(ideale per la visualizzazione su dispositivi mobili)
Canto I
Per correr miglior acque alza le vele
omai la navicella del mio ingegno,
che lascia dietro a sé mar sì crudele; 3
Ormai la navicella del mio ingegno, che lascia dietro a sè [un] mare così crudele, alza le vele per solcare acque migliori;
e canterò di quel secondo regno
dove l’umano spirito si purga
e di salire al ciel diventa degno. 6
e canterò di quel secondo regno (=del Purgatorio) dove lo spirito umano si purifica e diventa degno di salire al cielo (=al Paradiso).
Ma qui la morta poesì resurga,
o sante Muse, poi che vostro sono;
e qui Caliopè alquanto surga, 9
Ma a questo punto la poesia dei morti (=che ha parlato dei morti dal punto di vista spirituale) risorga, o sante Muse, poichè sono vostro (=consacrato a voi); e qui Calliope sorga alquanto (=elevi il tono della poesia che mi ispira),
seguitando il mio canto con quel suono
di cui le Piche misere sentiro
lo colpo tal, che disperar perdono. 12
accompagnando il mio canto con quel suono di cui le misere Pieridi sentirono un colpo tale che disperarono [del] perdono.
Dolce color d’oriental zaffiro,
che s’accoglieva nel sereno aspetto
del mezzo, puro infino al primo giro, 15
Un dolce colore di zaffiro orientale, che si raccoglieva nell’aspetto sereno dell’aria, pura fino all’orizzonte,
a li occhi miei ricominciò diletto,
tosto ch’io usci’ fuor de l’aura morta
che m’avea contristati li occhi e ‘l petto. 18
tornò a dare diletto ai miei occhi, appena io uscii fuori dall’aria di morte che mi aveva rattristato gli occhi e il petto.
Lo bel pianeto che d’amar conforta
faceva tutto rider l’oriente,
velando i Pesci ch’erano in sua scorta. 21
Il bel pianeta (=Venere) che induce ad amare faceva risplendere tutto l’oriente (=la parte orientale del cielo), velando (=attenuando con la sua luce) [la costellazione de]i Pesci che erano al suo seguito (=con cui si trovava in congiunzione).
I’ mi volsi a man destra, e puosi mente
a l’altro polo, e vidi quattro stelle
non viste mai fuor ch’a la prima gente. 24
Io mi voltai a destra, e feci attenzione all’altro polo (=al polo antartico), e vidi quattro stelle [che] non [erano state] viste mai tranne che dai primi uomini (=da Adamo ed Eva).
Goder pareva ‘l ciel di lor fiammelle:
oh settentrional vedovo sito,
poi che privato se’ di mirar quelle! 27
Il cielo pareva godere delle loro luci: oh mondo settentrionale (=emisfero boreale) spoglio, poichè sei privato [della possibilità] di ammirarle!
Com’io da loro sguardo fui partito,
un poco me volgendo a l ‘altro polo,
là onde il Carro già era sparito, 30
Appena io mi distolsi da[l] guardarle, girandomi un po’ verso l’altro polo (=verso il polo artico), là dove il Carro (=l’Orsa Maggiore) era già sparito (=tramontato),
vidi presso di me un veglio solo,
degno di tanta reverenza in vista,
che più non dee a padre alcun figliuolo. 33
vidi presso di me un vecchio solo, degno nell’aspetto di tanta reverenza, che nessun figlio [ne] deve una maggiore a[l] padre.
Lunga la barba e di pel bianco mista
portava, a’ suoi capelli simigliante,
de’ quai cadeva al petto doppia lista. 36
Portava la barba lunga e brizzolata di peli bianchi, simile ai suoi capelli, dei quali ricadeva sul petto [una] doppia ciocca.
Li raggi de le quattro luci sante
fregiavan sì la sua faccia di lume,
ch’i’ ’l vedea come ’l sol fosse davante. 39
I raggi delle quattro luci sante (=delle quattro stelle) ornavano di luce il suo volto a tal punto, che io lo vedevo come se il sole [mi] fosse davanti.
«Chi siete voi che contro al cieco fiume
fuggita avete la pregione etterna?»,
diss’el, movendo quelle oneste piume. 42
Egli, muovendo quella barba veneranda, disse: «Chi siete voi che siete fuggiti dalla prigione eterna in senso contrario al fiume sotterraneo?
«Chi v’ha guidati, o che vi fu lucerna,
uscendo fuor de la profonda notte
che sempre nera fa la valle inferna? 45
Chi vi ha guidati, o che [cosa] vi fece luce, per uscire fuori dalla notte profonda che rende sempre buia la voragine infernale?
Son le leggi d’abisso così rotte?
o è mutato in ciel novo consiglio,
che, dannati, venite a le mie grotte?». 48
Le leggi de[ll’] abisso sono infrante a tal punto? o in cielo è mutato [il] recente decreto, per cui, [benchè] dannati, venite alle mie (=affidate a me) pareti rocciose?».
Lo duca mio allor mi diè di piglio,
e con parole e con mani e con cenni
reverenti mi fé le gambe e ‘l ciglio. 5
La mia guida allora mi afferrò e con parole e con gesti e con cenni mi rese riverenti le gambe e lo sguardo (=mi fece inginocchiare e abbassare lo sguardo in segno di reverenza).
Poscia rispuose lui: «Da me non venni:
donna scese del ciel, per li cui prieghi
de la mia compagnia costui sovvenni. 54
Poi [Virgilio] gli rispose: «Non sono venuto di mia iniziativa: è scesa dal cielo [una] donna (=Beatrice), per le cui preghiere soccorsi costui facendogli da giuda.
Ma da ch’è tuo voler che più si spieghi
di nostra condizion com’ell’è vera,
esser non puote il mio che a te si nieghi. 57
Ma poichè è tuo desiderio che si spieghi meglio [la] nostra condizione qual essa è veramente, non può accadere che il mio [volere] si neghi a te (=che io non ti accontenti).
Questi non vide mai l’ultima sera;
ma per la sua follia le fu sì presso,
che molto poco tempo a volger era. 60
Costui non vide mai la sua ultima sera (=non è ancora morto nè fisicamente, nè spiritualmente); ma a causa della sua superbia intellettuale le fu così vicino, che sarebbe passato pochissimo tempo [prima che morisse spiritualmente].
Sì com’io dissi, fui mandato ad esso
per lui campare; e non lì era altra via
che questa per la quale i’ mi son messo. 63
Così come ho detto, sono stato mandato da lui per salvarlo; e non c’era altra via che questa per la quale io mi sono incamminato.
Mostrata ho lui tutta la gente ria;
e ora intendo mostrar quelli spirti
che purgan sé sotto la tua balìa. 66
Gli ho mostrato tutte le anime colpevoli (=i dannati); e ora intendo mostrar[gli] quegli spiriti che si purificano sotto la tua custodia.
Com’io l’ho tratto, saria lungo a dirti;
de l’alto scende virtù che m’aiuta
conducerlo a vederti e a udirti. 69
Sarebbe lungo da dirti come io l’ho condotto [fin qui]; dall’alto scende una potenza che mi aiuta [a] condurlo a vederti e a udirti.
Or ti piaccia gradir la sua venuta:
libertà va cercando, ch’è sì cara,
come sa chi per lei vita rifiuta. 72
Ora accetta di accogliere con benevolenza il suo arrivo: [egli] va cercando [la] libertà, che è così preziosa, come sa chi per lei rinuncia a[lla] vita (=si uccide).
Tu ‘l sai, ché non ti fu per lei amara
in Utica la morte, ove lasciasti
la vesta ch’al gran dì sarà sì chiara. 75
Tu lo sai, perchè, per lei (=per la libertà) la morte non ti fu dolorosa (=accettasti) a Utica, dove lasciasti la veste [corporea] che nel gran giorno (= nel giorno del Giudizio universale) sarà così splendente.
Non son li editti etterni per noi guasti,
ché questi vive, e Minòs me non lega;
ma son del cerchio ove son li occhi casti 78
Le leggi eterne non sono [state] infrante da noi, poichè costui (=Dante) è vivo, e Minosse non mi ha in sua balìa; ma sono del cerchio (=del Limbo) dove stanno gli occhi casti
di Marzia tua, che ‘n vista ancor ti priega,
o santo petto, che per tua la tegni:
per lo suo amore adunque a noi ti piega. 81
de[lla] tua Marzia, la quale nell’aspetto ti prega ancora, o santo cuore, che la consideri come tua (=sempre tua moglie): in nome del suo amore dunque piegati a [esaudire] noi (=accontentaci).
Lasciane andar per li tuoi sette regni;
grazie riporterò di te a lei,
se d’esser mentovato là giù degni». 84
Lasciaci andare attraverso i tuoi sette regni (=le tue sette cornici); riporterò a lei [la mia] gratitudine nei tuoi confronti (=ringrazierò Marzia del tuo assenso) se concedi di essere ricordato laggiù».
«Marzia piacque tanto a li occhi miei
mentre ch’i’ fu’ di là», diss’elli allora,
«che quante grazie volse da me, fei. 87
Egli allora disse: «Marzia piacque tanto ai miei occhi finchè io fui di là (=sulla Terra) che, quanti favori volle da me, [io] feci (=esaudii ogni suo desiderio).
Or che di là dal mal fiume dimora,
più muover non mi può, per quella legge
che fatta fu quando me n’usci’ fora. 90
Ora [però] che dimora [al] di là del fiume malvagio (=dell’Acheronte), non mi può più commuovere, in nome di quella legge che fu fatta quando me ne uscii fuori (=uscii dal Limbo).
Ma se donna del ciel ti muove e regge,
come tu di’, non c’è mestier lusinghe:
bastisi ben che per lei mi richegge. 93
Ma se una donna del cielo ti fa andare e [ti] guida, come tu dici, non c’è bisogno [di] lusinghe: basta soltanto che [tu] me [lo] chieda a nome suo.
Va dunque, e fa che tu costui ricinghe
d’un giunco schietto e che li lavi ‘l viso,
sì ch’ogne sucidume quindi stinghe; 96
Vai dunque, e fai in modo di recingere [i fianchi di] costui con un giunco liscio e di lavar[gli] il viso, così da cancellarne ogni sudiciume (=traccia di peccato);
ché non si converria, l’occhio sorpriso
d’alcuna nebbia, andar dinanzi al primo
ministro, ch’è di quei di paradiso. 99
perchè non converrebbe andare davanti al primo ministro [del Purgatorio], che è di quelli del Paradiso (=un angelo), con l’occhio offuscato da [una] qualche nebbia (=impurità).
Questa isoletta intorno ad imo ad imo,
là giù colà dove la batte l’onda,
porta di giunchi sovra ‘l molle limo; 102
Questa isoletta (=sola nell’Oceano) tutt’ intorno in basso in basso, laggiù là dove l’onda la batte, ospita de[i] giunchi sopra il terreno molle;
null’altra pianta che facesse fronda
o indurasse, vi puote aver vita,
però ch’a le percosse non seconda. 105
nessun’altra pianta che produca fronde o che induri (= nel crescere abbia un tronco rigido) può vivere qui, perchè non cede alle percosse [delle onde].
Poscia non sia di qua vostra reddita;
lo sol vi mosterrà, che surge omai,
prendere il monte a più lieve salita». 108
Poi [il] vostro ritorno non passi di qua; il sole, che ormai sorge, vi mostrerà [dove] affrontare il monte per [una] salita più lieve».
Così sparì; e io sù mi levai
sanza parlare, e tutto mi ritrassi
al duca mio, e li occhi a lui drizzai. 111
Così sparì; e io mi alzai in piedi senza parlare, e mi strinsi tutto alla mia guida, e volsi gli occhi a lei.
El cominciò: «Figliuol, segui i miei passi:
volgianci in dietro, ché di qua dichina
questa pianura a’ suoi termini bassi». 114
Egli cominciò: «Figliuolo, segui i miei passi: volgiamoci indietro, perchè [per] di qua questa pianura scende verso i suoi limiti [più] bassi (=verso la spiaggia)».
L’alba vinceva l’ora mattutina
che fuggia innanzi, sì che di lontano
conobbi il tremolar de la marina. 117
L’alba (=il chiarore dell’alba) vinceva [l’oscurità del]l’ ora mattutina (=l’ultima ora della notte) che [le] fuggiva davanti, così che da lontano riconobbi il tremolio del mare (=il tremolio della luce sul mare).
Noi andavam per lo solingo piano
com’om che torna a la perduta strada,
che ‘nfino ad essa li pare ire in vano. 120
Noi camminavamo attraverso la pianura solitaria come chi torna alla strada perduta, [così] che fino a essa (=finchè non l’ha ritrovata) gli sembra di camminare inutilmente.
Quando noi fummo là ‘ve la rugiada
pugna col sole, per essere in parte
dove, ad orezza, poco si dirada, 123
Quando noi fummo là dove la rugiada lotta con il sole (=resiste ai raggi del sole), perchè si trova in [una] zona dove, sotto lo spirare della brezza marina (per la frescura umida della brezza proveniente dal mare), evapora più lentamente,
ambo le mani in su l’erbetta sparte
soavemente ‘l mio maestro pose:
ond’io, che fui accorto di sua arte, 126
il mio maestro pose delicatamente entrambe le mani aperte sull’erba tenera: per cui io, che compresi il [significato del] suo gesto,
porsi ver’ lui le guance lagrimose:
ivi mi fece tutto discoverto
quel color che l’inferno mi nascose. 129
porsi verso di lui le guance lacrimose (=bagnate di lacrime): qui mi rese nuovamente visibile (=riportò alla luce) quel colore (=il colore naturale della pelle) che l’inferno mi aveva nascosto.
Venimmo poi in sul lito diserto,
che mai non vide navicar sue acque
omo, che di tornar sia poscia esperto. 132
Giungemmo poi sulla spiaggia deserta, che non vide mai navigare [su]lle sue acque qualcuno che poi sia stato capace di tornare.
Quivi mi cinse sì com’altrui piacque:
oh maraviglia! ché qual elli scelse
l’umile pianta, cotal si rinacque 135
Qui [Virgilio] mi cinse [i fianchi] così come altri (=Catone) volle: oh meraviglia! poichè l’umile pianta rinacque [tale] quale egli [l’] aveva scelta 135
subitamente là onde l’avelse. 136
immediatamente là da dove l’aveva strappata. 136
🖥️ Parafrasi affiancata
(ideale per la visualizzazione su pc)
Canto I
Per correr miglior acque alza le vele
omai la navicella del mio ingegno,
che lascia dietro a sé mar sì crudele; 3
e canterò di quel secondo regno
dove l’umano spirito si purga
e di salire al ciel diventa degno. 6
Ma qui la morta poesì resurga,
o sante Muse, poi che vostro sono;
e qui Caliopè alquanto surga, 9
seguitando il mio canto con quel suono
di cui le Piche misere sentiro
lo colpo tal, che disperar perdono. 12
Dolce color d’oriental zaffiro,
che s’accoglieva nel sereno aspetto
del mezzo, puro infino al primo giro, 15
a li occhi miei ricominciò diletto,
tosto ch’io usci’ fuor de l’aura morta
che m’avea contristati li occhi e ‘l petto. 18
Lo bel pianeto che d’amar conforta
faceva tutto rider l’oriente,
velando i Pesci ch’erano in sua scorta. 21
I’ mi volsi a man destra, e puosi mente
a l’altro polo, e vidi quattro stelle
non viste mai fuor ch’a la prima gente. 24
Goder pareva ‘l ciel di lor fiammelle:
oh settentrional vedovo sito,
poi che privato se’ di mirar quelle! 27
Com’io da loro sguardo fui partito,
un poco me volgendo a l ‘altro polo,
là onde il Carro già era sparito, 30
vidi presso di me un veglio solo,
degno di tanta reverenza in vista,
che più non dee a padre alcun figliuolo. 33
Lunga la barba e di pel bianco mista
portava, a’ suoi capelli simigliante,
de’ quai cadeva al petto doppia lista. 36
Li raggi de le quattro luci sante
fregiavan sì la sua faccia di lume,
ch’i’ ’l vedea come ’l sol fosse davante. 39
«Chi siete voi che contro al cieco fiume
fuggita avete la pregione etterna?»,
diss’el, movendo quelle oneste piume. 42
«Chi v’ha guidati, o che vi fu lucerna,
uscendo fuor de la profonda notte
che sempre nera fa la valle inferna? 45
Son le leggi d’abisso così rotte?
o è mutato in ciel novo consiglio,
che, dannati, venite a le mie grotte?». 48
Lo duca mio allor mi diè di piglio,
e con parole e con mani e con cenni
reverenti mi fé le gambe e ‘l ciglio. 51
Poscia rispuose lui: «Da me non venni:
donna scese del ciel, per li cui prieghi
de la mia compagnia costui sovvenni. 54
Ma da ch’è tuo voler che più si spieghi
di nostra condizion com’ell’è vera,
esser non puote il mio che a te si nieghi. 57
Questi non vide mai l’ultima sera;
ma per la sua follia le fu sì presso,
che molto poco tempo a volger era. 60
Sì com’io dissi, fui mandato ad esso
per lui campare; e non lì era altra via
che questa per la quale i’ mi son messo. 63
Mostrata ho lui tutta la gente ria;
e ora intendo mostrar quelli spirti
che purgan sé sotto la tua balìa. 66
Com’io l’ho tratto, saria lungo a dirti;
de l’alto scende virtù che m’aiuta
conducerlo a vederti e a udirti. 69
Or ti piaccia gradir la sua venuta:
libertà va cercando, ch’è sì cara,
come sa chi per lei vita rifiuta. 72
Tu ‘l sai, ché non ti fu per lei amara
in Utica la morte, ove lasciasti
la vesta ch’al gran dì sarà sì chiara. 75
Non son li editti etterni per noi guasti,
ché questi vive, e Minòs me non lega;
ma son del cerchio ove son li occhi casti 78
di Marzia tua, che ‘n vista ancor ti priega,
o santo petto, che per tua la tegni:
per lo suo amore adunque a noi ti piega. 81
Lasciane andar per li tuoi sette regni;
grazie riporterò di te a lei,
se d’esser mentovato là giù degni». 84
«Marzia piacque tanto a li occhi miei
mentre ch’i’ fu’ di là», diss’elli allora,
«che quante grazie volse da me, fei. 87
Or che di là dal mal fiume dimora,
più muover non mi può, per quella legge
che fatta fu quando me n’usci’ fora. 90
Ma se donna del ciel ti muove e regge,
come tu di’, non c’è mestier lusinghe:
bastisi ben che per lei mi richegge. 93
Va dunque, e fa che tu costui ricinghe
d’un giunco schietto e che li lavi ‘l viso,
sì ch’ogne sucidume quindi stinghe; 96
ché non si converria, l’occhio sorpriso
d’alcuna nebbia, andar dinanzi al primo
ministro, ch’è di quei di paradiso. 99
Questa isoletta intorno ad imo ad imo,
là giù colà dove la batte l’onda,
porta di giunchi sovra ‘l molle limo; 102
null’altra pianta che facesse fronda
o indurasse, vi puote aver vita,
però ch’a le percosse non seconda. 105
Poscia non sia di qua vostra reddita;
lo sol vi mosterrà, che surge omai,
prendere il monte a più lieve salita». 108
Così sparì; e io sù mi levai
sanza parlare, e tutto mi ritrassi
al duca mio, e li occhi a lui drizzai. 111
El cominciò: «Figliuol, segui i miei passi:
volgianci in dietro, ché di qua dichina
questa pianura a’ suoi termini bassi». 114
L’alba vinceva l’ora mattutina
che fuggia innanzi, sì che di lontano
conobbi il tremolar de la marina. 117
Noi andavam per lo solingo piano
com’om che torna a la perduta strada,
che ‘nfino ad essa li pare ire in vano. 120
Quando noi fummo là ‘ve la rugiada
pugna col sole, per essere in parte
dove, ad orezza, poco si dirada, 123
ambo le mani in su l’erbetta sparte
soavemente ‘l mio maestro pose:
ond’io, che fui accorto di sua arte, 126
porsi ver’ lui le guance lagrimose:
ivi mi fece tutto discoverto
quel color che l’inferno mi nascose. 129
Venimmo poi in sul lito diserto,
che mai non vide navicar sue acque
omo, che di tornar sia poscia esperto. 132
Quivi mi cinse sì com’altrui piacque:
oh maraviglia! ché qual elli scelse
l’umile pianta, cotal si rinacque 135
subitamente là onde l’avelse. 136
Canto I
Ormai la navicella del mio ingegno, che lascia dietro a sè [un] mare così crudele, alza le vele per solcare acque migliori; 3
e canterò di quel secondo regno (=del Purgatorio) dove lo spirito umano si purifica e diventa degno di salire al cielo (=al Paradiso). 6
Ma a questo punto la poesia dei morti (=che ha parlato dei morti dal punto di vista spirituale) risorga, o sante Muse, poichè sono vostro (=consacrato a voi); e qui Calliope sorga alquanto (=elevi il tono della poesia che mi ispira), 9
accompagnando il mio canto con quel suono di cui le misere Pieridi sentirono un colpo tale che disperarono [del] perdono. 12
Un dolce colore di zaffiro orientale, che si raccoglieva nell’aspetto sereno dell’aria, pura fino all’orizzonte, 15
tornò a dare diletto ai miei occhi, appena io uscii fuori dall’aria di morte che mi aveva rattristato gli occhi e il petto. 18
Il bel pianeta (=Venere) che induce ad amare faceva risplendere tutto l’oriente (=la parte orientale del cielo), velando (=attenuando con la sua luce) [la costellazione de]i Pesci che erano al suo seguito (=con cui si trovava in congiunzione). 21
Io mi voltai a destra, e feci attenzione all’altro polo (=al polo antartico), e vidi quattro stelle [che] non [erano state] viste mai tranne che dai primi uomini (=da Adamo ed Eva). 24
Il cielo pareva godere delle loro luci: oh mondo settentrionale (=emisfero boreale) spoglio, poichè sei privato [della possibilità] di ammirarle! 27
Appena io mi distolsi da[l] guardarle, girandomi un po’ verso l’altro polo (=verso il polo artico), là dove il Carro (=l’Orsa Maggiore) era già sparito (=tramontato), 30
vidi presso di me un vecchio solo, degno nell’aspetto di tanta reverenza, che nessun figlio [ne] deve una maggiore a[l] padre. 33
Portava la barba lunga e brizzolata di peli bianchi, simile ai suoi capelli, dei quali ricadeva sul petto [una] doppia ciocca. 36
I raggi delle quattro luci sante (=delle quattro stelle) ornavano di luce il suo volto a tal punto, che io lo vedevo come se il sole [mi] fosse davanti. 39
Egli, muovendo quella barba veneranda, disse: «Chi siete voi che siete fuggiti dalla prigione eterna in senso contrario al fiume sotterraneo? 42
Chi vi ha guidati, o che [cosa] vi fece luce, per uscire fuori dalla notte profonda che rende sempre buia la voragine infernale? 45
Le leggi de[ll’] abisso sono infrante a tal punto? o in cielo è mutato [il] recente decreto, per cui, [benchè] dannati, venite alle mie (=affidate a me) pareti rocciose?». 48
La mia guida allora mi afferrò e con parole e con gesti e con cenni mi rese riverenti le gambe e lo sguardo (=mi fece inginocchiare e abbassare lo sguardo in segno di reverenza). 51
Poi [Virgilio] gli rispose: «Non sono venuto di mia iniziativa: è scesa dal cielo [una] donna (=Beatrice), per le cui preghiere soccorsi costui facendogli da giuda. 54
Ma poichè è tuo desiderio che si spieghi meglio [la] nostra condizione qual essa è veramente, non può accadere che il mio [volere] si neghi a te (=che io non ti accontenti). 57
Costui non vide mai la sua ultima sera (=non è ancora morto nè fisicamente, nè spiritualmente); ma a causa della sua superbia intellettuale le fu così vicino, che sarebbe passato pochissimo tempo [prima che morisse spiritualmente]. 60
Così come ho detto, sono stato mandato da lui per salvarlo; e non c’era altra via che questa per la quale io mi sono incamminato. 63
Gli ho mostrato tutte le anime colpevoli (=i dannati); e ora intendo mostrar[gli] quegli spiriti che si purificano sotto la tua custodia. 66
Sarebbe lungo da dirti come io l’ho condotto [fin qui]; dall’alto scende una potenza che mi aiuta [a] condurlo a vederti e a udirti. 69
Ora accetta di accogliere con benevolenza il suo arrivo: [egli] va cercando [la] libertà, che è così preziosa, come sa chi per lei rinuncia a[lla] vita (=si uccide). 72
Tu lo sai, perchè, per lei (=per la libertà) la morte non ti fu dolorosa (=accettasti) a Utica, dove lasciasti la veste [corporea] che nel gran giorno (= nel giorno del Giudizio universale) sarà così splendente. 75
Le leggi eterne non sono [state] infrante da noi, poichè costui (=Dante) è vivo, e Minosse non mi ha in sua balìa; ma sono del cerchio (=del Limbo) dove stanno gli occhi casti 78
de[lla] tua Marzia, la quale nell’aspetto ti prega ancora, o santo cuore, che la consideri come tua (=sempre tua moglie): in nome del suo amore dunque piegati a [esaudire] noi (=accontentaci). 81
Lasciaci andare attraverso i tuoi sette regni (=le tue sette cornici); riporterò a lei [la mia] gratitudine nei tuoi confronti (=ringrazierò Marzia del tuo assenso) se concedi di essere ricordato laggiù». 84
Egli allora disse: «Marzia piacque tanto ai miei occhi finchè io fui di là (=sulla Terra) che, quanti favori volle da me, [io] feci (=esaudii ogni suo desiderio). 87
Ora [però] che dimora [al] di là del fiume malvagio (=dell’Acheronte), non mi può più commuovere, in nome di quella legge che fu fatta quando me ne uscii fuori (=uscii dal Limbo). 90
Ma se una donna del cielo ti fa andare e [ti] guida, come tu dici, non c’è bisogno [di] lusinghe: basta soltanto che [tu] me [lo] chieda a nome suo. 93
Vai dunque, e fai in modo di recingere [i fianchi di] costui con un giunco liscio e di lavar[gli] il viso, così da cancellarne ogni sudiciume (=traccia di peccato); 96
perchè non converrebbe andare davanti al primo ministro [del Purgatorio], che è di quelli del Paradiso (=un angelo), con l’occhio offuscato da [una] qualche nebbia (=impurità). 99
Questa isoletta (=sola nell’Oceano) tutt’ intorno in basso in basso, laggiù là dove l’onda la batte, ospita de[i] giunchi sopra il terreno molle; 102
nessun’altra pianta che produca fronde o che induri (= nel crescere abbia un tronco rigido) può vivere qui, perchè non cede alle percosse [delle onde]. 105
Poi [il] vostro ritorno non passi di qua; il sole, che ormai sorge, vi mostrerà [dove] affrontare il monte per [una] salita più lieve». 108
Così sparì; e io mi alzai in piedi senza parlare, e mi strinsi tutto alla mia guida, e volsi gli occhi a lei. 111
Egli cominciò: «Figliuolo, segui i miei passi: volgiamoci indietro, perchè [per] di qua questa pianura scende verso i suoi limiti [più] bassi (=verso la spiaggia)». 114
L’alba (=il chiarore dell’alba) vinceva [l’oscurità del]l’ ora mattutina (=l’ultima ora della notte) che [le] fuggiva davanti, così che da lontano riconobbi il tremolio del mare (=il tremolio della luce sul mare). 117
Noi camminavamo attraverso la pianura solitaria come chi torna alla strada perduta, [così] che fino a essa (=finchè non l’ha ritrovata) gli sembra di camminare inutilmente. 120
Quando noi fummo là dove la rugiada lotta con il sole (=resiste ai raggi del sole), perchè si trova in [una] zona dove, sotto lo spirare della brezza marina (per la frescura umida della brezza proveniente dal mare), evapora più lentamente, 123
il mio maestro pose delicatamente entrambe le mani aperte sull’erba tenera: per cui io, che compresi il [significato del] suo gesto, 126
porsi verso di lui le guance lacrimose (=bagnate di lacrime): qui mi rese nuovamente visibile (=riportò alla luce) quel colore (=il colore naturale della pelle) che l’inferno mi aveva nascosto. 129
Giungemmo poi sulla spiaggia deserta, che non vide mai navigare [su]lle sue acque qualcuno che poi sia stato capace di tornare. 132
Qui [Virgilio] mi cinse [i fianchi] così come altri (=Catone) volle: oh meraviglia! poichè l’umile pianta rinacque [tale] quale egli [l’] aveva scelta 135
immediatamente là da dove l’aveva strappata. 136