande. 21
Poi da ogni lato di essa mi apparve un non so che [di] bianco, e di sotto a poco a poco uscì da lei un altro [biancore]. 24
Il mio maestro taceva ancora, finchè i primi bianchi si rivelarono ali; quando riconobbe con certezza il nocchiero (=l’angelo nocchiero), 27
gridò: «Abbassa, abbassa le ginocchia. Ecco l’angelo di Dio: congiungi le mani; d’ora in poi vedrai simili ministri [di Dio]. 30
Vedi che disdegna gli strumenti umani, sicchè non ha bisogno di remi, né di altre vele che le sue ali, [pur navigando] tra lidi così lontani. 33
Vedi come le tiene dritte verso il cielo, fendendo l’aria con le penne eterne, che non mutano come [le] penne dei mortali». 36
Poi, man mano che quell’uccello divino venne verso di noi, appariva più luminoso: per cui [il mio] occhio non ne sostenne [la vista] da vicino, 39
ma lo abbassai; e [intanto] quello giunse a riva con un vascello agile e leggero, tanto che l’acqua non ne sommergeva alcuna parte. 42
Il nocchiero celestiale stava a poppa, [ed era] tale che solamente [a sentirlo] descritto renderebbe beati; e più di cento spiriti sedevano dentro. 45
In exitu Israel de Aegypto (=nell’uscita di Israele dall’Egitto) cantavano tutti insieme all’unisono con quanto di quel salmo è scritto dopo (=con i versetti successivi). 48
Poi fece loro il segno de[lla] santa croce; per cui essi si gettarono tutti sulla spiaggia; ed egli se ne andò veloce, com’era venuto. 51
La folla che rimase lì sembrava inesperta del luogo, e guardava intorno come colui che sperimenta cose nuove. 54
Il sole, che con le [sue] frecce (= i raggi) infallibili, aveva cacciato [il] Capricorno (=la costellazione del Capricorno) dal centro del cielo [dal meridiano], saettava la luce da ogni parte, 57
quando i nuovi arrivati alzarono la fronte verso [di] noi, dicendoci: «Se voi [la] conoscete, mostrateci la via per andare al monte». 60
E Virgilio rispose: «Voi forse credete che siamo esperti di questo luogo; ma noi siamo pellegrini come [lo] siete voi. 63
Siamo appena arrivati, un poco prima di voi, attraverso [un’] altra via, che fu così difficile e malagevole, che la salita ormai ci sembrerà [un] gioco». 66
Le anime, che, per [il] mio respirare, si erano accorte che io ero ancora vivo, meravigliandosi diventarono pallide. 69
E come la gente corre incontro a [un] messaggero che porta [un ramoscello di] ulivo per ascoltare [le] notizie, e nessuno evita di accalcarsi, 72
così quelle anime, tutte quante fortunate, fissarono intensamente il mio viso, quasi dimenticando di andare a purificarsi. 75
Io vidi una di loro farsi avanti per abbracciarmi con così grande affetto, che mi spinse a fare lo stesso [gesto]. 78
Oh ombre inconsistenti, tranne che nell’apparenza! tre volte congiunsi le mani dietro a lei (=l’abbracciai) e altrettante me [ne] tornai con esse al [mio] petto. 81
Mi dipinsi, credo, di meraviglia (=assunsi un’espressione di meraviglia); per cui l’ombra sorrise e si ritrasse, e io, seguendola, mi spinsi oltre. 84
Con dolcezza disse che io desistessi; allora riconobbi chi era, e pregai che, per parlarmi, si fermasse un poco. 87
Mi rispose: «Così come io ti amai nel corpo mortale (=in vita), così ti amo sciolta [dal corpo]: perciò mi fermo; ma tu perchè vai [per questi luoghi]?». 90
Io dissi: «Casella mio, io faccio questo viaggio, per tornare [un’] altra volta qui dove io sono [ora] (=nel Purgatorio), ma a te come [mai] è stato sottratto tanto tempo [alla purificazione?]». 93
Ed egli a me: «Non mi è stato fatto alcun torto, se colui che preleva (=l’angelo nocchiero) quando e chi gli piace, mi ha negato più volte questo passaggio; 96
perchè il suo [volere] deriva da [un] volere giusto (=dal volere di Dio): tuttavia da tre mesi egli ha preso, tranquillamente, chi ha voluto entrare. 99
Per cui io, che allora ero rivolto verso il mare dove l’acqua del Tevere diventa salata (=sfocia), fui accolto benignamente da lui. 102
Ora egli ha rivolto le ali verso quella foce, poichè lì si raccolgono sempre coloro che non scendono verso [l’] Acheronte (=verso l’Inferno). 105
E io: «Se [la] nuova legge (=la legge del nuovo mondo, del Purgatorio) non ti toglie [il] ricordo o [l’] esercizio del canto d’amore che soleva placare tutti [i] miei dolori, 108
con esso (=con il canto) abbi la cortesia di consolare un po’ la mia anima, che, venendo qui con il suo corpo, si è tanto affllitta!». 111
Amor che nella mente mi ragiona, cominciò egli allora così dolcemente, che la dolcezza [di quel canto] mi risuona ancora dentro. 114
Il mio maestro e io e quelle anime che erano con lui sembravano così appagati, come [se nient’] altro toccasse la mente a nessuno. 117
Noi eravamo tutti immobili e attenti al suo canto; quand’ecco [arrivò] il vecchio dignitoso (=Catone) che gridava: «Che significa ciò, spiriti pigri? 120
che negligenza, che indugio è questo? Correte al monte a spogliarvi (=liberarvi) della scorza [peccaminosa] che non vi lascia vedere Dio». 123
Come quando (=con la stessa rapidità con cui), i colombi radunati per il pasto, mentre beccano [la] biada o [il] loglio, tranquilli, senza mostrare la consueta baldanza, 126
se appare qualcosa di cui essi abbiano paura, all'improvviso lasciano stare il cibo, perché sono assaliti da [una] preoccupazione maggiore, 129
così vidi io quella schiera da poco arrivata abbandonare il canto (=l’ascolto del canto di Casella), e fuggire verso il pendio [del monte], come chi va, ma non sa dove vada a finire: 132
né la nostra partenza fu meno precipitosa. 133